BASKET NBA - STAGIONE 2015-16 [FOTO-VIDEO]

La cronaca della stagione - Le partite clou e le finali playoff

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    CHICAGO-CLEVELAND 97-95
    I Bulls piegano i Cavs sotto gli occhi di Obama


    La stoppata di Pau Gasol ferma a 3” dalla fine il possibile pareggio di King James, che chiude comunque con 25 punti

    Basta un possesso per cancellare quattro mesi di attesa. L’Nba è tornata, con una prima partita da ricordare. Vince Chicago, 97-95 su Cleveland, grazie alla brutta copia di Pau Gasol che blocca il tiro del possibile pareggio di LeBron James a 3 secondi dalla fine. Barack Obama, l’ospite d’onore della notte dello United Center, se n’era andato poco prima, soddisfatto dei suoi Bulls in grado di mettere sotto i futuri signori dell’Est per buona parte del match. Con la difesa che, nonostante il restyling più offensivo voluto dal nuovo “sindaco” Fred Hoiberg, tiene gli avversari al 40% dal campo anche grazie alle 6 stoppate di Gasol (non bastano a dimenticare i soli 2 punti e 2 rimbalzi). E il nuovo attacco tutto velocità e contropiede che funziona. Per merito di Nikola Mirotic, 19 punti quasi solo in testa e in coda al match ma tanto talento su cui costruire una stagione da star. Per merito dell’uomo mascherato Derrick Rose e Jimmy Butler, 22 errori su 36 tiri in coppia ma soprattutto 35 punti di cui 14 nel quarto periodo, quando serviva di più.

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    LA PARTITA

    King James incassa la prima sconfitta dell’anno. Ci ha messo 25 punti e 10 rimbalzi, ha passato ogni singolo momento in cui non era in campo a tenere calda la schiena (evidentemente molto più malandata dei comunicati ufficiali) rimanendo sdraiato sul parquet. Non è bastato. Perché Kevin Love ha funzionato solo a sprazzi (8 dei suoi 18 punti nell’ultimo quarto), perché Mo Williams (19 punti e 7 assist) ha provato a travestirsi da Kyrie Irving e per poco non ci è riuscito. Perché dalla panchina l’unico contributo di punti (10) è stato quello del positivo Richard Jefferson, con Tristan Thompson che ha ammassato rimbalzi (12) producendo però pochissimo. Anche se senza quell’ultima stoppata di Gasol, il re della Nba avrebbe giocato un brutto scherzo al presidente Usa. Meglio i Cavs in avvio nonostante gli 11 punti in 7’ di Mirotic, anche se poi l’attacco ospite si inceppa e Chicago arriva alla prima sirena avanti 26-17 dopo un parziale di 20-2. Rose sparacchia (3/12 al riposo), Mirotic si spegne, Chicago trova la grinta di Noah e Gibson e i punti di McDermott (7 nel 2° periodo) dalla panchina; Cleveland nonostante il buon contributo di Williams continua a non trovare il canestro e chiude il primo tempo col 32% dal campo, sotto 46-40. Chicago piazza una spalla importante con i colpi del Rose in maschera (forgiata dallo stesso specialista del Michigan che preparò quella per Rip Hamilton) e vola sul 61-48 a 8’ dalla terza sirena, ma i Cavs con LeBron a rifiatare chiudono il periodo con un 8-0 e poi pareggiano sul 71 in avvio di quarto parziale con Williams. James a 5’32” firma il sorpasso sul 83-82, ma Butler (9 punti nell’ultimo quarto) e Mirotic riportano avanti i Bulls. Obama se ne va a 1’38” dalla fine convinto di aver visto tutto, ma LeBron non ha ancora voglia di arrendersi. A 10” dalla fine, sotto 97-95, prova la penetrazione per andare a pareggiare, ma sulla sua strada trova il muro di Gasol. La prima è dei Chicago Bulls.

    Bentornata Nba!

    Chicago: Mirotic 19 (3/7 da due, 3/4 da tre, 4/4 tiri liberi), Rose 18, Butler 17. Rimbalzi: Gibson 10. Assist: Rose 5.
    Cleveland: James 25 (11/17, 1/5, 0/3 tl), Williams 19, Love 18. Rimbalzi: Thompson 12. Assist: Williams 7.
     
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    GOLDEN STATE-NEW ORLEANS 111-95
    Stephen Curry è un alieno: 40 punti!


    Prestazione super per l'mvp, che trascina i campioni alla vittoria sui Pelicans con 24 punti nel solo primo quarto

    L’oracolo della Oracle Arena ha un nome e un cognome da mvp e annuncia guai per tutti gli sfidanti: Steph Curry fa paura. Vince, stravince, il duello tra stelle con Anthony Davis, e i suoi Golden State Warrios vincono, stravincono, contro New Orleans l’opening night da campioni NBA. Ad Oakland finisce 111-95. Quello piccolino ne mette 24 a referto nel solo 1° quarto, 40 dopo 3 parziali, i punti con cui lascerà il parquet con 1’40” da giocare, salutato dall’ovazione del suo pubblico. “Avevo paura a tenerlo fuori, che i Pelicans potessero rientrare” spiega onesto Luke Walton, sostituto di serata di coach Kerr, che ha parlato prepartita ai media e all’intervallo in spogliatoio alla squadra, ma che ha ancora dolori improvvisi dopo l’operazione alla schiena e non ha potuto allenare i suoi ragazzi. Steph posa l’anello di campione che il commissioner Silver gli consegna pregara – è il Guerriero che parla al pubblico durante la premiazione, la faccia della franchigia – e poi tira fuori una prestazione di quelle che in America definiscono “statement game”. Dice con i fatti che chi vuole sfilarglielo di mano, quel prezioso, dovrà fare i conti con lui. Che punta a una copia con una sola variante: l’anno, il 2016. Poi cita Walton e Kerr a fine gara, la “chimica” di squadra. Eppure quel tiro micidiale e immediato sembra un potere da super eroe televisivo.

