BASKET NBA - STAGIONE 2015-16 [FOTO-VIDEO]

La cronaca della stagione - Le partite clou e le finali playoff

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    SPURS SEMPRE TRAVOLGENTI
    Rilancio Indiana con Toronto: Gallinari piega Harden


    I 34 di Griffin e la tripla decisiva di Crawford, consegnano ai Clippers la vittoria sui Pistons dopo un overtime

    Il big match della costa est tra Pacers e Raptors è dominato dalla squadra dell'Indiana che, dopo un disastroso inizio, recupera, sorpassa e rimane in vantaggio per il resto del match. Non bastano i 48' per decidere la partita tra Clippers e Pistons, vinta dai losangelini, trainati dai 34 di Blake Griffin e dalla tripla decisiva di Crawford, dopo un overtime. Notte di grandinate di canestri per San Antonio su Utah, Memphis su Washington e Dallas su Phoenix. I Bulls si aggiudicano il trionfo contro i 76ers, bene anche Miami che passa sul parquet degli Hawks e Portland che doma New Orleans.

    San Antonio Spurs-Utah Jazz 118-81

    La trasferta dei Jazz (10-13) sul campo di San Antonio (21-5) finisce per diventare, tanto più vista la perdurante assenza di Gobert, la mortificazione di quella che aspira ad essere una delle migliori difese Nba. Quando inizia il quarto periodo gli Spurs - che toccano anche il +46 - hanno già segnato 98 punti, chiuderanno con 118, il 56% al tiro totale e il 43% da tre con 25/27 ai liberi. Nella serata da 40% di Utah, il migliore è un Favors da 6/14, non pervenuti giocatori chiave come Hayward (1/5 in 22’), Burks (2/9) e Hood (2/8). Imbattuti in casa (13-0), i texani sono a 21 vittorie in 26 partite.

    San Antonio: Leonard 22 (5/7, 2/3, 6/6 tl), Aldridge e Parker 18, Mills 11, Bonner 10. Rimbalzi: Aldridge 8. Assist: Parker e Green 5.
    Utah: Favors 16 (6/14, 4/6 tl), Neto 12, Burke 10. Rimbalzi: Booker 7. Assist: Ingles 4.


    Indiana Pacers-Toronto Raptors 106-90

    La sfida per i piani alti della Eastern Conference inizia con un magnifico 1° quarto. Ad illuminare sono, inizialmente i Toronto Raptors (16-10): Kyle Lowry e DeMar DeRozan comandano il parziale che porta i Toronto Raptors sul 15-3. Vantaggio che si estende fino al 20-5, con i canadesi che tirano con un infuocato 83% dal campo. Vogel nel time out cerca di svegliare i suoi Indiana Pacers (14-9), e ci riesce. La seconda parte della frazione è tutta di Indiana che scrive un mega break di 22-0 che le regala il vantaggio (mai più abbandonato). La scossa arriva dalla panchina, da Jordan Hill e Rodney Stuckey (10 punti) ma nonostante ciò il 2° periodo si apre sul +2 dei Toronto Raptors. Poi il buio: l'attacco canadese (tra 1° e 2° quarto) è da soli 4 punti in 14'. Indiana sorpassa e, trascinata da 13 punti di Ellis, vola sul +15. 4 dei soli 13 punti della seconda frazione dei Toronto Raptors arrivano appena prima della sirena, permettendo ai Raptors di limitare i danni al -11. Nel 3° quarto le triple di CJ Miles e i punti di J. Hill portano i loro a +18, prima dell'ultimo tentativo dei Toronto Raptors che torna in partita grazie a DeRozan che dall'arco infila -9. Le 3 triple consecutive, 2 di George e 1 ancora di Miles ad inizio del 4° periodo affondano definitivamente gli ospiti e portano il distacco a 21 punti. Un divario troppo grosso per i Raptors.

    Indiana: J. Hill 20 (8/16, 4/5 tl), Miles 17, George 16. Rimbalzi: J. Hill 13. Assist: Allen 4.
    Toronto: DeRozan (5/14, 2/4 da 3, 4/5 tl), Lowry 20 (5/9, 2/4 da 3, 4/4 tl), Ross 10. Rimbalzi: Biyombo 13. Assist: Lowry 4.


    Detroit Pistons-Los Angeles Clippers 103-105 dts

    Detroit: Jackson 34 (7/16, 2/2 da 3, 14/16 tl), Drummond 20, Caldwell-Pope 19. Rimbalzi: Drummond 15. Assist: Jackson 7
    Los Angeles: Griffin 34 (15/30, 4/6 tl), Redick 24; Crawford 14. Rimbalzi: Jordan 14. Assist: Paul 12


    Chicago Bulls-Philadelphia 76ers 115-96

    Chicago: Butler 23 (8/14, 7/7 tl), Mirotic 17, Snell 16. Rimbalzi: Noah 12. Assist: Noah 8
    Philadelphia: Okafor 22 (9/17, 4/4 tl), Covington 15, Wroten 12. Rimbalzi: Okafor 8. Assist: Thompson 4


    Atlanta Hawks-Miami Heat 88-100

    Atlanta: Bazemore 28 (8/11, 3/7 da 3, 3/3 tl), Millsap 18, Horford, Patterson 13. Rimbalzi: Millsap 9. Assist: Schroder 7
    Miami: Bosh 24 (4/12, 4/6 da 3, 4/4 tl), Green 20, Deng 18. Rimbalzi: Whiteside 13. Assist: Dragic 8


    Dallas Mavericks-Phoenix Suns 104-94

    Dallas: Williams 18 (6/10, 2/6), Parsons e Felton 17, Nowitzki 14, Matthews 13, Harris 12. Rimbalzi: Pachulia 12. Assist: Nowitzki e Felton 4.
    Phoenix: Bledsoe 23 (4/9, 3/8, 6/7 tl), Leuer 15, Knight 12, Warren 10. Rimbalzi: Leuer 13. Assist: Bledsoe 7.


    Memphis Grizzlies-Washington Wizards 112-95

    Memphis: Gasol 24 (9/17, 6/6 tl), Barnes 20, Conley 18, Je.Green e Lee 16, Chalmers 12. Rimbalzi: Gasol 12. Assist: Conley 11.
    Washington: Neal 24 (6/10, 3/4, 4/5 tl), Dudley e Sessions 14, Gortat 10. Rimbalzi: Gortat 9. Assist: Wall 9.


    Portland Trail Blazers-New Orleans Pelicans 105-101

    Portland: Lillard 30 (5/9, 3/7, 11/12 tl), Henderson 19, McCollum 16, Plumlee 15, Aminu 10. Rimbalzi: Plumlee 13. Assist: Plumlee e McCollum 6
    New Orleans: Davis 28 (11/17, 0/2, 6/9 tl), Evans e Holiday 19, Anderson 16. Rimbalzi: Evans 12. Assist: Evans 5


    Denver Nuggets-Houston Rockets 114-108

    Denver: GALLINARI 15 (3/5 da due, 1/3 da tre, 6/7 tiri liberi), 5 rimbalzi, 7 assist, 2 recuperi, 2 palle perse in 32’03”. Barton 23 (6/12, 2/6, 5/5 tl), Harris 21, Lauvergne 14. Rimbalzi: Lauvergne 11. Assist: Nelson 7.
    Houston: Harden 24 (4/12, 5/8, 1/3 tl), Motiejunas 19, Ariza 16. Rimbalzi: Howard 8. Assist: Beverley 8.


    Brooklyn Nets-Orlando Magic 82-115

    Brooklyn: BARGNANI 12 (5/8 da due, 2/3 ai liberi), con tre rimbalzi in 20’. Jack 15 (4/6, 1/3). Rimbalzi: Young 11. Assist: Jack 7. Orlando: Vucevic 18 (8/13), Payton 17, Nicholson, Harris 15. Rimbalzi: Harris 9. Assist: Payton, Frye 5
     
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    GIANNIS ANTETOKOUNMPO
    L'ex ambulante che incanta la Nba


    Nato ad Atene da genitori nigeriani, entrati in Grecia da clandestini, ha vissuto un'adolescenza molto tormentata, vendendo orologi e occhiali da sole: ora è uno degli astri nascenti dei Milwaukee Bucks, prima squadra a battere i Golden State Warriors dei record. "Vivevamo con il terrore di essere rispediti in Nigeria. Ora ringrazio il basket e Jason Kidd, che mi fa crescere giorno dopo giorno".

    Sepolia è un quartiere della periferia ateniese. Un posto molto lontano dalle rotte turistiche, una zona di estrema povertà. È lì che la famiglia Adetokunbo decide di vivere la sua seconda vita. Charles ha un passato da calciatore, Veronica da saltatrice in alto. Ad Atene si riciclano da tuttofare e da babysitter: sono arrivati in Grecia come clandestini nel 1991, lasciando la Nigeria, e si trovano a mandare avanti la famiglia tra mille difficoltà. "Vivevamo in due stanze: i fratelli insieme, mamma e papà nell'altra, ancora più piccola", racconta in un'intervista Giannis, che oggi viene pagato per incantare gli appassionati NBA e il cui cognome, nel frattempo, si è "grecizzato": sulla maglia numero 34 dei Milwaukee Bucks c'è scritto Antetokounmpo. "Quando i miei genitori sono arrivati in America, gli ho fatto trovare una limousine in aeroporto. Volevo mostrargli quello che ho vissuto io quando sono arrivato qui, era stata una sorpresa". Ma a Sepolia, dove tutto è iniziato, la vita di Giannis non era certo così semplice.

    UNA VITA DA AMBULANTI - Per aiutare la famiglia, "The Alphabet" - questo il suo primo soprannome NBA, dovuto alla complessità del suo cognome - e il fratello Thanasis vagano per le vie di Atene, vendendo orologi, radio, occhiali da sole e quant'altro. "Se la polizia ci avesse mai fermati, mia madre avrebbe detto di aver dimenticato a casa i documenti. Vivevamo con il terrore di essere rispediti in Nigeria". Con Giannis e Thanasis crescono anche Kostas e Alexis: tutti nati in Grecia, a differenza del fratello maggiore della famiglia (Francis, ora calciatore in Nigeria), tutti mai riconosciuti come cittadini a tutti gli effetti. Vivono da clandestini, è il talento a salvarli. Non certo quello da venditori, sufficiente appena per portare qualche euro in casa. Thanasis, classe 1992, gioca a basket. Arriva a militare nel Filathlitikos, formazione di A2 greca. Con lui c'è anche Giannis, nato due anni più tardi. Diventa la star di famiglia: allo scoccare dei 18 anni firma un quadriennale con Saragozza. Ma in Spagna, di fatto, non andrà mai.