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    LA PARTITA

    Quintetto classico dei Dubs, con Bogut in versione "Uomo Mascherato", dopo essersi rotto il naso in preseason. Pelicans senza Asik, Evans e Holiday, tre titolari infortunati. Partono in quintetto Robinson, disoccupato sino all’altro giorno, e Perkins, che segna in faccia a chi lo da per finito un clamoroso 4/4 iniziale. Il primo canestro della stagione Warriors porta la firma di Green: una tripla. La fotografia dello small ball che ha fatto grande la squadra di Kerr. Curry comincia a segnare e…non si ferma più. 17 punti nei primi 7’. Che diventano 24 punti a fine primo quarto. Mentre lui diventa il solo giocatore negli ultimi 20 anni con almeno 20 punti nel 1° quarto di un opener NBA. Comunque i Pelicans restano in scia: 39-35 a fine 1° quarto. E addirittura 44-43 per quelli della Big Easy, complice il riposino di Stephen Curry accanto a Walton. Solo una disattenzione, comunque. A fine quarto Golden State riallunga, a meta gara è 59-49. L’attacco dei californiani è incontenibile. Il play dagli occhi di ghiaccio è a quota 29 punti in 20’ di utilizzo. Subito 8-0 per quelli della Baia in apertura di secondo tempo e sul +18 lo speaker, alla faccia della scaramanzia, annuncia già al pubblico la prossima gara in casa: il 2 novembre contro Memphis. Stephen Curry, mingherlino mingherlino, stende il lungagnone Cunningham quando i due si scontrano nel pitturato di New Orleans. Ma non dovrebbe essere il contrario? Andrew Bogut, Oscar alla sfortuna, riesce a farsi male in faccia pur con la maschera, esce sanguinante dopo aver subito una capocciata. Non rientrerà. Davis spadella, irriconoscibile. A un certo punto è 1/14 al tiro. Stride il paragone con Stephen Curry: la tripla per i 40 punti vale un’esultanza speciale. Ezeli sostituisce bene Bogut, i Warriors esondano. Il popolo della Baia sfolla felice. Ha mille motivi: la consegna degli anelli, con Jerry West (consulente di lusso) e Rick Barry (eroe dei penultimi Warriors campioni) acclamati quanto gli ultimi eroi. E poi Bill Walton che viene a onorare la giornata di gloria del figlio Luke. Ma in mezzo a tanti grandi nomi, spicca enorme quello del piccolo grande uomo, dalla piccola Davidson: Stephen Curry. L’oracolo dell’Arena ha parlato, anzi tirato. Nella Baia si prevedono altri successi.

    Golden State: Curry 40, Ezeli 13 Bogut 12. Rimbalzi: Barnes 9. Assist: Curry 7.
    New Orleans: Davis 18, Smith 17, Gordon 14. Rimbalzi: Davis 6. Assist: Smith 9.
     
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    GALLINARI SCHIANTA HARDEN
    Bargnani e Belinelli sconfitti


    Gallo unico vincente nella notte degli italiani: 23 punti a Houston

    Cominciano bene, almeno dal punto di vista personale, i tre italiani nella Nba 2015-16. Il più produttivo è Gallinari, 23 punti per aiutare Denver a sbancare inaspettatamente Houston. Bargnani ci mette 17 punti dalla panchina di Brooklyn, ma i Nets si arrendono a Chicago. Parte con una sconfitta anche Belinelli, 9 punti con i suoi Kings nella sconfitta contro i Clippers. Ma Beli è stato tra i protagonisti dell’ultimo quarto con rimonta quasi riuscita.

    Houston Rockets-Denver Nuggets 85-105

    Trascinata da 23 punti dell’ottimo Danilo Gallinari e da una bella prestazione di squadra, Denver domina a casa Rockets e torna nella Mile High City con una convincente vittoria. Il Gallo chiude come miglior realizzatore dei suoi, con 3 triple da altrettante schiacciate da consegnare alla Top10. Ma si è dato da fare anche in difesa, con 3 stoppate e una presenza costante che hanno contribuito a tenere i Rockets al 34,5% dal campo, il pericolo pubblico numero 1 James Harden a 22 punti con 6/21 al tiro e Trevor Ariza, quello che più spesso capitava dalle parti dell’azzurro, a 6 punti e 2/10 al tiro. Ma Gallinari è stato un ingranaggio dell’impressionante macchina Nuggets: 6 giocatori in doppia cifra, il 50,6% al tiro comprese 13 triple, con il debuttante Mudiay ottimo direttore d’orchestra (9 assist) nonostante sia responsabile di 11 delle 21 palle perse di Denver, unica nota stonata della splendida serata della banda di Malone. Il ritmo alto dei Nuggets e le invenzioni del rookie fanno male da subito, col 12-1 iniziale (Mudiay mette il passaggio per i primi due canestri) che diventa 25-13 a 3’08” dalla prima sirena. Houston (senza lo squalificato Dwight Howard) però risale, nel secondo quarto trova 9 punti di Harden per rimanere agganciata (53-49 al riposo), ma si allontana definitivamente nel terzo quarto, quando Denver tiene i texani a 5/20 al tiro per appena 14 punti e chiudendo con un 11-2 aperto da una devastante schiacciata di Danilo Gallinari a 2’46” dalla sirena dilata il vantaggio fino al 76-63 di fine periodo. I Rockets hanno finito la benzina, mentre i Denver Nuggets non smettono di far male e si godono la prima impresa stagionale.

    Houston: Harden 22 (4/9, 2/12, 8/9 tl), Jones 15, Lawson 12. Rimbalzi: Beverley 8. Assist: Harden 6, Lawson 6.
    Denver: GALLINARI 23 (4/10, 3/5, 6/6 tl), 8 rimbalzi, 3 assist, 1 recupero e 3 stoppate in 35’36”. Faried 18, Mudiay 17. Rimbalzi: Faried 9. Assist: Mudiay 9.


    Brooklyn Nets-Chicago Bulls 100-115

    Luci e ombre (soprattutto ombre) per la prima dei Nets. Brooklyn fa troppa fatica a livello difensivo e si fa superare dai Bulls 115-100. I Nets riescono perlomeno a rimettere in piedi una sfida che sembrava compromessa e a giocarsela in pratica fino alla fine. Buono l’impatto di un Andrea Bargnani il quale dopo aver saltato l’intera preseason per un problema muscolare produce una prestazione decisamente incoraggiante e chiude con 17 punti e 7 rimbalzi in 22’ di gioco. L’inizio è da brividi. I Bulls segnano i primi sette punti del match e sembrano in grado di giocare al gatto con il topo. Difensivamente Brooklyn fa una fatica pazzesca, piano piano però in attacco le cose migliorano. L’ingresso di Bogdanovic e di Bargnani aiuta. L’azzurro fallisce le sue prime due conclusioni dal campo poi va a segno da sotto su splendida imbeccata di Brook Lopez e trova il canestro dalla media distanza. Dall’altra parte però Chicago continua a segnare senza fare grande fatica. Jimmy Butler a tratti è immarcabile e i Bulls trovano anche alcuni canestri da cinema griffati da Brooks. Gli ospiti scappano al +16 ma con l’energia di Hollis-Jefferson e la caparbietà di Thaddeus Young la compagine newyorchese riesce a restare in partita. Si mette finalmente a segnare anche Brook Lopez, il quale si ostina a cercare la conclusione dal perimetro. Il centro dei Nets comunque cambia marcia, firma 10 punti negli ultimi 4’30’’ dal primo tempo e riporta i padroni di casa in partita. I problemi in difesa restano e Pau Gasol non si fa pregare a punire i Nets, ma l’attacco è molto più fluido e la gara diventa divertente con Brooklyn che se la gioca, andando al riposo sotto di sole tre lunghezze, 58-55. Dopo averla ripresa nel secondo quarto, la compagine newyorkese rimette la gara nelle mani dei Bulls con un disastroso inizio di terzo quarto. Chicago ringrazia e con i canestri di Rose e Mirotic scappa via, piazzando un parziale da ko di 24-7 e arrivando al +19. I Nets hanno il merito di non arrendersi e proprio Bargnani prova a suonare la carica. L’azzurro diventa aggressivo in attacco e fa il suo anche in difesa, i Nets così provano a tornare nel match. Il Mago trova un bel gioco da tre e va a segno dalla media distanza, arrivano anche i punti di Lopez e Chicago deve così sudarsela fino alla fine. Uno stremato Andrea Bargnani torna in panchina a 4’18’’ dalla fine, Brooklyn spaventa i Bulls arrivando al -6 a 3’41’’ dalla sirena. Una magia di Rose e la tripla di Mirotic riportano gli ospiti al vantaggio in doppia cifra.

    Brooklyn: BARGNANI 17 (6/12 da due, 0/1 da tre e 5/5 ai liberi) con sette rimbalzi, un recupero e una stoppata in 22’. Lopez 26 (10/17). Rimbalzi: Johnson 10. Assist: Larkin 8.
    Chicago: Butler 24 (6/8, 3/3), Mirotic 18, Gasol 16. Rimbalzi: Gasol, Mirotic 9. Assist: Butler 6.


    Sacramento Kings-Los Angeles Clippers 104-111

    Un partitone. I Kings trasformano l’opening night in una splendida partita, persa di misura, 111-104, contro i Los Angeles Clippers, una delle legittime candidate al titolo. Belinelli gioca 32’, segna 9 punti e serve 7 assist, ed è sul parquet nel finale punto a punto, quando un paio di erroracci di Cousins e l’esperienza di Pierce a Paul decidono la partita. Sacramento avrà l’occasione di rifarsi venerdì sera contro l’altra squadra di LA, i Lakers: in città è in arrivo Kobe. La Sleep Train Arena fa un figurone per la prima stagionale. I tifosi vengono dotati di braccialetti colorati fosforescenti che garantiscono una super coreografia durante l’inno nazionale e la presentazione dei quintetti. Gay, con la moglie che ha appena partorito il suo secondo figlio, è in dubbio sino a un’ora dalla palla a due, ma poi è regolarmente in quintetto. Clips con Stephenson titolare, Pierce parte dalla panchina. Cousins parla al pubblico prepartita: “Pronti per un anno speciale”. Di sicuro è una partita speciale: l’ultima opening night alla Sleep Train Arena, dove i Kings giocano dal 1988. La prossima arena, in centro città, sarà pronta per la stagione 2016-17. Intanto stasera alla partita c’è persino l’attore Jamie Fox, seduto vicino al proprietario indiano di Sacto, Ranadive. Subito 15-4 Clips di partenza, con Griffin che si mangia vivo il povero Koufos. Belinelli dentro con 3’35 da giocare nel 1° quarto, coi Kings sotto di 11. Mette subito a segno una tripla. Il primo tempo è dominato dall’atletismo di Griffin, già con 20 punti all’intervallo: 56-46 per gli ospiti. 15 punti, ma 5 palle perse per Boogie, genio e sregolatezza nelle scelte e negli atteggiamenti. I Kings "rientrano" a meta ripresa. Marco "green light" Belinelli, come twittano i colleghi locali, ha il semaforo verde di Karl per improvvisare. La sua serata di tiro è modesta, ma con Collison e Casspi è l’anima della rimonta Kings e con una tripla e l’assist per Collison firma il break che porta i suoi a contatto. Dagli spalti parte forte il "Beat LA". Il sorpasso è firmato da Gay con 6’45 da giocare. In tribuna si alzano tutti in piedi e non si siederanno sino alla fine. Quando conta di più fanno la differenza una palla persa banale di Cousins, che non legge un raddoppio dopo aver forzato e sbagliato un tiro, e i canestri decisivi di Paul e del solito Pierce. Manca il lieto fine, ma i Kings dimostrano di avere il talento per essere da corsa anche nel selvaggio West.

    Sacramento: Cousins 32 punti, Gay 16, Collison 13. Rimbalzi: Cousins 13. Assist: Belinelli 7.
    Los Angeles: Griffin 33, Paul 18, Redick 15. Rimbalzi: Jordan 12. Assist: Paul 11.
     