    L'NBA E I DOCUMENTI - Gli scout iniziano ad affollarsi sulle tribune del campo del Filathlitikos, quel ragazzo ha delle potenzialità fisiche e tecniche difficili da trovare. Una "apertura alare" incredibile (223 centimetri), mani enormi e una rapidità impressionante. Paradossalmente, il problema di Giannis in prospettiva NBA è la sua versatilità: sa fare tante cose e la sua struttura fisica (alto ma esile) lo rende un "senza ruolo". Ma è una combinazione irresistibile per tutti quelli che sognano di pescarlo a metà draft. C'è un ostacolo da superare: quello dei documenti. Giannis e i suoi fratelli sono clandestini ed essendo nati in Grecia non possiedono nemmeno la cittadinanza nigeriana. Non esistono. "È difficile vivere per 20 anni senza documenti - confessa Giannis - e mandare avanti una famiglia. I miei genitori, ai miei occhi, sono degli eroi". È il basket, sport nazionale in terra ellenica, ad aprire alla famiglia Adetokunbo le porte della cittadinanza greca. Come detto, il cognome diventa Antetokounmpo: firmano il 9 maggio del 2013.


    DIREZIONE MILWAUKEE - L'altra data da cerchiare in rosso sul calendario è quella del 27 giugno del 2013. Con la 15esima scelta, i Milwaukee Bucks chiamano Giannis Antetokounmpo, raccogliendo le probabili imprecazioni silenziose del commissioner David Stern per la difficoltà del suo cognome: il numero 1 della NBA ne esce tutto sommato bene al momento dell'annuncio, è il primo passo della carriera di quello che ben presto diventerà "The Greek Freak". La prima è una stagione di apprendistato, in cui colleziona comunque quasi 25 minuti di media di utilizzo (6.8 punti, 4.4 rimbalzi, 1.9 assist) e in cui cresce ben 5 centimetri, arrivando a sfiorare i 2 metri e 11. Nell'estate del 2014 anche Thanasis viene scelto in NBA, dai New York Knicks, alla numero 51: la sua carriera scivola lentamente verso la D-League, la Lega di sviluppo, mentre Giannis Antetokounmpo esplode.


    IL FATTORE KIDD - I Bucks si affidano a Jason Kidd come guida tecnica, per ricostruire la franchigia attorno a un nucleo giovanissimo: "Grazie a Dio è arrivato Jason Kidd - ha detto Antetokounmpo in estate -. Mi ha permesso di gestire di più il pallone, facendo crescere la mia autostima". I minuti in campo diventano 31, i punti salgono a 12.7, con 6.7 rimbalzi e 2.6 assist. Milwaukee, nonostante l'infortunio di Jabari Parker, guadagna un posto ai playoff. Giannis risponde anche alla convocazione della Grecia per Eurobasket ma è l'NBA ad attenderlo. "Coach Kidd mi segue passo dopo passo, parliamo durante gli allenamenti, cerca di insegnarmi il gioco per come lo vede da allenatore e come lo leggeva da giocatore. Sto crescendo e cerco di continuare ad imparare: la pallacanestro è piena di sfumature, puoi avere trentacinque anni ed essere ancora in grado di scoprire qualcosa di nuovo. Sto cercando di essere un leader, di migliorare e di aiutare la squadra a vincere. So di essere giovane e cerco di confrontarmi con i veterani".


    UN TUTTOFARE - Pur essendo ormai da diversi anni in NBA, il "problema" iniziale rimane: Antetokounmpo è un jolly che può ricoprire diversi ruoli. "Quest'anno giocherà in ogni ruolo, dal play al pivot", ha annunciato Kidd a inizio anno, come a realizzare una delle "visioni" di Boscia Tanjevic. "Quando mi ha preso da parte per dirmi che voleva che giocassi qualche minuti da playmaker sono rimasto sorpreso - rivela il greco -. Gli ho detto che non pensavo di esserne in grado. Ma lui è stato uno dei play più forti della storia: se coach Kidd vedeva in me un play, io dovevo soltanto mettermi seduto ed ascoltare cosa aveva da dirmi e da spiegarmi. Non è stato facile ma mi ha dato più personalità". Giannis viaggia a 15.9 punti di media, con 6.4 rimbalzi, 2.5 assist, 0.9 palle rubate e 1.2 stoppate a partita. Milwaukee non è un top team (10-15 il record) ma può basarsi sui suoi giovani per scalare la lega e si è già tolta uno sfizio non da poco, fermando la strepitosa cavalcata di Golden State. Curry e compagni si sono inchinati ai Bucks, incassando la prima sconfitta dopo 24 vittorie: Antetokounmpo ha sfruttato il palcoscenico fornito dai Warriors per mettere in mostra la sua pallacanestro totale. Tripla doppia da 11 punti, 10 assist e 12 rimbalzi, non a caso la specialità del suo maestro: Jason Kidd ne ha fatte registrare 107 nei suoi tanti anni di regular season, terzo di tutti i tempi nella speciale classifica (e secondo in quella legata ai playoff con 11). "Siamo un bel gruppo, stiamo bene insieme: non è possibile costruire una franchigia vincente se non c'è feeling tra i giocatori. Noi siamo un gruppo di amici". Ora Giannis è un giocatore di culto, una futura star NBA, un diamante ancora da sgrezzare ma già splendente. Partendo da Sepolia, periferia di Atene e del mondo.
     
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    LEBRON ZITTISCE BOSTON
    Kobe fa felici i Lakers con Milwaukee


    I Bucks passano dallo storico successo contro Golden State al k.o. con i gialloviola

    James e Love trascinano Cleveland alla terza vittoria consecutiva a Boston, nel rematch del 1° turno di playoff dello scorso anno dove l'ala dei Cavs si infortunò alla spalla. Milwaukee passa dalla storica vittoria contro i Warriors al k.o. contro i Lakers: Bryant e il rookie Russell riportano al successo i gialloviola dopo 6 sconfitte. Terza vittoria di fila per Sacramento con Belinelli che infila tre triple nell'ultimo quarto. Gallinari, 15 punti e Denver va.

    Boston Celtics-Cleveland Cavaliers 77-89

    Kevin Love fa da apripista, LeBron James attende il suo momento, si rende protagonista prima di un bel gesto quando riconosce sul Jumbotron e va a salutare il 16enne disabile Aaron Miller (cui regalerà le proprie scarpe), poi nel 3° quarto gira la partita. Nel ritorno a Boston dopo il ruvido 1° turno di playoff dell'anno scorso in cui Love si infortunò alla spalla, i Cavaliers (16-7) battono i Celtics (14-11), centrando la terza vittoria consecutiva e riabilitando così del tutto lo 0-3 di inizio dicembre. Nella sua città natale, David Blatt trova conferme dal punto di vista difensiva (76.5 punti e 35% concesso nelle ultime due) e soprattutto può aspettare con calma Kyrie Irving, ormai quasi pronto, perché la coppia James-Love funziona sempre più. Alla settima vittoria in 8 occasioni in cui entrambi hanno segnato più di 20 punti, Cleveland contro i Celtics ha beneficiato di +37.4 punti ogni 100 possessi nei 29' in cui sono stati in campo assieme. E lo si è visto bene nel 3° quarto, nel momento chiave del match, con Isaiah Thomas a rimettere un'altra volta il +5 Boston (50-45): nel 12-0 Cavs che segue ci sono tripla di Love nata da una situazione di post basso di James, un canestro di James su taglio servito da Love e il punto esclamativo con la schiacciata rovesciata di King James sull'apertura dello stesso Love. Con JR Smith, Williams e Shumpert a raddrizzare le percentuali dall'arco (7/15 da 3 dopo l'1/8 del 1° tempo), Cleveland non si volta più indietro, toccando il +15 forte anche della capacità di sfruttare i mismatch in avvicinamento a canestro: 14-2 i punti in area nel 3° quarto, 44 con il 64.7% quelli di Cleveland alla fine. “Alla fine, quando provi a tornare in partita, a loro basta scegliere l'accoppiamento favorevole e con il talento ti portano dove vogliono” ha detto Stevens.

    Boston: Bradley 17 (2/2, 3/10, 4/4 tl), Crowder 14, Thomas 12. Rimbalzi: Turner 8. Assist: Turner e Thomas 4.
    Cleveland: James 24 (10/17, 0/3, 4/4 tl), Love 20, Williams 10. Rimbalzi: Mozgov 10. Assist: Love 5.

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    Los Angeles Lakers-Milwaukee Bucks 113-95

    Fermare l'incredibile striscia vincente dei Warriors e poi cadere... con i Lakers (4-21), alla loro prima vittoria dopo 6 k.o., la seconda nelle ultime 15 gare. È quel che è successo a Milwaukee (10-16), già di per sé in difficoltà lontano dal Wisconsin, dove non vince da dieci gare dopo il k.o. allo Staples Center, condizionato anche dalle assenze di Greg Monroe e di Greivis Vasquez (operato alla caviglia, tre mesi di stop). Per una sera, allo Staples, sembra di vivere una realtà parallela: i Los Angeles Lakers segnano 113 punti con un season high di 26 assist, mandando per la 1a volta in stagione 7 uomini in doppia cifra, i Bucks interrompono la striscia di 14 avversarie in grado di segnare in tripla cifra contro i gialloviola. Kobe Bryant parte con un airball, ma è ispirato: segna 10 punti nel 1° quarto, poi ne mette altri 11 nel terzo, dove con un gioco da 4 punti stacca i Lakers fino al +18 prima di ispirare, con due assist per Hibbert e Russell il +22, massimo vantaggio mai avuto da LA quest'anno e riposarsi in panchina nell'ultimo quarto con lo Staples a dedicargli il coro "Mvp, Mvp". “Kobe Bryant è sempre Kobe Bryant. Uno dei migliori giocatori di sempre, e se solo gli concedi l'opportunità, ti mette in imbarazzo, ed è ciò che ha fatto” ha detto Jason Kidd dopo aver visto i suoi Bucks gettare lì la spugna, schiacciati dal dominio a rimbalzo dei Lakers, 52-38, con 29 punti da seconde chances, e ricacciati indietro nell'ultimo sussulto, quattro canestri consecutivi a inizio 4° periodo, da tre triple consecutive, la prima di Nick Young e le seguenti due di D'Angelo Russell, 19 punti e 7 assist partendo sempre dalla panchina.

    Los Angeles: Bryant 22 (4/8, 3/7, 5/5 tl), Russell 19, Williams 16. Rimbalzi: Randle 14. Assist: Russell 7.
    Milwaukee: Carter-Williams 19 (9/18, 1/2 tl), Middleton 16, Antetokounmpo 15. Rimbalzi: Plumlee 8. Assist: Carter-Williams e Antetokounmpo 5.


    Minnesota Timberwolves-Denver Nuggets 100-112

    Minnesota: Wiggins 23 (8/16, 1/1), LaVine 20, Towns 18. Rimbalzi: Dieng 9. Assist: Rubio 9.
    Denver: GALLINARI 15 (2/5 da due, 1/2 da tre e 8/11 ai liberi) con tre rimbalzi e cinque assist in 28’. Foye, Faried 19. Rimbalzi: Faried 10. Assist: Barton 5.

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    Sacramento Kings-Houston Rockets 107-97

    Sacramento: Belinelli 9 pt (3/10) in 27’, Cousins 26, Casspi 19. Rimbalzi: Gay 13. Assist: Collison 13.
    Houston: Harden 33, Terry/Beverley 14. Rimbalzi: Capela 9. Assist: Harden 6.