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    RUBIO FA PIANGERE KOBE
    Cleveland, +30 per dimenticare


    I Cavs cancellano contro Memphis il k.o. di Chicago, Westbrook trascina Oklahoma City al successo sugli Spurs


    Con 33 punti di Westbrook e un finale spietato, Oklahoma City manda il primo messaggio alla lega e soprattutto agli Spurs, battuti nel clou della notte tra due delle favorite a Ovest. Ma è forte anche il messaggio del +30 di Cleveland in casa di Memphis, 24 ore dopo la sconfitta d’esordio a Chicago. Minnesota onora la memoria di Saunders con il massimo in carriera (28 e 14 assist) di Rubio per il successo al fotofinish in casa dei Lakers, con Towns che vince la sfida tra rookie con Russell. Al di là dei 16 punti di Porzingis nel sorprendente +25 Knicks a Milwaukee, la migliore matricola della notte è Jahlil Okafor, 26 punti e 7 rimbalzi, come solo i grandissimi sono stati capaci di fare al debutto in Nba, anche se non è bastato per essere competitivi a Boston. Wall regala il successo in volata ai Wizards a Orlando, partono col piede giusto Miami, Toronto e Dallas. I due estremi sono Detroit, due vittorie su due, e New Orleans, due sconfitte su due. Il migliore della notte è CJ McCollum di Portland, 37 punti e massimo in carriera


    Orlando Magic-Washington Wizards 87-88

    Orlando: Oladipo 17 (6/12, 1/8, 2/2 tl), Harris 15, Gordon 12. Rimbalzi: Oladipo 11. Assist: Payton 8.
    Washington: Beal 24 (7/11, 2/8, 4/7 tl), Wall 22, Humpries 11. Rimbalzi: Gortat e Porter 8. Assist: Wall 6.

    Boston Celtics-Philadelphia 76ers 112-95

    Boston: Thomas 27 (9/13, 1/6, 6/7 tl), Johnson 15, Crowder 14. Rimbalzi: Sullinger e Johnson 7. Assist: Thomas 7.
    Philadelphia: Okafor 26 (10/16, 6/6 tl), Canaan 18, Noel 14. Rimbalzi: Noel 12. Assist: McConnell 4.

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    Detroit Pistons-Utah Jazz 92-87

    Detroit: Jackson 19 (6/11, 1/3, 4/7 tl), Drummond 18, Caldwell-Pope 16. Rimbalzi: Drummond 10. Assist: Blake 7.
    Utah: Favors 26 (10/15, 6/8 tl), Burks 18, Hayward 13. Rimbalzi: Gobert 12. Assist: Hood 6.

    Miami Heat-Charlotte Hornets 104-94

    Miami: Bosh 21 (3/8, 2/5, 9/10 tl), Wade 20, Green 19. Rimbalzi: Bosh 10. Assist: Dragic 6.
    Charlotte: Walker 19 (4/12, 1/4, 8/9 tl), Jefferson e Lin 17, Williams 10. Rimbalzi: Zeller 12. Assist: Walker 4.

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    Toronto Raptors-Indiana Pacers 106-99

    Toronto: DeRozan 25 (6/15, 1/2, 10/16 tl), Lowry 23, Valanciunas 21. Rimbalzi: Valanciunas 15. Assist: DeRozan e Lowry 6.
    Indiana: Hill 19 (1/3, 5/7, 2/3tl), Miles 18, George 17. Rimbalzi: George 12. Assist: George 8.

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    Memphis Grizzlies-Cleveland Cavaliers 76-106

    Memphis: Gasol 12 (6/12), Randolph 12 (5/11, 0/1, 2/4 tl), Green, Conley e Wright 8. Rimbalzi: Randolph 8. Assist: Conley 6.
    Cleveland: Love 17 (5/7, 2/7, 1/1 tl), Jefferson 14, James, Dellavedova e Cunningham 12. Rimbalzi: Love 13. Assist: Smith 7.

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    Milwaukee Bucks-New York Knicks 97-122

    Milwaukee: Monroe 22 (7/17, 8/10 tl), Carter-Williams 20, Vasquez 15, Middleton 11, Vaughn 10. Rimbalzi: Monroe 14. Assist: Vasquez 5.
    New York: Williams 24 (7/14, 1/3, 7/9 tl), Porzingis e Galloway 16, Thomas 13, Anthony e Vujacic 11, Grant 10. Rimbalzi: O’Quinn 11. Assist: Grant e Anthony 5.


    Oklahoma City Thunder-San Antonio Spurs 112-106

    Oklahoma City: Westbrook 33 (9/17, 3/6, 6/7 tl), Durant 22, Kanter 15, Ibaka 10. Rimbalzi: Kanter 16. Assist: Westbrook 10.
    San Antonio: Leonard 32 (12/19, 1/3, 5/5 tl), Aldridge e Ginobili 11, Parker 10. Rimbalzi: Leonard e Green 8. Assist: Diaw 6.

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    Phoenix Suns-Dallas Mavericks 95-111

    Phoenix: Knight 15 (5/9, 1/4, 2/2 tl), Leuer e Booker 14, Bledsoe 13. Rimbalzi: Leuer 7. Assist: Bledsoe 4.
    Dallas: Felton 18 (5/11, 2/3, 2/2 tl), Williams e Powell 12, Nowitzki 11, Pachilia, VIllanueva, Barea e Harris 10. Rimbalzi: Pachulia 10. Assist: Williams 7.


    Portland Blazers-New Orleans Pelicans 112-94

    Portland: McCollum 37 (8/13, 6/9, 3/3 tl), Lillard 21, Leonard e Davis 12. Rimbalzi: Davis 11, Assist: Lillard 11.
    New Orleans:Davis 25 (7/12, 3/5, 2/4 tl), Anderson 21, Gordon 20, Holiday 12. Rimbalzi: Davis 10. Assist: Smith 8.


    Los Angeles Lakers-Minnesota Timberwolves 111-112

    LA Lakers: Bryant 24 (5/11, 3/13, 5/5 tl), Williams 21, Randle 15, Clarkson e Young 14, Hibbert 12. Rimbalzi: Randle 11. Assist: Hibbert 4.
    Minnesota: Rubio 28 (8/13, 2/4, 6/7 tl), Martin 23, Towns 14, Muhammad 10. Rimbalzi: Towns 12. Assist: Rubio 14.

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    LOS ANGELES CLIPPERS
    DALLAS MAVERICKS
    104-88


    Super Griffin lascia il segno


    Il migliore dei Clippers è stato Griffin con 26 punti in 26 minuti, 10 rimbalzi e 2 assist

    Nel momento in cui è stato annunciato il calendario della stagione, quella tra Dallas Mavericks e Los Angeles Clippers è immediatamente diventata una delle partite da cerchiare sul calendario. Inevitabile, dopo che nello scorso luglio DeAndre Jordan aveva dato la sua parola a Mark Cuban per poi, quattro giorni dopo, rimangiarsela e rifirmare con la squadra di Steve Ballmer. Per questo, la sfida tra le due squadre era uno dei piatti forti della prima settimana di regular season — anche se sul campo le vicende non sono state altrettanto drammatiche, anzi. I Los Angeles Clippers hanno regolato facilmente i Dallas Mavericks per 104-88, con un ultimo quarto di garbage time e i minutaggi dei titolari ampiamente sotto i 30 minuti. Il migliore è stato Blake Griffin con 26 punti (11/17 al tiro, 4/6 ai liberi) in 26 minuti, a cui ha aggiunto 10 rimbalzi e 2 assist, mostrando un totale dominio tecnico della partita. Ma è chiaro che tutti gli occhi erano puntati su DeAndre Jordan, e forse ancor di più sul proprietario dei Dallas Mavericks, Mark Cuban.

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    LA PARTITA

    Prima della partita, stuzzicato dai giornalisti, Cuban non si è ovviamente tirato indietro dal dire la sua: "I Clippers rimangono i Clippers. Cambiano i giocatori, cambiano i proprietari, ma i Clippers rimangono quello che sono sempre stati negli ultimi 30 anni". Quando gli è stato chiesto se aveva più parlato con Jordan, la sua risposta è stata secca: "Neanche una parola. Non l’ho più sentito. Se non è successo a luglio, non vedo perché debba succedere ora". Quindi, per concludere, un altro paio di bordate nei confronti della franchigia: "Io non odio i Clippers, non userei una parola così forte. Non odio nessuno di loro… Semplicemente non me ne frega niente dei Clippers. Non è nemmeno divertente prenderli in giro quanto lo è con San Antonio o Houston. Rimangono sempre i Clippers". Se non altro, il pubblico dello Staples Center si è potuto fare una risata quando Cuban e Ballmer sono stati inquadrati contemporaneamente sui maxischermi durante la “Kiss Cam”. Con delle premesse del genere c’erano le potenzialità per una grande gara, ma i Mavericks senza Deron Williams, Chandler Parsons e Wesley Matthews non avevano abbastanza “potenza di fuoco” per reggere l’urto di quello che nella scorsa stagione è stato il miglior attacco della Lega. L’unico mezzo che hanno trovato per rimanere attaccati alla partita fino all’intervallo è stato il fallo sistematico su — manco a dirlo — DeAndre Jordan, che ha chiuso dalla lunetta con 2/8 per 6 punti, pur aggiungendo i “soliti” 15 rimbalzi e 4 stoppate. In un possesso si è anche ritrovato a fare a sportellate con Dirk Nowitzki, rifilandogli una gomitata sulla tempia e ricevendone un fallo duro sotto canestro. Tutto sommato da mettere in conto, dopo tutto quello che è successo in estate. Il secondo episodio di questa nuova faida è in programma per l’11 novembre, quando i Clippers faranno visita ai Mavs, in un ambiente ben più infuocato dello Staples Center.
     
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    INDIANA PACERS
    MEMPHIS GRIZZLIES 103-112


    Super Marc Gasol!



    New York-Atlanta 101-112. Si sbloccano anche gli Hawks, padroni al Madison Square Garden

    Prime vittorie per Memphis e Atlanta, che avevano inaugurato la nuova stagione con due brutte sconfitte casalinghe. I Grizzlies, trascinati da un gran finale di Marc Gasol, passano in casa di Indiana. Gli Atlanta Hawks, con Jeff Teague e Al Horford protagonisti, sbancano il Madison Square Garden.

    Indiana Pacers-Memphis Grizzlies 103-112

    Quando il gioco si fa duro, Marc Gasol comincia a giocare. Lo spagnolo mette 8 dei suoi 20 punti negli ultimi 3’50” e regala a Memphis la prima vittoria stagionale buona per dimenticare il -30 incassato da Cleveland al debutto. I Grizzlies hanno avuto bisogno di un parziale di 18-7 per piegare la voglia di Indiana di dare il benvenuto nel 2015-16 ai propri tifosi con una vittoria. Memphis è ancora imballata, incapace come le succede nelle giornate peggiori di trovare alternative al gioco da sotto, inefficace fino all’exploit di Gasol visto che Randolph non trova mai il modo di mordere (3/11 dal campo) e Conley riesce solo nel finale (4 dei suoi 10 assist nell’ultimo quarto) ad accendere il gioco tutta grinta e muscoli della squadra di Joerger. I Grizzlies chiudono comunque col 50% dal campo e 7 giocatori in doppia cifra, con la panchina (49 punti; Green, Barnes e Udrih in doppia cifra) fondamentale per quell’ultimo quarto da 39 punti che ha schiacciato i Pacers. Anche Indiana è ancora alla ricerca della sua identità: coach Vogel ha abbandonato per una notte l’esperimento small ball alzando il quintetto con Jordan Hill al posto di CJ Miles (18 punti con 4/6 da tre) per contrastare i muscoli di Randolph. La mossa poteva funzionare se Paul George e soprattutto Monta Ellis avessero prodotto di più: se PG-13 ha mascherato il 5/15 al tiro con 8 rimbalzi e 5 assist, il grande acquisto dell’estate Pacers ha balbettato 3/12 dal campo, infilando 7 dei suoi 9 punti nel quarto conclusivo. Di positivo per Indiana c’è il debutto di Myles Turner: 8 punti, 4 rimbalzi, 2 recuperi e 1 stoppate in meno di 18’. Vogel l’ha mandato in campo a 3’53” dalla prima sirena, con Memphis in fuga (25-10 poco più di un minuto dopo) e Indiana che faticava col 3/17 dal campo. Il rookie che arriva da Texas ci mette subito tanta grinta e avvia la rimonta Pacers, completata da Stuckey col sorpasso sul 43-42 a 3’19” dalla sirena di un secondo quarto in cui la squadra di casa tira 13/19 dal campo. Memphis fatica nel terzo periodo, colpita dura da Miles che fa male da fuori ma firma dalla lunetta il 75-66 Indiana a 1’44” dalla sirena. Barnes però avvia da tre la rimonta dei Grizzlies, e gli ultimi 12’ sono una volata piena di sorpassi degna della 500 miglia di Indianapolis. La spunta Memphis, che dopo il 96-94 Pacers firmato da George dalla lunetta con 4’03” da giocare schiaccia forte sull’acceleratore.