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    BILL KENNEDY
    L'arbitro si dichiara gay dopo gli insulti di Rondo


    Apostrofato dal play di Sacramento, il fischietto alla 18ª stagione esce allo scoperto sui suoi orientamenti sessuali

    “Nessuno deve provare
    a farti vergognare di ciò che sei”
    “Sono orgoglioso di essere un arbitro Nba e sono orgoglioso della mia omosessualità”: così ha parlato a Yahoo Sports Bill Kennedy, coinvolto suo malgrado in uno spiacevole episodio che ha visto per protagonista Rajon Rondo, play dei Sacramento Kings che ha apostrofato il “fischietto” con insulti omofobi durante la partita coi Boston Celtics a Città del Messico. Ora Kennedy ha deciso di uscire allo scoperto: “perché nessuno deve permettersi di farti vergognare di ciò che sei”. Secondo quanto rivelato dall'indagine Nba sull'accaduto, durata una settimana, Rondo dopo essere stato espulso per due falli tecnici consecutivi ha riversato su Kennedy una serie di insulti omofobi, riportati anche dai colleghi del fischietto. Il play di Sacramento è stato punito con una gara di sospensione, che gli costerà 1/82 dei 9,5 milioni di dollari che percepisce quest'anno. Ma per lui la punizione peggiore è arrivata dai commenti degli addetti ai lavori: “Sostengo con tutto il cuore la decisione di Bill di vivere la sua vita orgogliosamente e apertamente - ha detto Adam Silver, commissioner Nba -. Nei suoi 18 anni di carriera, Kennedy si è dimostrato un arbitro eccellente per passione, dedizione e coraggio”. Anche Gregg Popovich, coach dei San Antonio Spurs, ha criticato l’atteggiamento di Rondo: “Billy è una grande persona. Si comporta meravigliosamente dentro e fuori dal campo. E il suo orientamento sessuale non è affare di nessuno". Gli stessi Kings, in un comunicato congiunto del proprietario Vivek Ranadivé e del general manager Vlade Divac, hanno stigmatizzato le parole di Rondo. “Sono state dispregiative e offensive, e il club disapprova totalmente ogni linguaggio discriminatorio basato sulle preferenze sessuali delle persone”. Rondo ha fatto arrivare il suo pentimento via social media, pur non scrivendo mai la parola scusa: "Mi sono fatto prendere dalla foga del momento, quello che ho detto non riflette il mio pensiero sulla comunità omosessuale..."



    L'arbitro Bill Kennedy qui con Anthony Davis

     
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    GOLDEN STATE INARRESTABILE
    Gli Spurs cancellano Washington


    Minnesota bloccata dai Knicks, mentre Pau Gasol, coi suoi Bulls, vince la sfida contro i Grizzlies del fratello Marc

    Al ritorno in campo dopo la prima sconfitta stagionale, e al ritorno a casa dopo sette gare di fila in trasferta, Golden State riparte più forte di prima, travolgendo Phoenix (anche +41 a inizio quarto periodo) sotto la serata del massimo stagionale di 43 punti di Klay Thompson, di cui 27 per alimentare un terzo quarto da 46 punti di squadra, massimo stagionale Nba per un periodo. Minnesota viene bloccata sul parquet del Madison Square Garden dai Knicks, mentre Pau Gasol, coi suoi Bulls, vince la sfida contro i Grizzlies del fratello Marc. Con Portland, sesta vittoria di fila dei Thunder, mentre arriva a 23 consecutive in casa San Antonio contro Washington. Colpo di New Orleans in casa Jazz, Clippers agili su Milwaukee. I Celtics sembrano riuscire a limitare Drummond e i Pistons nel 1° tempo ma crollano sotto i colpi di Jackson e Caldwell-Pope nell'ultimo quarto. L'affinità della coppia George-Ellis è in continua crescita inizia e grazie a loro i Pacers, per la terza volta nelle ultime 4 partite, vincono su Dallas. Bene Orlando e Atlanta che passeggiano, rispettivamente, su Charlotte e Philadelphia. Un ritrovato Brook Lopez trova il canestro con regolarità, ma nei possessi importanti viene fuori il talento di Wade e compagni. Quarta partita consecutiva in doppia cifra per il Mago, che chiude con 10 punti e cinque rimbalzi in 21’ di gioco.

    Golden State Warriors-Phoenix Suns 128-103

    Di nuovo in campo per la prima volta dopo la prima sconfitta stagionale a Milwaukee, e di ritorno a casa propria dopo una trasferta lunga 18 giorni, i Golden State Warriors (25-1) si sono ripresentati dominanti e inevitabili almeno quanto prima, se non di più, a maggior ragione contro la difesa di burro dei Suns (11-16). A inizio ultimo quarto i Golden State Warriors erano avanti 106-65 sulle ali dei 27 punti segnati nel terzo periodo da un Klay Thompson alla prima partita stagionale da almeno 40 punti (43), con 8/13 da tre: è suo il record di punti in un periodo, 37 lo scorso gennaio. Il 46-19 del terzo quarto è il massimo stagionale Nba in un periodo, incastonato nel 79-37 con cui nei quarti centrali i californiani hanno più che doppiato i Phoenix Suns, con in mezzo un break di 58-19 in 14’, dal +4 al +45. Naturalmente non c’è stato solo Thompson, con Draymond Green in tripla doppia (16 punti, 11 rimbalzi, 10 assist) e un Curry ai limiti della perfezione (25 punti con 8/9 da due e due triple). Basterebbe il gap tra il 15/32 da tre dei Warriors e il 22.7% dei Suns (con 20 perse) a spiegare molto, aiuta anche la serata da sei punti con 3/12 e 5 perse in 32’ di Bledsoe, e il fatto che l’unico titolare ospite in doppia cifra sia un Knight da 17 punti ma con 0/4 da tre e tre perse. Unica nota lieta, i 19 punti con 8 rimbalzi di Warren.

    Golden State: Thompson 43 (7/9, 8/13, 5/5 tl), Curry 25, Green 16, Speights e Rush 11. Rimbalzi: Bogut e Green 11. Assist: Green 10.
    Phoenix: Teeltovic 24 (6/8, 3/5, 3/3 tl), Warren 19, Knight 17. Rimbalzi: Warren 8. Assist: Bledsoe 7.

    CLICCA E GUARDA IL VIDEO


    San Antonio Spurs-Washington Wizards 114-95

    La vittoria casalinga numero 23 consecutiva di San Antonio (22-5), nuovo record franchigia, la quattordicesima di fila dlal’inizio di questa stagione, arriva in scioltezza dominando sulla distanza i Wizards (10-14), tenuti a una serata da 41.7% dal campo e surclassati 88-64 negli ultimi tre quarti. Washington era senza Nenè e ancora Beal, ed era partita forte con Wall e Gortat, prima di sciogliersi. Con Duncan a riposo (15 minuti in campo per Marjanovic), San Antonio è partita con West in quintetto e si è appoggiata alla partita da 27 punti, ma anche 4 assist e 4 recuperi, di Kahwi Leonard.

    San Antonio: Leonard 27 (5/8, 4/7, 5/6 tl), Aldridge 14, Diaw e Ginobili 11, Parker 10. Rimbalzi: West 10. Assist: Parker 10.
    Washington: Gortat 20 (9/15, 2/2 tl), Wall 20 (5/15, 1/3, 7/8 tl), Oubre 18, Sessions 10. Rimbalzi: Gortat 10. Assist: Wall 11.


    Detroit Pistons-Boston Celtics 119-116

    Detroit: Caldwell-Pope 31 (7/12, 3/4 da 3, 8/8 tl), Jackson 23, Drummond 16. Rimbalzi: Drummond 12. Assist: Caldwell-Pope, Jackson 3
    Boston: Thomas 38 (9/15, 3/5 da 3, 11/11 tl), Sullinger 17, Zeller 12. Rimbalzi: Sullinger 10. Assist: Thomas 7

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    Indiana Pacers-Dallas Mavericks 107-81

    Indiana: Miles 20 (4/4, 3/9 da 3, 3/5 tl), George, Ellis 19. Rimbalzi: Mahinmi 10. Assist: Stuckey 7
    Dallas: Felton 16 (3/6, 3/6 da 3, 1/2 tl), Nowitzki 13, Villanueva 9. Rimbalzi: Pachulia 14. Assist: Williams 6

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    Orlando Magic-Charlotte Hornets 113-98

    Orlando: Frye 17 (5/7 da 3, 2/2 tl), Fournier 15, Vucevic 14. Rimbalzi: Vucevic 8. Assist: Payton 9
    Charlotte: Lamb 16 (6/8, 1/2 da 3, 1/1 tl), Hairston 14, Walker 12. Rimbalzi: Williams, Kaminsky, Lamb 5. Assist: Walker 9


    New York Knicks-Minnesota Timberwolves 107-102

    New York: Afflalo 29 (6/9, 3/5 da 3, 8/9 tl), Anthony 20, Thomas 14. Rimbalzi: Anthony 15. Assist: Anthony 9
    Minnesota: Towns 25 (9/17, 2/4 da 3, 1/1 tl), Wiggins 23, LaVine 19. Rimbalzi: Dieng, Towns, Rubio 10. Assist: Rubio 12

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    Atlanta Hawks-Philadelphia 76ers 127-106

    Atlanta: Millsap 21 (7/8, 1/1 da 3, 6/7 tl) Teague 18, Horford 17. Rimbalzi: Bazemore 7. Assist: Korver, Schroder 7
    Philadelphia: Canaan 24 (1/4, 6/8 da 3, 4/5 tl), Okafor 19, Wroten 12. Rimbalzi: Okafor, Holmes 7. Assist: Covington, Canaan, McConnell 4


    Chicago Bulls-Memphis Grizzlies 98-85

    Chicago: Butler 24 (9/18, 1/4 da 3, 3/3 tl), Rose 19, McDermott 17. Rimbalzi: Gasol 14. Assist: Rose, Noah 5
    Memphis: Lee 18 (6/9, 2/2 da 3), Jeff Green, JaMychal Green 11, Randolph 10. Rimbalzi: Randolph 11. Assist: Gasol 7


    Oklahoma City Thunder-Portland Trail Blazers 106-90

    Oklahoma City: Durant 24 (7/10, 1/4, 7/9 tl), Waiters 18, Westbrook e Ibaka 13, Kanter 12, Adams 11. Rimbalzi: Kanter 13. Assist: Westbrook 5.
    Portland: McCollum 24 (5/11, 4/7, 2/2 tl), Lillard 20, Plumlee 14. Rimbalzi: Plumlee 10. Assist: McCollum 4.


    Utah Jazz-New Orleans Pelicans 94-104

    Utah: Favors 22 (10/15, 2/2 tl), Hayward 20, Burke 12. Rimbalzi: Favors 7. Assist: Favors e Burke 5.
    New Orleans: Anderson 24 (4/9, 1/1, 13/13 tl), Gordon 19, Davis 17, Holiday 15, Evans 11. Rimbalzi: Davis 13. Assist: Evans 5.


    Los Angeles Clippers-Milwaukee Bucks 103-90

    LA Clippers: Paul 21 (4/8, 3/4, 4/4 tl), Redick 19 (2/5, 3/6, 6/6 tl), Griffin 15, Smith 13. Rimbalzi: Jordan e Griffin 8. Assist: Paul 8.
    Milwaukee: Mayo 17 (4/9, 3/9), Carter-Williams 17 (8/18), Middleton 15, Parker 13, Henson 10. Rimbalzi: Antetokounmpo 11. Assist: Middleton e Mayo 6.


    Brooklyn Nets-Miami Heat 98-104

    Brooklyn: BARGNANI 10 (5/11 da due, 0/1 ai liberi) con cinque rimbalzi in 21’. Lopez 25 (12/16), Jack 22. Rimbalzi: Young 7. Assist: Jack 10.
    Miami: Wade 28 (12/16, 1/1), Whiteside 20, Dragic 16. Rimbalzi: Whiteside 13. Assist: Dragic 5.
     
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    LEBRON JAMES
    piomba sulla spettatrice in tribuna: ricoverata


    Giovedì, il campione di basket, nella partita Nba tra Cleveland Cavaliers e Oklahoma City Thunders è piombato su Ellie Day, moglie della star del golf Jason, che sedeva vicino al campo. LeBron James, 114 kg di peso, 2,03 metri d’altezza, stava tentando di recuperare un pallone sulla linea laterale...

    La donna è stata portata all’ospedale, ma sta bene.

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    KOBE SCHIACCIA, HOUSTON VA
    LeBron James è meglio di Durant. I Cavs stendono i Thunder


    E a Charlotte Lin torna Linsanity

    Nello scontro playoff a Est a Charlotte, Toronto butta via l’occasione di completare la rimonta sugli Hornets, rendendo inutile il gran gesto di DeRozan, che da oltre 10 metri aveva segnato il canestro del successo: decide, dall’altra parte, la miglior partita dell’anno di Jeremy Lin, 62 punti in coppia con Kemba Walker. Tornano alla sconfitta i Lakers, che cedono nel finale coi Rockets dell’ex Howard e di Harden, in una serata da 22 punti per Kobe.

    Los Angeles Lakers-Houston Rockets 87-107

    Per evitare di tornare a casa senza vittorie dopo tre partite in trasferta, nulla di meglio per i Rockets (13-14) di un giro a casa Lakers (4-22), contro cui era arrivato l’ultimo successo (di 29) prima di questo giro lontani da casa: per i gialloviola è la sconfitta numero 18 in 22 partite e il ritorno a un risultato negativo dopo il +18 sui Bucks che è stato evidentemente una parentesi. A 9’ dalla fine i californiani erano ancora non distanti, a -5, poi sono rimasti per cinque minuti senza segnare, più o meno in coincidenza col rientro di Kobe Bryant e Hibbert, e l’11-0 texano ha chiuso di fatto la partita sul 76-92 a 5’ dalla fine. Kobe gioca comunque una partita efficiente, da 22 punti, 8 rimbalzi, 3 assist, con 7/10 da due, 2/6 da tre, peccato che “faccia l’Howard” dalla lunetta con 2/6. Tra i giovani Lakers, il migliore è un Randle da 17 punti con 15 tiri e 10 rimbalzi,un gradino sotto Clarkson (12 punti e 4 assist con 6/14 al tiro e 0/5 da tre), male D’Angelo Russell, che condisce comunque con 7 assist una serataccia da 2 punti con 4 perse e 1/9 al tiro di cui 0/4 da tre. Da oltre l’arco i Lakers chiuderanno con 5/24 ma l’emorragia è sotto canestro, dove Houston prende 23 rimbalzi d’attacco per nascondere il misero 38.6% al tiro: 7 ne prende Capela, che ci mette anche 4 stoppate, e 9 ne prende l’ex Howard, che dalla lunetta chiuderà con 10/18, partecipando ai problemi di falli di Hibbert e soprattutto alla marea di falli conquistati che manda i Rockets 42 volte in lunetta. Su tutti, James Harden, 9/10 ai liberi in una serata da 25 punti, 6 rimbalzi e 6 assist, prima punta dei sei giocatori che gli Houston Rockets mandano in doppia cifra.

    LA Lakers: Bryant 22 (7/10, 2/6, 2/7 tl), Randle 18, Williams 14, Clarkson 12, Nance 11. Rimbalzi: Randle 10. Assist: Russell 7.
    Houston: Harden 25 (5/15, 2/9, 9/10 tl), Jones e Howard 16, Ariza e Beverley 13, Capela 10. Rimbalzi: Howard 15. Assist: Harden 6.

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    Cleveland Cavaliers-Oklahoma City Thunder 104-100

    LeBron James può tirare un doppio sospiro di sollievo a fine partita. Il primo perché quando le triple di Kevin Durant e Russell Westbrook si spengono sul ferro i Cleveland Cavaliers (17-7) grazie alla sua quasi tripla doppia da 33 punti, 11 assist e 9 rimbalzi batte 104-100 Oklahoma City (17-9) e centra la 4ª vittoria consecutiva dopo aver rimontato due volte uno svantaggio in doppia cifra. Il secondo, solo parziale, perché Ellie Day, moglie della star australiana del golf Jason, sembra star bene dopo essersi vista travolgere dai 113 kg del Prescelto nel tentativo di recuperare un pallone sulla linea laterale, pur se il condizionale resta d'obbligo. “Mi ha dato la mano e mi ha detto che era ok” ha detto James, accorso ad accertarsi delle sue condizioni alla prima pausa. Chi mastica amaro sono gli Oklahoma City Thunder, che hanno visto interrompersi la propria striscia vincente di 6 partite nonostante i 75 punti del trio Durant-Westbrook-Ibaka. E hanno potuto toccare con mano quando Cleveland oggi sia più squadra, in grado di ovviare alle assenze di mezzo backcourt, con il rientro di Irving rimandato a sabato, Mo Williams fermo per un problema al pollice e Shumpert out per un problema all'inguine e nel frattempo impeganto a far nascere con le proprie mani la primogenita Junie... I Cavs possono permetterselo perché sanno entrare meglio nelle pieghe della partita, pescando il meglio dai propri gregari, con la circolazione di palla a mettere in ritmo i tiratori (12/29 da 3) e l'aggressività di Thompson (8 dei suoi 11 rimbalzi offensivi nel 2° tempo) e LeBron James a procacciare 50 punti in area, 20 nel solo 3° quarto, forse il momento più difficile. Con i fari puntati su di loro, Kevin Durant e LeBron James non si sono sottratti, scambiandosi subito due triple. KD è stato splendido protagonista di un 1° quarto da 14 punti e una magia alla “Dr. J”, LeBron ha tenuto il meglio per la ripresa, dove il “rivale” si è invece spento progressivamente, chiudendo con 2/8 al tiro. Okc, a +12 nel 2° quarto e poi nuovamente a +11 nel 3° con un super Ibaka (12 punti con 2 triple nel frangente), s'è vista rimontare da una versione a tratti perfetta dei Cavs, capaci di due autentici colpi da knockout: un 18-0 ispirato da Smith e Matthew Dellavedova prima dell'intervallo e di un 21-2 a cavallo tra 3° e 4° periodo, con l'utilissimo Jefferson e un Kevin Love chirurgico nell'aprire l'ultimo quarto con un gioco da 4 punti per il 78 pari seguito dal passaggio baseball per il canestro con fallo di James, prima della tripla, quella del 103-95 a 1:44 dalla fine, fondamentale per tamponare i 7 punti in fila di Westbrook e costringere i Thunder a cercare fortuna, invano, all'ultimo tiro.

    Cleveland: James 33 (10/22, 2/5, 7/8 tl), Thompson 14, Jefferson 13, Love, Smith, Dellavedova 11. Rimbalzi: Thompson 15. Assist: James 11.
    Oklahoma City: Westbrook 27 (9/15, 1/3, 6/6 tl), Durant 25, Ibaka 23. Rimbalzi: Ibaka 9. Assist: Westbrook 10.

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    Charlotte Hornets-Toronto Raptors 109-99 dts

    Charlotte: Lin 35 (11/17, 2/5, 7/9 tl), Walker 27, Hairston 14, Williams 10. Rimbalzi: Williams e Hawes 10. Assist: Walker 7.
    Toronto: DeRozan 31 (12/24, 0/1, 7/8 tl), Lowry 20, Ross 17. Rimbalzi: Biyombo 18. Assist: Lowry 7.

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    IMAN SCHUMPERT
    Una notte da Mvp: aiuta la compagna a partorire


    La guardia di Cleveland, è diventato papà di Junie, ma ha dovuto tagliare il cordone ombelicale con il cavo delle cuffie

    In attesa di tornare a sentirne parlare in campo, nella notte in cui i suoi Cavs lanciano un segnale alla Nba battendo i Thunder, di Iman Shumpert si torna a parlare fuori dal campo. In bagno per la precisione. Per aver aiutato la fidanzata, la cantante Teyana Taylor, a dare alla luce alle prime ore dell’alba (alle 6.42) la figlioletta Junie, all’anagrafe Iman Tayla Shumpert Jr. A rendere pubblico tutto è stata la mamma, con un post su Instagram in cui ha raccontato di non essersi accorta di essere in travaglio finché non ha sentito la testa della bambina, nata con tre settimane di anticipo sulla data indicata proprio da Shumpert, con cui sono ufficialmente fidanzati da novembre. Così Teyana Taylor si è ritrovata a partorire in bagno con Imam come assistente. Utile soprattutto a tagliare il cordone ombelicale, usando il cavo di una cuffia auricolare, prima che riuscisse ad arrivare sul posto il personale medico. Shumpert ha fatto il debutto stagionale una settimana fa a Orlando, poi dopo la seconda partita a Boston si è fermato per un infortunio all’inguine: per questo sarebbe stato comunque fuori ieri coi Thunder e, ora in “permesso familiare”, la sua disponibilità deve ancora essere rivalutata dai Cavs, che non hanno ancora avuto la possibilità di rivederlo. Possibile il rientro domenica contro Philadelphia. “Visti gli eventi recenti, abbiamo lasciato che Imam si occupasse di cose più importanti”, ha detto Blatt nel congratularsi con Shumpert e la fidanzata. “Gli ho detto che in quei momenti io in genere non scrivo messaggi - ha scherzato LeBron, raccontando l’incontro con il compagno neo-papà -. Gli ho dato una stretta di mano professionale e adulta, non quella che tutti voi vedete che ci diamo prima di ogni partita. Una stretta di mano da padre. E mi sono congratulato con lui”.