    Indiana: G. Hill 20 (3/7 da due, 3/8 da tre, 5/6 tiri liberi), George 18, Miles 18. Rimbalzi: Mahinmi 9. Assist: George 5, Stuckey 5.
    Memphis: Gasol 20 (7/13, 6/7 tl), Conley 13, Udrih 13. Rimbalzi: Randolph 8, Gasol 8. Assist: Conley 10


    New York Knicks-Atlanta Hawks 101-112

    Dimenticate l’opening night. Atlanta Hawks è ancora una delle potenze della Eastern Conference, non la sua brutta copia vista nella sconfitta dell’esordio contro Detroit. E la vera New York, il peggior team dell’Est nel 2014-15, non è certo quella che ha distrutto Milwaukee all’esordio. La seconda partita stagionale restituisce a Hawks e Knicks la propria dimensione, con la banda di Mike Budenholzer che incanta il Madison Square Garden e si prende la prima vittoria stagionale grazie alle invenzioni di Jeff Teague e Al Horford. Gli Atlanta Hawks chiudono con 6 giocatori in doppia cifra, il 50,6% dal campo e 10 triple a bersaglio, schiacciando con uno sprint nel finale di secondo quarto i sogni di New York, tenuta a distanza di almeno 15 punti per buona parte della ripresa. I Knicks al primo incontro stagionale con i propri tifosi avrebbero voluto portare una vittoria, ma hanno concesso 61 punti nel primo tempo, perso 21 palloni e chiuso col 40,9% dal campo. Colpa soprattutto di Carmelo Anthony, che al 4/16 al tiro del debutto ha fatto seguire un 10/27, l’altra faccia della medaglia dei suoi 25 punti. Kristaps Porzingis ha strappato applausi alla prima al Garden per una schiacciata nel terzo quarto, chiudendo con 10 punti e 8 rimbalzi. New York ci ha provato a tenere il passo di Atlanta (Thabo Sefolosha, che ha fatto causa alla città e alla polizia di New York per l’incidente dell’8 aprile che gli è costato la frattura di tibia e perone della gamba destra, è rimasto a riposo precauzionale): ha retto per i primi 8’, incassando poi dalla panchina di Atlanta il parziale che ha chiuso il primo quarto sul 30-20 degli Atlanta Hawks; ci ha riprovato nel secondo periodo, rimontando fino al sorpasso sul 31-30 con Langston Galloway a 8’18” dal riposo, prima di sprofondare fino al 61-45 di fine periodo fissato da una schiacciata di Jeff Teague. Il play è troppo per il backcourt di New York, la coppia Calderon-Vujacic, e con 11 punti nei primi 7’ della ripresa trascina gli Atlanta Hawks fino al 79-57 di metà terzo periodo che mette, la parola fine allo splendido match.

    New York: Anthony 25 (10/20, 0/7, 5/5 tl), Lopez 18, Porzingis 10, O’Quinn 10. Rimbalzi: O’Quinn 10. Assist: Grant 7.
    Atlanta: Teague 23 (7/10, 0/2, 9/10 tl), Horford 21, Korver 15. Rimbalzi: Millsap 11. Assist: Teague 8.
     
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    BELINELLI FA FESTA
    BARGNANI E GALLINARI SCONFITTI


    Beli conquista la prima vittoria con Sacramento, un travolgente 132-112 sui Lakers firmato Rondo

    Una vittoria e due sconfitte per gli italiani nella notte Nba. Belinelli festeggia la prima gioia con Sacramento surclassando i Lakers. Brutta sconfitta interna per Gallinari e i Nuggets, schiacciati da Minnesota e dal nuovo fenomeno Karl-Anthony Towns. Brooklyn e Bargnani travolti a San Antonio.

    Sacramento Kings-Los Angeles Lakers 132-114

    I Kings travolgono i Lakers con Rondo in serata di grazia, da 21 punti e 8 assist. Finisce con Cousins che nello spogliatoio spara la musica a tutto volume e canta spensierato. E’ la prima vittoria di Marco Belinelli con i californiani: Marco chiude con 6 punti in 22’, ma nel finale Coach Karl ha svuotato la panchina e risparmiato chi giocherà stasera dai Clippers. Cauley Stein rimpiazza Koufos in quintetto. Bryant aveva saltato lo shoot around per il mal di gola, ma è regolarmente al suo posto per i gialloviola. Ci sono parecchi tifosi Lakers nel Palazzo, buu e applausi si confondono alla presentazione di Kobe, che tornerà qui il 7 gennaio, chissà se per l’ultima volta nella sua carriera. Kings sul parquet con le maglie retro’, che chi vi scrive trova splendide. Atmosfera da Halloween. Lo scherzetto dei Kings sarà una ripassato omerica a dei Lakers imbarazzanti, specie in difesa. Subito 12-4 Kings di partenza, con Clarkson e Russell che fanno una fatica dannata a far girare l’attacco Lakers, depredati da Rondo. L’ex play dei Celtics impazza, segna 10 punti nei primi 6’. Addirittura già 40-24 a fine 1° quarto. I Lakers non hanno la minima idea del significato della parola difesa: gli avversari vanno per i 160, in prospettiva….Cauley Stein impatta la partita con una difesa da Noah, quello che non era afflitto dagli ultimi acciacchi assortiti. Dall’altra parte Young tira ogni volta chi gli passano il pallone, e Scott - che si conferma degno erede di Scott Brooks come peggior allenatore della Lega - fa finta di niente guardando dall’altra parte. Il gioco da 4 punti di Gay vale il +21, a fine primo tempo è addirittura 74-50. Tanto a poco. Belinelli è diligente con la seconda unità, quella che gioca ordinata e gira palla, mentre la prima è sinonimo di atletismo e talento puro. Clarkson e Russell per adesso fanno scopa, Bryant regala gemme rare come qualità, ma anche come frequenza: non c’è proprio partita. Il primo canestro di Belinelli, una tripla, fa scollinare i Kings oltre quota 100 dopo 3 quarti: 102-83. C’è la possibilità persino di vedere segnare Seth Curry. I 132 punti finali sono tanta roba: la scorsa stagione in 82 partite i Kings avevano fatto meglio solo una volta: 135 segnati ai Knicks, ma dopo un supplementare.

    Sacramento: Rondo, Cousins 21 punti, Gay 19. Rimbalzi: Cousins 11. Assist: Rondo 8.
    Los Angeles: Clarkson 22, Young 17, Bryant 13. Rimbalzi: Kelly 6. Assist: Williams 5.


    San Antonio Spurs-Brooklyn Nets 102-75

    Parker accende il motore, Ginobili e Leonard alzano i giri, la firma in calce la mette Tim Duncan. Nella prima vittoria stagionale, San Antonio (1-1) è sempre la stessa: sonnecchia per un tempo, scivola a -10, ma quando inizia a giocare è irresistibile, per Brooklyn (0-2) e per gli occhi. Con una ripresa da 60-28 dopo la strigliata di Pop, gli Spurs schiantano i Nets e regalano al trio Parker-Ginobili-Duncan la vittoria n° 540 in regular season, più di Bird-McHale-Parish. L'uomo nuovo, LaMarcus Aldridge, per ora è quello che li tiene a galla in un 1° tempo dove Brooklyn aveva allungato (41-31) grazie ad una second unit da 25 punti e il 75%, nella quale si mette in luce il rookie Hollis-Jefferson (4/4) e c'è anche lo zampino di Andrea Bargnani, 5 punti consecutivi innescato dal pick and pop di Larkin. Il Mago però non ha lo stesso impatto dell'esordio, la sua partita è sostanzialmente tutta qui, mentre quella degli Spurs da 10 perse all'intervallo inizia con gli 8 punti consecutivi di Parker alla ripresa del gioco. Leonard (10 nel 3° quarto) alza l'aggressività della difesa Spurs, che forza 7 perse dei Nets in un 3° quarto dove le triple di Ginobili, Mills e Diaw girano il vantaggio in doppia cifra e l'inerzia, 9 punti di Duncan nel 16-4 che apre il 4° periodo chiudono il match. I numeri della ripresa sono impietosi con i Nets, tenuti a 28 punti con il 28% dal campo con gli Spurs a capitalizzare il dominio a rimbalzo (27-12) e mandare 6 uomini in doppia cifra. Per il miglior Aldridge, c'è tempo.

    San Antonio: Leonard 16 (6/14, 0/2, 4/4 tl), Duncan 15, Ginobili 12, Mills 11, Aldridge e Parker 10. Rimbalzi: Aldridge 11. Assist: Parker, Aldridge e Ginobili 4.
    Brooklyn: BARGNANI 5 (1/3, 1/1), 1 rimbalzo in 16'18”. Lopez 17 (6/11, 5/6 tl), Jack 12, Hollis-Jefferson 12. Rimbalzi: Young 7. Assist: Jack 7.


    Denver Nuggets-Minnesota Timberwolves 78-95

    Se per caso il potenziale di Karl-Anthony Towns non fosse ancora del tutto chiaro a qualcuno, la 1a scelta assoluta dell'ultimo draft ha pensato bene di sciogliere i dubbi. Con una prova da 28 punti, 14 rimbalzi e 4 stoppate, Towns è diventato il più giovane della storia Nba a far registrare due doppie-doppie nelle sue prime due partite ed ha rovinato il debutto casalingo dei Nuggets (1-1) di Gallinari, trascinando i Timberwolves (2-0) al secondo successo esterno consecutivo, nel giorno precedente al funerale di Flip Saunders. Dominante. Karl-Anthony Towns segna 8 punti nel 1° quarto ispirando l'allungo dei Twolves, con il +10 toccato sul 24-14 che accompagnerà più o meno tutto il match, con Minnie che non sbanda mai grazie all'ottimo bottino dalla lunetta (33/41). Poi ne mette 12 nel 3° quarto, senza errori al tiro (5/5), letale in post basso così come lontano da canestro, sul pick and pop, con il suo tocco morbidissimo. Infine, quando i Denver Nuggets tornano da -21 a -10, nel 4° periodo, si prende lui tre volte la responsabilità di ricacciarli indietro: dopo due errori, capitalizza il pick and roll dello spagnolo Rubio e chiude i giochi, contro una Denver troppo ferma e macchinosa in attacco, con il 30% al tiro che non le permette di sfruttare i 17 rimbalzi d'attacco portati alla causa dall'energia di Faried e compagni. Una partita in cui brilla di luce propria ma effimera Mudiay, Malone scopre la seconda scelta Jokic (10+9 in 18') ma si ingolfa Danilo Gallinari, primo a rompere il ghiaccio con un canestro in penetrazione e una schiacciata attaccando Prince dal post basso, ma poi mai in ritmo (4/13 i numeri alla fine).

    Denver: GALLINARI 10 (4/10, 0/3, 2/2 tl), 2 rimbalzi, 1 assist, 1 palla persa in 33'23”. Mudiay 15 (3/10, 2/5, 3/6 tl), Barton 14, Lauvergne e Jokic 10. Rimbalzi: Faried 14. Assist: Nelson 4.
    Minnesota: Towns 28 (11/19, 6/7 tl), Wiggins 18, Martin 14, Rubio 12, LaVine 10. Rimbalzi: Towns 14. Assist: Rubio 8.
     
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    LEBRON SCHIACCIA GLI HEAT
    Curry show, Rockets giù


    Cleveland batte Miami grazie alla prestazione monstre di James

    Due partite terminate ai supplementari, i 29 punti di puro dominio di LeBron, la sfida infuocata tra l'MVP dello scorso anno e colui che può esserlo quest'anno: Warriors vs Rockets, ossia Stephen Curry vs James Harden. La notte NBA appena passata ha regalato tutto questo. Match epico, concluso dopo 2 supplementari tra Orlando Magic e Oklahoma City Thunder che si rivela ancora una volta spietata negli ultimi istanti di partita, con Westbrook e Durant da 48 e 43 punti. Ne basta invece uno di overtime, assieme ad un Andre Drummond da 20 punti e 20 rimbalzi, ai Pistons per battere i Bulls di un Rose decisamente sottotono. Washington vince ancora, passando sui Bucks di un ottimo Antetokounmpo. Bene anche Utah e Toronto, problemi per i Blazers che non passano l'esame Suns nella notte che in cui Phoenix ha regalato il proprio tributo al grande Steve Nash.