     
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    HEZONIA STA DIVENTANDO MAGIC
    Da point guard sembra quello di Barcellona


    "In Spagna ho imparato come si entra in gioco quando le cose vanno male"

    Scott Skiles non è un allenatore che regala nulla, neanche alla prima scelta, tanto più alla prima scelta, se pensa che ci sia una lezione da imparare. Soprattutto una lezione difensiva. Se n’è reso conto Mario Hezonja, che alla Summer League - non solo con l’highlight di una schiacciatona che ha fatto il giro del web - ha fatto venire l’acquolina in bocca a quei tifosi di Orlando e appassionati del gioco che non conoscevano già dai tempi del Barcellona o del KK Zagabria questo ventenne di 1.98 a cui non mancano fiducia né personalità. Il suo primo mese e mezzo in Nba è andato come va a tanti rookie: tanta panchina. E una rotazione che si affolla proprio dove non dovrebbe. Ma adesso con uno spiraglio: il ritorno nel ruolo di point guard. Hezonja non era partito male. C’era anche l’idea di farlo partire in quintetto, non è successo, ma l’esordio in Nba era stato da 11 punti con 3/5 da tre in 25’ contro i Washington Wizards. Poi ha avuto una partita da 11 punti (con 11 tiri) in 12’ contro i Philadelphia 76'ers alla settima. Ma nel frattempo è capitato che Skiles lanciasse strali contro la difesa dei suoi. Spesso con il croato Mario Hezonja in campo. E Scott Skiles ci tiene. Così il croato è sparito dal radar. Da allora, fino alla settimana scorsa, ha avuto solo tre partite sopra i 15’ di impiego: “Mi ha aiutato molto la mia esperienza al Barcellona, soprattutto in momenti come questo, su come crescere e adattarmi in una squadra, giocando poco - spiega Hezonja -. Non è bello, certo, ma ho imparato al Barcellona che capita, e ho imparato come provare a entrare in gioco quando le cose non vanno nella maniera sperata...”.


    DIFFICOLTA'

    Non è la voglia di imparare che manca a mARIO Hezonja, quinta scelta assoluta 2015, non la classica matricola visto quello che ha già fatto vedere in Spagna, ma quello che hanno già cominciato a dimostrare i quattro scelti prima di lui (Towns, Russell, Okafor, Porzingis) un po’ di pressione la mette: “E’ importante l’esperienza dei miei compagni, ognuno è passato attraverso momenti difficili. Ma penso che nessuno nella lega abbia fatto una esperienza come la mia al Barcellona, che mi ha insegnato molto”. Anche nell’ultimo dei tre anni che l’ha messo in rampa di lancio in Catalogna, il croato ha giocato 16’ e mezzo di media in Eurolega, 17 partite su 22 sotto i 20’ di impiego. Ma stavolta non ha aiutato, per un talento naturale del tiro come lui, cominciare la stagione col 38% su azione. Finché il -35 di una settimana fa coi Cleveland Cavaliers ha avuto il pregio di rimetterlo in gioco. E da allora ha un 10/15 molto più vicino al suo valore. Per la gestione da bastone e carota di Skiles è tornato il momento di guardare a Hezonja: il massimo in carriera di 12 punti in 21’ (perché è uscito per falli) con 5 tiri totali e 2/3 da tre con 4/4 ai liberi e 3 perse contro LeBron (“Può fare tutto su un campo da basket. Per un momento mentre sei così vicino a lui a marcarlo pensi che non sia così speciale, poi all’improvviso trova sempre un modo per segnare. Per questo è speciale”). Poi 31’ totali nelle due gare successive vinte a Brooklyn e con Charlotte, con 8 punti di media e un 7/10 totale al tiro. Perché coi ruoli di guardia e ala piccola strapieni, con Fournier, Oladipo, Harris e Gordon, e la maggiore consistenza che portano, Skiles ha pensato di provarlo anche per un po’ di minuti da point guard. Per coprire le spalle a Elfrid Payton, che del croato è il miglior amico in squadra, nonché “autista personale” dei primi mesi Nba di Mario senza macchina. Per Hezonja è stato un invito a nozze: “E’ la mia posizione naturale, ci ho sempre giocato in Croazia e un po’ anche al Barcellona. Sono grato al coach per aver avuto questa possibilità, è già da un po’ che ci stavamo lavorando in allenamento. All’inizio è stato un po’ strano tornare a questo ruolo, ma sicuramente ci lavoreremo”. Il croato ha visione, passaggio, approccio aggressivo per fare bene. E il fatto di avere la palla tra le mani rende probabilmente più proficuo il minutaggio relativo che c’è al momento per lui. Soprattutto è stato importante tornare a coinvolgerlo. Presto i Magic potranno aver ancora più bisogno di lui per sistemare l’attacco. A patto che lui dia dall’altra parte del campo i segnali chiesti da coach Scott Skiles. Poi uno dei più intriganti talenti europei degli ultimi anni sarà pronto a esplodere.
     
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    I THUNDER UMILIANO I LAKERS
    Melo avvelena Chicago


    Oklahoma azzera Los Angeles (senza Bryant) arrivando a toccare + 46

    I Rockets e Howard giocano forse la miglior partita della stagione, contro i Clippers. I Bulls forse la peggiore a New York trascinata da Carmelo Anthony, ma con la scusante di aver giocato la sera prima quattro supplementari, che però non impedisce a Butler di esternare il suo malumore. I Thunder travolgono fino al +46 i Lakers senza Bryant, mentre Washington e Memphis cercano il rilancio coi successi contro Charlotte e Indiana...

    Oklahoma City Thunder-Los Angeles Lakers 118-78

    Dopo la prima schiacciata dell’anno, Kobe Bryant resta in borghese per il dolore accusato alla spalla destra operata in estate: al suo posto tocca al rookie Anthony Brown farsi brutalizzare da Kevin Durant, che in 30’ chiude con un’onesta prestazione da 22 punti, 8 rimbalzi e tre triple. I Lakers (4-23) sprofondano anche a -46 a Oklahoma City (18-9), il cui massimo scarto della storia è un +45 e a lungo rischia di batterlo, aggiungendo anche un Westbrook sulle punte da 13 punti e 11 assist in 28’. I Thunder, chiudono col 55% totale e il 47% da tre, i gialloviola si fermano al 35% dal campo con 8/28 da oltre l’arco, e basterebbe questo. I californiani non si godono neanche le loro giovani speranze, perché Russell è sì il miglior assistman (5) e rimbalzista (7) dei suoi ma in una giornata da 12 punti e 1/7 da tre nei 27’ in cui i Los Angeles Lakers sono così sprofondati al -34 di plus/minus.

    Oklahoma City: Durant 22 (4/9, 3/4, 5/7 tl), Kanter 19, Westbrook 13, Ibaka 12, Waiters 11, Adams e Morrow 10. Rimbalzi: Kanter 14. Assist: Westbrook 11
    LA Lakers: Williams 20 (1/5, 4/6, 6/6 tl), Clarkson 20, Young 14, Russell 12. Rimbalzi: Russell e Randle 7. Assist: Russell 5.

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    New York Knicks-Chicago Bulls 107-91

    La quarta vittoria di fila dei Knicks (14-14) è una partita da 11/16 da due di Anthony tirato a lucido come ai bei tempi, con Porzingis che non ha bisogno di spingere oltre i 10 punti e 7 rimbalzi per prevalere sugli stremati Bulls (15-10) da 39% al tiro, reduci dai 4 overtime e 68’ giocati la sera prima con Detroit, arrivati in albergo a New York alle 4 del mattino, senza Gasol rimasto direttamente a Chicago per riposo programmato. Butler sente il bisogno di uscirsene con un “avremmo bisogno di essere allenati più duramente”, che sembra un messaggio ai compagni ma intanto è un siluro a coach Hoiberg. Sotto in doppia cifra nel secondo quarto, i Bulls ci sono rimasti fino al -22 a poco più di un minuto dalla fine, con il 3/10 in 20’ di Rose e dalla panchina l’1/8 di Mirotic e gli zero punti in 10’ di McDermott, mentre Noah ha risposto alla prima partita da titolare col massimo stagionale di 21 punti (e 10 rimbalzi), di fianco al lungo Portis che ha reclamato spazio con una buona prestazione da 20 punti (con 18 tiri) e 11 rimbalzi in soli 23’.

    New York: Anthony 27 (11/16, 1/4, 2/2 tl), Afflalo 18, Thomas 13, Porzingis 10. Rimbalzi: O’Quinn 10. Assist: Calderon 5.
    Chicago: Noah 21 (9/16, 3/4 tl), Portis 20, Butler 12, Brooks 11. Rimbalzi: Portis 11. Assist: Butler 5.

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    Washington Wizards-Charlotte Hornets 109-101

    Washington: Wall 27 (8/16, 2/5, 5/6 tl), Temple 21, Dudley 19, Gortat 18. Rimbalzi: Dudley 9. Assist: Wall 12
    Charlotte: Walker 18 (5/11, 1/7, 5/5 tl), Lin 15, Batum 14, Zeller 11, Hairston 10. Rimbalzi: Williams 9. Assist: Batum 8.

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    Houston Rockets-Los Angeles Clippers 107-97

    Houston: Howard 22 (8/11, 6/16 tl), Harden 18, Ariza 17, Thornton 11, Motiejunas 10. Rimbalzi: Howard 14. Assist: Harden 11 LA Clippers: Griffin 22 (9/13, 4/5 tl), Redick 19, Jordan 16, Paul 12. Rimbalzi: Jordan 11. Assist: Paul 10.

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    Memphis Grizzlies-Indiana Pacers 96-84

    Memphis: Conley 20 (5/13, 1/3, 7/8 tl), Gasol 19, Barnes 15, Chalmers 12, Green 11. Rimbalzi: Gasol 12. Assist: Conley 8. Indiana: George 29 (4/10, 4/12, 9/10 tl), Ellis 13, Stuckey 11, J.Hill 10. Rimbalzi: J.Hill 13. Assist: quattro con 2.

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    IRWING BUON RIENTRO
    Cleveland straccia Philadelphia


    James e Dellavedova stendono i Sixers, alla 28ª sconfitta su 29 partite. Miami piega Portland grazie a 29 punti di Bosh

    Cleveland festeggia massacrando Philadelphia il ritorno di Kyrie Irving, rientrato dopo 6 mesi di infortunio: per lui 12 punti in 23'. Miami grazie a 29 punti di Chris Bosh ha piegato Portland, a cui non sono bastati i 32 di Lillard. I Bucks recuperano uno svantaggio di 15 punti nel 3° quarto per sorpassare, e andare a vincere, sui Phoenix Suns mettendo così fine alla striscia negativa di 12 sconfitte consecutive lontano dal parquet di Milwaukee. Atlanta passa sugli Orlando Magic grazie ad un bollente 4° quarto di Kyle Korver che infila, la tripla decisiva a 43” dalla fine per il definitivo +3.

    Cleveland Cavaliers-Philadelphia 76ers 108-86

    L'osservato speciale, Kyrie Irving, si accontenta di una comparsata. E' la sua prima partita della stagione dopo sei mesi di stop per infortunio, e Cleveland da lui si aspetta solo che sia al massimo della forma ad aprile, quando comincerà la corsa all'anello. No, nel successo sulla derelitta Philadelphia Irving è stato marginale. E' bastata la versione monstre di LeBron James in un secondo quarto di superiorità assoluta, in cui i Cavs hanno cancellato le velleità di upset dei Sixers e costruito la quinta vittoria consecutiva, spiegando alla squadra più perdente della NBA che la strada per risalire è lunghissima, nonostante gli arrivi di Jerry Colangelo e Mike D'Antoni. I Sixers hanno perso 28 partite su 29 di questo disastrato avvio di stagione, l'ennesima annata di una ricostruzione di cui non si vede la fine. Qualche lampo di Okafor e Noel (15 punti e 12 rimbalzi), quelli che dovrebbero essere le fondamenta del ritorno tra le grandi, e poco altro. Cleveland, 18-7, li ha massacrati senza pietà, tenendoli al 31,8% nel primo tempo e gestendo il lungo garbage time che ne è seguito. L'obiettivo vero era concedere minuti a Irving: il più giovane nel roster dei Cavs ha fatto vedere a inizio ripresa qualche sprazzo della sua classe, dopo aver impiegato 5 tiri sbagliati per ritrovare il feeling col canestro. Ha chiuso con 12 punti e 4 assist in 23': come inizio non c'è male. Il primo assaggio di 2015-16 di Irving dura 3'55", tempo di servire un assist e sbagliare i primi 2 tiri. Coach Blatt vuole tenere sotto controllo i suoi minuti, così lo rimpiazza subito con Dellavedova (chiude con 20 punti, a uno dal suo massimo in carriera, e 4/6 da tre). Cleveland si affida ai punti di Mozgov (8) e LeBron (6), ma perde 6 palloni e non trova la misura dalla distanza (0/3) così a fine primo quarto si ritrova sotto 25-21, con Philadelphia portata avanti dai 10 punti della coppia del domani Okafor (6)-Noel (4). Il libero del 26-21 con cui Sampson apre il secondo quarto è il momento più alto dei Sixers. Da lì in poi è un assolo Cavs: 34-13 nel periodo, con la squadra peggiore della lega tenuta a 4/21 dal campo e costretta a 10 palle perse. LeBron è il mattatore assoluto: a 8'58" dal riposo regala a Irving il primo canestro della sua stagione, un comodo layup in contropiede senza nessun avversario attorno. Poi si scatena contro l'impotente difesa dei Sixers, su cui riversa 11 punti e tutta la sua classe. Dellavedova gli dà una mano aggiungendone 10, compresa la tripla del 55-36 a 50" dal riposo. L'inizio ripresa è già garbage time, ma serve a Irving per completare la sua risintonizzazione con la NBA: prima un bel gioco di gambe, poi la tripla del 62-40, poi il contropiede del 69-44 a 8'24" dalla fine. Blatt lo toglie poco dopo, lasciando alle riserve il compito di traghettare Cleveland verso la più facile vittoria della stagione. Irving torna anche per il garbage time finale, che gli serve per mettere minuti (oltre a canestri e assist) nelle gambe. Sotto l'albero i Cavs troveranno Golden State...

    Cleveland: James 23 (10/14 da due, 0/3 da tre, 3/4 tiri liberi), Dellavedova 20, Irving 12. Rimbalzi: Mozgov 8. Assist: Irving 4, James 4, Smith 4, Shumpert 4
    Philadelphia: Noel 15 (5/10, 5/11 tl), Sampson 10, McConnell 10. Rimbalzi: Noel 12. Assist: Marshall 4

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    Miami Heat-Portland Trail Blazers 116-109

    Quanto conta, Miami non sbaglia. Grazie ai punti di Chris Bosh, Gerald Green e Hassan Whiteside nell'ultimo quarto, gli Heat piegano la resistenza di Portland e vincono per la quarta volta nelle ultime 5 partite. L'ex Toronto, che ha superato Tim Hardaway al 7° posto nella classifica dei migliori realizzatori di sempre della franchigia del Sud della Florida, ha avviato la riscossa Miami con 11 punti. Green, che ha perso un dito della mano destra, ne ha messi 8 per la fuga. Whiteside ha aggiunto la difesa (11 rimbalzi e 5 stoppate) e i canestri (10 nell'ultimo periodo) per rimanere al sicuro. Gli Heat hanno rischiato grosso quando Goran Dragic si è fatto cacciare a 1'37" dalla terza sirena, ma hanno saputo trovare con un gran quarto periodo col 60% al tiro le chiavi per piegare Portland. I Blazers (11-18), sconfitti per la terza gara di fila, si sono confermati squadra interessante a cui manca sempre qualcosa per essere credibile. Lillard ha provato a far paura a Miami con 32 punti (nonostante una fastidiosa fascite plantare al piede sinistro), ma ha trovato poco aiuto nella ripresa dal compagno di backcourt McCollum (complice un infortunio alla caviglia destra) e da Aminu, rimasto a secco nella ripresa dopo i 16 punti del primo tempo. Portland domina a rimbalzo nel primo quarto (18-6), fa male da 3 (5 a bersaglio) e con 18 punti della coppia Lillard-McCollum chiude il primo quarto avanti 32-23. Leonard inaugura il secondo periodo con la tripla del +12, ma Miami con la spinta della second unit (Green ci mette 6 punti) aggancia la parità sul 43 a metà quarto. I Blazers però ricominciano a correre, e con le triple di Aminu (9 dei suoi 16 punti nei 5' finali del secondo parziale) chiudono il primo tempo avanti 62-52. Miami cancella lo svantaggio in 4', acciuffando la parità sul 64 con la quinta tripla di Deng e poi mettendo il naso avanti con Wade, che chiude un 17-4 Heat piazzando il canestro del 69-66. Lillard si trasforma nel mostruoso play che viaggia a oltre 24 punti di media, e con 14 punti nel periodo riporta avanti Portland. Miami ricuce ancora, ma si mette nei guai a 1'37" dalla sirena, quando Dragic (8 punti e 8 assist) rimedia la prima espulsione della carriera beccandosi il secondo tecnico in poco più di 3'. Lillard porta i Blazers sull'86-82 alla fine del periodo, ma Bosh si ricorda di essere una superstar e con 9 punti consecutivi lancia Miami sul 91-88 a 9' dalla fine. Lillard risponde prontamente, ma Miami trova i punti di Green quando Bosh va meritatamente a tirare il fiato e scappa sul 103-97 a 4'42" dalla fine. Portland prova a rimontare, ma Miami si chiude, arroccata attorno al muro Whiteside, e tiene al sicuro il risultato grazie ai punti del suo centro.

    Miami: Bosh 29 (8/12 da due, 3/7 da tre, 4/5 tiri liberi), Whiteside 22, Wade 18. Rimbalzi: Whiteside 11. Assist: Dragic 8.
    Portland: Lillard 32 (7/9, 3/9, 9/11 tl), McCollum 20, Aminu 16. Rimbalzi: Leonard 9. Assist: Lillard 9.

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    Toronto Raptors-Sacramento Kings 94-104

    Toronto: DeRozan 28 punti, Patterson 18, Johnson 14. Rimbalzi: Biyombo 13. Assist: Lowry 4.
    Sacramento: BELINELLI 6 pt (2/5) in 26', 2 assist. Gay e Rondo 19 punti. Rimbalzi: Casspi 11. Assist: Rondo 13.

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    Denver Nuggets-New Orleans Pelicans 125-130

    Denver: GALLINARI 18 (2/8 da due, 1/2 da tre, 11/12 ai liberi), 2 rimbalzi, 3 assist; Barton 32 (5/14, 7/11, 1/1 tl), Faried 21, Foye 17, Nelson 15, Jokic 13. Rimbalzi: Faried 13. Assist: Nelson e Barton 6.
    New Orleans: Davis 27 (9/13, 9/9 tl), Evans e Holiday 21, Gordon 20, Anderson 16. Rimbalzi: Evans 8. Assist: Evans 10

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    Phoenix Suns-Milwaukee Bucks 95-101

    Phoenix: Bledsoe (5/9, 1/2 da 3, 5/5 tl), Warren 18 (7/13, 4/4 tl), Tucker 12; rimbalzi: Len, Tucker 7; assist: Knight, Morris 4
    Milwaukee: Middleton 26 (8/11, 2/6 da 3, 4/4 tl), Carter-Williams 20, Monroe 13; rimbalzi: Carter-Williams 9; assist: Middleton 7


    Orlando Magic-Atlanta Hawks 100-103

    Orlando: Vucevic 20 (10/19), Fournier 17, Frye 13; rimbalzi: Vucevic 11, assist: Payton, Oladipo 6
    Atlanta: Korver 19 (6/8 da 3, 1/2 tl), Scott 15, Horford, Teague 14; rimbalzi: Millsap 13, assist: Korver, Horford 5
     
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    DENVER, SENZA GALLO SONO GUAI
    Detroit sorprende Miami


    Assente per la distorsione alla caviglia sinistra di domenica l'azzurro si perde la miglior partita dell’anno di Kobe Bryant (31 punti)

    Assente dopo la distorsione alla caviglia sinistra, Gallinari si perde la miglior partita dell’anno forse di Kobe, che eguaglia il massimo stagionale di 31 punti nel successo a Denver e lo sigilla col canestro della staffa nell’ultimo minuto. In volata Detroit espugna Miami nello scontro diretto a Est coi canestri finali di Caldwell-Pope e approfittando degli errori decisivi di Bosh e Wade nell’ultimo minuto. Toronto rischia qualcosa ma alla fine doma un’opaca Dallas. Memphis approfitta di Philadelphia, che infila il nuovo record negativo di sconfitte dopo trenta partite, per ritrovare un po' di fiducia.

    Denver Nuggets-Los Angeles Lakers 107-111

    Nottata dal sapore antico per Kobe Bryant, in una città che non evoca bei ricordi (il processo che lo ha coinvolto) ma in cui dopo una partita persa con la spalla destra dolorante sfoga gli istinti di sempre, convogliandoli in una serata da 31 punti con 22 tiri, con 9/11 dalla lunetta e anche 5 assist, con il giro e tiro dai metri a 32” dalla fine che chiude i giochi sul 100-107, col massimo in stagione eguagliato per punti segnati. Per i Lakers (5-23) che venivano da 18 sconfitte nelle prime 22 partite di stagione, peggiore squadra a Ovest, è la terza vittoria in trasferta su cinque totali, prima a Ovest, e il secondo successo nelle ultime quattro partite dopo aver battuto una settimana fa i Bucks. Ai Nuggets (11-17) mancano Danilo Gallinari, per la distorsione alla caviglia sinistra che lo ha fatto uscire anzitempo domenica, e ancora il rookie Mudiay (caviglia destra), che salta così il nuovo duello con la matricola pariruolo gialloviola D’Angelo Russell, non tra i migliori dei suoi (6 punti con 2/6 al tiro e 2 perse in 21’). Denver, alla terza sconfitta in quattro gare, hanno il meglio dalla panchina, coi 25 punti e 8 rimbalzi di Barton e i 15 punti con 10 rimbalzi e 5 assist di Jokic al posto dell’evanescente Papanikolaou e del pessimo Lauvergne. Meglio Harris (21). Attorno alla loro 37enne stella, i Lakers hanno buona quantità da Clarkson (19 punti e 8 rimbalzi) e Williams (17 con tre triple) oltre ai lunghi dalla panchina Bass e Randle (8 punti e 10 rimbalzi). E’ attorno a questa quantità che i gialloviola rinascono dal 64-43 di svantaggio a un paio di minuti dal riposo con un terzo quarto da 32-16 per la rimonta con sorpasso, nobilitato da uno strappo di 12-0 a inizio ripresa. Sul rientro dei Nuggets sul 100-103 a 2’38” con Harris, Denver sbaglia quattro tiri di fila (due con Harris, uno con Nelson e uno con Arthur), così due tiri liberi e il canestro in sospensione di Kobe Bryant a 32” dalla fine per il +7 riportano il gusto della vittoria in casa Lakers.

    Denver: Barton 25 (8/15, 2/6, 3/3 tl), Harris 21, Jokic 15, Faried 14. Rimbalzi: Jokic 10. Assist: Nelson 7.
    LA Lakers: Bryant 31 (8/13, 2/9, 9/11 tl), Clarkson 19, Williams 17, Bass 11, Nance 10. Rimbalzi: Randle 10. Assist: Bryant e Williams 5.

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    Miami Heat-Detroit Pistons 92-93

    Sotto gli occhi di Cristiano Ronaldo in tribuna, Miami (16-11) sbaglia per tre volte negli ultimi 30 secondi il tiro della vittoria, due volte con Bosh, tra cui il tentativo tutto solo dai 7 metri sulla sirena, intervallate da un tiro in sospensione sbagliato da Wade a 2 secondi dalla fine. Anche Detroit (17-12) ne sbaglia un paio, con una tripla di Reggie Jackson e lo 0/2 dalla lunetta di Drummond, ma se l’è potuta permettere, avanti 92-93 per un canestro dai 6 metri di Caldwell-Pope a 55 secondi dalla fine, il terzo di fila per la guardia dell’ex Van Gundy, autore degli ultimi 7 punti dei Pistons. Era uno scontro diretto tra due squadre più o meno alla pari in classifica ed entrambe che venivano da quattro vittorie in cinque partite, che Detroit si è giocata nonostante il maggior numero di palle perse (16 a 5) grazie alla miglior serata al tiro da tre: 4/18 Heat a rotazioni ridotte (senza Dragic e Tyler Johnson), 15/29 Pistons con quattro a testa dalla panchina di Blake e Johnson più tre di Tolliver, chiave dei momenti migliori quando c’era lui al posto di Ilyasova. I soliti noti Jackson e Drummond hanno fatto il resto. Attivo per la prima volta per Detroit Brandon Jennings, ma non ancora impiegato.

    Miami: Bosh 20 (7/14, 2/7), Wade 19, Whiteside 16, Udrih 14. Rimbalzi: Whiteside 16. Assist: Udrih 6.
    Detroit: Jackson 18 (6/12, 2/4), Johnson e Caldwell-Pope 14, Blake 12, Drummond 11. Rimbalzi: Drummond 12. Assist: quattro con 3.

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    Philadelphia 76ers-Memphis Grizzlies 90-104

    Philadelphia: Okafor 18 (8/12, 2/3 tl), Thompson 16, Canaan 15. Rimbalzi: Noel e Covington 7. Assist: Wroten 7.
    Memphis: Gasol 19 (7/15, 5/5 tl), Conley 18, Lee 15, Randolph 14, Barnes 12. Rimbalzi: Barnes 10. Assist: Chalmers 7.


    Toronto Raptors-Dallas Mavericks 103-99

    Toronto: DeRozan 28 (8/14, 2/3, 6/8 tl), Lowry 17, Ross 15, Scola 15, Joseph 12. Rimbalzi: Biyombo 20. Assist: Lowry 7.
    Dallas: Nowitzki 20 (4/8, 4/9), Matthews 15, Villanueva 9. Rimbalzi: Nowitzki 7. Assist: Williams 6.

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    CLEVELAND CI HAI PROVATO
    Ma i Warriors non si battono!


    I Warriors piegano i Cavs in una gara fisica, proprio come volevano LeBron e compagni

    I Warriors fanno paura. Altro che Babbo Natale, sono l’orco delle fiabe per bambini per i loro avversari Nba. Per Natale, ma c’è il sole fuori dall’Oracle Arena, vincono la 32ª partita consecutiva casalinga di stagione regolare, la 14ª di questo 2015-16 in cui hanno vinto 28 volte su 29, battendo Cleveland 89-83. nella prima rivincita delle Finals Nonostante i Cavaliers riescano a imporre la partita che volevano: punteggio basso, gioco a meta campo, muscoli e sportellate. Eppure, persino sul terreno altrui, sfruttando la partitona di Green, la miglior uscita stagionale di Livingston, e i guizzi nel finale del solito Curry, pur acciaccato, i Dubs conquistano la W. Senza Barnes, con la loro star non al meglio, senza imporre la loro transizione. I Cavs difendono alla grande, sono al completo anche se Mozgov si è scordato di venire in California, ma con Irving ancora arrugginito non hanno abbastanza attacco per mettere la testa avanti. E LeBron James nel finale spadella dalla lunetta. La partita non è stata bella, i Cavaliers hanno fatto di tutto per evitarlo, non avrebbero avuto chance in una gara “aperta” di attacchi fluidi, ma è stata intensa come poche altre di questa stagione regolare.


    Golden State Warriors-Cleveland Cavaliers 89-83

    La tripla di Stephen Curry vale il primo strappo Dubs, quello del 24-15. A fine 1° quarto è 28-19 per i campioni. Ma i Cleveland Cavaliers indirizzano la partita sul piano fisico, e pareggiano a quota 31 grazie ai liberi di Irving, sempre con i minuti contati, nel senso che post infortunio deve limitarli. Stephen Curry va nello spogliatoio per farsi massaggiare e fasciare il polpaccio destro, dolorante già negli ultimi giorni. Magari più avanti salterà qualche partita. Ma questa proprio no. Rientra saltellante e in volata. Intanto però Kyrie Irving porta avanti i suoi, 39-37, complici le 11 palle perse primo tempo dei californiani. I Cavs sono iperaggressivi, vogliono trasformare la partita in una gara di metà campo, tolgono la transizione avversaria e vanno a rimbalzo offensivo come assatanati, per ridurre i possessi avversari e impedire appunto il contropiede immediato. All’intervallo è 45-42 Warriors grazie ad un super Green da 12 punti e 8 rimbalzi – lui in una gara fisica, anche dura, ci sguazza -, ma questo è esattamente il tipo di partita che vogliono quelli dell’Ohio: basso punteggio e tante sportellate ai talenti “tecnici” del reparto guardie avversario. Le statistiche parlano chiaro: in stagione Golden State non aveva mai segnato meno di 46 punti dopo il primo tempo. Poi sono arrivati in città LeBron James – già con 11 punti - e compagnia…Tra l’altro Bogut ha accusato un problemino alle costole e in una gara cosi, dove Cleveland tira 2/17 da 3 punti dopo 24’ e persino i Warriors sono limitati a un 4/11, il centrone australiano fa un gran comodo ai padroni della Oracle Arena. L’inizio di ripresa è di marca Warriors, che salgono +8 grazie a un paio di canestri in transizione e all'australiano Bogut, ristabilito, che mette il coperchio al suo. I Cavs restano aggrappati alla gara grazie alla grinta dei cagnacci Thompson-Dellavedova, che non vinceranno mai un concorso di stile (come i capelli di Shumpert...), ma permettono agli ospiti di chiudere il 3° quarto in scia, 59-64. I Warriors allungano sfruttando la gran partita di Livingston, 14 punti, mentre l’attacco lascia a piedi Cleveland, con Irving che segna in penetrazione, ma non trova davvero nulla col piazzato dal perimetro, ancora arrugginito. Iguodala s’incolla a LeBron James come un adesivo, ma il Prescelto piazza due schiacciatone di fila per il -6 con 2'30” da giocare. Lebron James sbaglia i liberi del -2. E Stephen Curry segna dall’altra parte. Smith piazza la tripla del -3 con 1’ da giocare. E replica ancora Stephen Curry, magico quando conta di più, e in penetrazione, non col patentato jumper, stavolta. Finisce con Iguodala impegnato in un’esercitazione di tiri liberi. Non li sbaglia. Vince Golden State.

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    SORRISO HEAT ALL'OVERTIME
    Chicago silenzia i Thunder


    Il gioco di squadra dei Bulls, trascinati da Jimmy e Gasol, piega la coppia più bella della Nba

    Miami Heat-New Orleans Pelicans94-88 d.t.s.

    Il Natale targato Nba si apre con un match dai due volti che alla fine Miami riesce a portare a casa. Lo spettacolo latita per buona parte della gara, New Orleans però riesce a ritrovare ritmo in attacco nell’ultimo quarto e dopo essere stata sotto anche di 13 lunghezze nella frazione trascina la gara al supplementare. I padroni di casa nell’overtime giocano decisamente meglio e conquistano il successo. Miami, reduce da due sconfitte casalinghe nelle ultime tre gare, recupera l’acciaccato Goran Dragic e parte con il piglio giusto segnando i primi sette punti del match. New Orleans in attacco sembra avere una sola opzione, la conclusione di Anthony Davis. Il lungo dei Pelicans comunque con la sua produzione tiene in scia i confusionari ospiti. Dall’altra parte i rimbalzi offensivi di un Hassan Whiteside, che nel primo quarto sembra catturare tutto quello che viene sputato dal canestro, regalano secondo opportunità in serie per l’attacco degli Heat. Dwyane Wade tiene a distanza i New Orleans Pelicans, la tripla di Luol Deng nel finale della frazione poi regala a Miami il +12. Whiteside intanto a fine primo quarto ha già qualcosa come 11 rimbalzi a referto. Ancora una volta però la panchina degli Heat, il vero tallone d’Achille di Miami in questo momento, non riesce a regalare una produzione sufficiente a coach Spo. New Orleans così pur faticando parecchio in attacco riesce a restare a galla e piano piano torna sotto. Con il ritorno sul parquet di un Antony Davis decisamente aggressivo le cose migliorano per i Pelicans che nel finale del secondo periodo puniscono e disattenzioni di Miami e si avvicinano, chiudendo così un primo tempo sicuramente poco spettacolare in ritardo di quattro lunghezze. Per come si erano messe le cose un vero lusso per Anthony Davis e compagni. New Orleans torna a fare confusione nel terzo quarto, Miami così con Chris Bosh e Goran Dragic riprende in mano le redini della gara. Gli ospiti per quasi sei minuti non riescono a mettere punti a referto, gli Heat tornano al vantaggio in doppia cifra ma non riescono a chiudere i conti. All’inizio dell’ultimo quarto la squadra della Florida tocca quota +13, il traguardo sembra vicino per gli Heat, considerati i problemi a livello offensivo dei New Orleans Pelicans. Invece si sveglia Ryan Anderson e il copione cambia. New Orleans di colpo prende fiducia in attacco, torna in scia e a 1’45’’ dalla sirena arriva addirittura a condurre, grazie al tap-in di Anderson, per la prima volta nel match. Wade e Green rimettono le cose a posto per i padroni di casa ma la penetrazione di Gordon pareggia i conti. L’ultimo possesso è di New Orleans che non riesce a costruire un tiro migliore di una difficilissima conclusione dal perimetro di Davis che non trova la retina. Si va così al supplementare. Nell’overtime Miami si affida ai suoi veterani Dwyane Wade e Chris Bosh. L’allungo arriva a metà frazione, Bosh poi chiude i conti con il gioco da tre a 40’’ dalla fine che porta così gli Heat a un confortevole +8.

    Miami: Bosh 30 (9/17, 2/8), Wade 19. Rimbalzi: Whiteside 17, Bosh 10. Assist: Dragic 6.
    New Orleans: Davis 29 (12/27, 1/2), Anderson 18, Gordon 16. Rimbalzi: Davis 15. Assist: Evans 7.

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    Oklahoma City Thunders-Chicago Bulls 96-105

    Nemmeno la coppia più bella della NBA può vincere le partite da sola. Kevin Durant e Russell Westbrook imparano la lezione da Chicago, che giocando di squadra sbanca 105-96 Oklahoma City rinascendo dopo tre brutte sconfitte consecutive. I Bulls hanno vinto grazie al loro collettivo, esaltato dal dominio sotto canestro del sontuoso Pau Gasol (21 punti, 13 rimbalzi, 6 assist e 2 stoppate) e dai 23 punti di Jimmy Butler. Ma la squadra di Hoiberg ha mandato quattro quinti del quintetto giocatori in doppia cifra, brillando in difesa con i Thunder tenuti al 38,5% al tiro. Durant e Westbrook, la coppia più bella della NBA, hanno fatto di tutto per evitare di rovinarsi il Natale con una sconfitta: 55 punti in coppia, con 29 di KD (più 9 rimbalzi e 7 assist) e 26 di Russ (più 7 rimbalzi, 8 assist e 6 recuperi). Ma sono stati gli unici dei Thunder (20 vinte e 10 perse in stagione) a farsi notare, con i compagni (a cominciare dal deludente Ibaka, 6 punti con 3/12 al tiro), che non hanno mai trovato il modo di aiutare le due stelle andandosi a schiantare sulla difesa dei Bulls (16-11). Troppo poco per una squadra che aveva vinto 9 delle precedenti 10 partite, e che deve trovare il modo di avere di più dal supporting cast se vuole sperare di colmare il netto gap con Golden State e San Antonio, le regine della Western Conference. Per i Bulls una vittoria rigenerante, ma per uscire dalla crisi (anche di identità) servirà darle immediatamente seguito. Chicago fa la voce grossa in avvio, trascinata sul 11-0 dal trio tutto muscoli e centimetri Gasol-Mirotic-Gibson. Oklahoma City, schiacciata sotto canestro nonostante i 7 rimbalzi di Kanter nel primo periodo, si aggrappa a Durant per non affondare. KD risponde con 12 punti, stravincendo il duello con Butler e riportando i Thunder ad una tripla di distanza prima che suoni la prima sirena. Il buzzer beater però lo firma il Jimmy dei Bulls, un tiro dal "Polo Nord" buono per il 32-26 di fine primo quarto, con Okc tenuta al 32,1% al tiro e 1 solo assist per 9 canestri. Anche nel secondo quarto i Thunder sono solo le due star, e Chicago ne approfitta per allungare ancora, toccando con Rose il 51-37 a 4'58" dalla fine. Se Oklahoma City non affonda è perché Durant e Westbrook giocano come la miglior coppia in circolazione, assolutamente incontenibili per gli avversari. C'è il loro zampino nel 15-3 che resuscita i padroni di casa, sotto solo 54-52 al riposo. Le due stelle di Okc ci arrivano con 31 punti e 12/22 al tiro di coppia; i compagni con 21 punti costruiti tirando 9/31. Chicago riparte forte, trascinata da Rose sul 62-52 meno di 3' dentro la ripresa. E' il prologo a un terzo periodo dominato dai Bulls, che ritrovano i punti di Gasol (8, nel secondo quarto non aveva segnato dopo gli 11 del primo) e costruiscono un 32-16 tenendo Oklahoma City a 5/21 dal campo con 5 palle perse. L'ultimo periodo comincia con i Thunder sotto 86-68: Durant e Westbrook provano a metterci tutto il loro talento, trascinando Oklahoma City a un parziale di 7-2. I Bulls però allungano di nuovo fino al 95-79 firmato Rose a 7'59" dalla fine, ma la coppia più bella della NBA rifiuta di alzare bandiera bianca, e con la collaborazione di Morrow (3 triple nel quarto periodo) e Kanter (6 punti e 6 rimbalzi nel parziale conclusivo), accorcia fino al 99-93 firmato Russell Westbrook con 3'42" da giocare. Chicago però trova da Butler, Gasol e Rose i punti per tenersi così al sicuro.

    Oklahoma City: Durant 29 (10/15 da due, 1/6 da tre, 6/6 tiri liberi), Westbrook 26, Kanter 14. Rimbalzi: Kanter 13. Assist: Westbrook 8.
    Chicago: Butler 23 (8/17, 1/3, 4/4 tl), Gasol 21, Rose 19. Rimbalzi: Gasol 13. Assist: Gasol 6.

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    HARDEN SORPRENDE GLI SPURS
    Los Angeles è dei Clippers


    Solo 12 punti per Kobe Brynat nell'ultima gara di Natale della sua carriera

    L’ultimo Natale in campo di Kobe Bryant finisce solamente con dodici punti segnati nella stracittadina di Los Angeles, vinta e dominata per tre quarti dai Clippers di un Chris Paul tirato a lucido, che escono così da una serie di tre sconfitte di fila ma nel quarto periodo spengono troppo presto il motore. Houston ferma la striscia vincente di sette partite della miglior difesa Nba, tenendo a sua volta i San Antonio Spurs a soli 84 punti segnati.

    Houston Rockets-San Antonio Spurs 88-84

    Houston (16-15) rinasce nella sfida texana della notte di Natale stoppando la serie di sette successi di fila degli Spurs (25-6), tenuti al minimo stagionale di punti segnati. Houston e San Antonio hanno giocato a limitarsi nei quarti centrali per poi giocarsi tutto nel quarto, aperto sulla scia dell’11-0 casalingo fino al +10 Rockets a 10’ dalla fine, e ricucita fino al -1 dal 9-0 ospite. E’ da metà quarto periodo che si decide tutto, in quei sei possessi in cui gli Spurs saltano un paio di giri mentre dall’altra parte Houston li manda tutti a segno: quattro viaggi in lunetta con Harden, Capela, Terry e Howard, ma soprattutto le due triple con cui Harden risponde con gli interessi ai canestri dall’altra parte di Duncan, che segna 10 dei suoi 13 punti in questa finestra di 4’ nell’ultimo periodo. E’ così che gli Houston Rockets maturano il decisivo allungo a +9 da cui i San Antonio Spurs con l’hack-a-Howard tornano al massimo a -5 a 2’ dalla fine e -4 a 1’22”, poi Leonard sbaglia tutti i tiri da qui in fondo: a 38” dalla fine quello del possibile -2, poi dopo aver provato a difendere perdendo però secondi importanti, sbaglia anche le ultime due triple quando ormai mancano solo due secondi alla sirena. Con 7 rimbalzi, 4 assist e 5 recuperi, l’ala è stato comunque il migliore degli Spurs, in serata da 15 perse, 40.9% al tiro, 26.3% da tre, compensato in parte dal lavoro a rimbalzo d’attacco di Leonard e Aldridge (18 punti e 9 rimbalzi), anche se è mancato del tutto Tony Parker (2 punti, 3 perse, 1/8 al tiro). Houston non ha fatto la partita perfetta (43% dal campo, sbagliando tanto dalla lunetta, 17/26, con 17 perse), ma la partita che serviva. Da quando c’è Bickerstaff i Rockets sono 12-7, che non è quanto ci si aspettava in estate, ma è comunque molto meglio del 4-7 con McHale.

    Houston: Harden 20 (5/15, 2/6, 4/5 tl), Jones 14, Terry 12, Howard 11. Rimbalzi: Howard 12. Assist: Harden 9.
    San Antonio: Leonard 20 (6/14, 2/5, 2/2 tl), Aldridge 18, Duncan 13, Diaw 10. Rimbalzi: Duncan 11. Assist: Leonard 4.

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    Los Angeles Lakers-Los Angeles Clippers 84-94

    La sedicesima e ultima partita di Natale della carriera di Kobe Bryant finisce osservando dalla panchina il quarto periodo in cui i giovani e le riserve dei Lakers (5-25) guidate da Huertas in regia costringono i Los Angeles Clippers (17-13) a richiamare in campo i titolari Paul, Redick, Griffin e Jordan dopo aver visto i gialloviola rientrare fino all’82-89 a 4’ dalla fine. Fin lì era stata una passerella per Paul (23 punti, 5 rimbalzi, 6 assist, 3 recuperi) in cui non c’era stata storia, dal +11 della squadra di Rivers dopo 9’, fino al +17 di metà secondo quarto, il +20 di inizio terzo parziale fino al +28 con cui era entrata nell’ultimo periodo, quando il 3/18 al tiro ha offerto il fianco al 27-9 Lakers. Che non ha riaperto veramente la partita ma ha gettato sui Clippers reduci da tre sconfitte di fila (Spurs, Rockets, Thunder) l’ombra di squadra che non riesce a convincere a pieno neanche contro i cugini in disgrazia. I gialloviola finiscono col 41.6% al tiro e anche un 13/25 dalla lunetta da cui non si esime Kobe (1/4), in una giornata comunque da 3/5 da tre e 12 punti finali. Clarkson ha chiuso con 11 punti ma 4 perse, mentre dalla panchina vanno a fiammate Russell (16 punti con 13 tiri, 7 rimbalzi ma solo 1 assist: 7 punti di fila a fine primo quarto, quando Paul vince comunque lo scontro diretto) e Randle (11 punti, 8 rimbalzi e 3 recuperi con 3/11 ma 9 punti in 3’ a inizio quarto periodo). Una giornata non scintillante da 6/17 al tiro e 6 perse non impedisce a Blake Griffin di portare la solita quantità con 12 rimbalzi e 7 assist, mentre Crawford porta 13 punti da una panchina da cui Stephenson e Pierce (alla quarta partita di Natale con quattro maglie diverse) fanno 2/11 in coppia e Josh Smith neanche si alza. I Clippers hanno vinto 12 delle ultime 13 partite giocate contro i Lakers.

    LA Lakers: Russell 16 (5/8, 2/5, 0/2 tl), Bryant 12, Randle e Clarkson 11. Rimbalzi: Randle 8. Assist: Clarkson e Bryant 3.
    LA Clippers: Paul 23 (11/16, 0/3, 1/1 tl), Redick 14, Griffin e Crawford 13. Rimbalzi: Jordan 14. Assist: Griffin 7.

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