    Cleveland Cavaliers-Miami Heat 102-92

    “MVP, MVP”. Siamo solo alla quarta giornata e il pubblico di Cleveland (2-1) saluta così, a 1'28” dalla fine del match vinto contro Miami (1-1), l'uscita dal campo di LeBron James. La prestazione del Re dell'Ohio ha, in effetti, molto dell'MVP: 29 punti (con 5 rimbalzi e 4 assist in 34'). A fianco a lui un Kevin Love da 24 punti e 14 rimbalzi. Quando sono entrambi in campo i Cavs hanno perso solo una delle ultime 22 gare casalinghe. Il LeBron James show inizia già nei primi minuti, nei quali domina dal post basso sia Deng che Winslow. Chiude il primo tempo con 18 punti in 17', senza mostrare fastidi alla schiena. Nel 3° periodo i Cleveland Cavaliers vola a +11, quando inizia la rimonta Heat, firmata Darren Wade (25) e Steve Bosh (16). Miami arriva a meno 4, sul 63-59, prima del definitivo strappo dei Cleveland Cavaliers, iniziato da un lay up di Le BronJames e da 2 triple consecutive di un Kevin Love molto ispirato. I 29 punti di squadra con 12/20 dal campo sono troppo per la squadra di Spoelstra, che chiude il periodo sotto di 9. Il resto per i Cavaliers lo fa, nel quarto periodo, l'ottima intesa tra Tristan Thompson (13) e Matthew Dellavedova (10 assist).

    Cleveland: James 29 (13/19, 3/5 tl), Love 24, Thompson 13; rimbalzi: Love 14; assist: Dellavedova 10.
    Miami: Wade 25 (7/13, 1/2 da 3), Bosh 16, Whiteside, Dragic 11; rimbalzi: Whiteside 9; assist: Dragic 6.

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    Orlando Magic-Oklahoma City Thunder (2 O.T.) 136-139

    Orlando: Harris 30 (7/15, 2/4 da 3), Vucevic 26, Fournier 22; rimbalzi: Oladipo 13; assist: Oladipo 10.
    Oklahoma: Westbrook 48 (16/31, 1/5 da 3), Durant 43, Augustin 12; rimbalzi: Durant, Ibaka 12; assist: Westbrook 8.

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    Philadelphia 76ers-Utah Jazz 71-99

    Philadelphia: Grant 12 (3/7, 1/2 da 3), Stauskas 12, Okafor, Canaan, Thompson 10; rimbalzi: Noel 10; assist: McConnell 4.
    Utah: Favors 20 (6/17, 8/10 tl), Hood 17, Burks 15; rimbalzi: Favors 12; assist: Burke 6.

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    Boston Celtics-Toronto Raptors 103-113

    Boston: Thomas 25 (6/12, 1/4 da 3), Bradley 13; rimbalzi: Johnson 8; assist: Thomas 7.
    Toronto: DeRozan 23 (4/11, 1/4 da 3), Carroll, Ross 21; rimbalzi: Valanciunas 10; assist: Lowry 10.


    Detroit Pistons-Chicago Bulls (1 O.T.) 98-94

    Detroit: Morris 26 (8/13, 2/2 da 3), Jackson 22, Drummond 20; rimbalzi: Drummond 20; assist: Jackson 7.
    Chicago: Butler 23 (4/16, 1/3 da 3), Mirotic 22, Gasol 16; rimbalzi: Butler 11; assist: Rose 6.


    Atlanta Hawks-Charlotte Hornets 97-94

    Atlanta: Bazemore 19 (3/8, 4/5 da 3), Millsap, Horford 18; rimbalzi: Millsap 10; assist: Millsap, Teague 4.
    Charlotte: Batum 14 (5/6, 1/4 da 3), Walker, Williams 13; rimbalzi: Williams 12; assist: Walker 6.


    Milwaukee Bucks-Washington Wizards 113-118

    Milwaukee: Antetokounmpo 27 (8/12, 1/3 da 3), Monroe 22, Middleton 18; rimbalzi: Antetokounmpo 9; assist: Middleton, Vasquez 5.
    Washington: Beal 26 (4/10, 5/6 da 3), Sessions 23, Wall 19; rimbalzi: Gortat 9, assist: Wall 10.


    Houston Rockets-Golden State Warriors 92-112

    Houston: Harrell 17 (7/9, 3/5 tl), Harden 16; rimbalzi: Capela 8; assist: Harden, Lawson: 5.
    Golden State: Curry 25 (5/6, 4/9 da 3), Speights 14, Iguodala, Barnes 12; rimbalzi: Curry, Ezeli, Green 7; assist: Green 7.


    Phoenix Suns-Portland Trail Blazers 110-92

    Phoenix: Bledsoe 22 (6/14, 10/11 tl), Knight 18, Warren 17; rimbalzi: Chandler 13; assist: Knight 10.
    Portland: Lillard 24 (4/12, 3/8 da 3), McCollum, Aminu 16; rimbalzi: Aminu 10; assist: Lillard 6.
     
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    BELINELLI E BARGNANI
    serata da dimenticare. Griffin è stratosferico!


    11 punti per il giocatore dei Kings, ma Sacramento viene superata dai Clippers e da un Griffin stratosferico

    Los Angeles Clippers-Sacramento Kings 114-109

    I Clippers salgono 3-0 in questo inizio di stagione. Un Griffin spettacolare da 37 punti e un paio di decisioni arbitrali tanto favorevoli quanto rovesciate nel finale permettono agli angelini di rimanere perfetti. Sacramento si arrende di nuovo alla Los Angeles da corsa della Nba dopo aver fatto a pezzi la Los Angeles da Candid Camera, gli attuali Lakers, la sera prima. I Kings hanno giocato tutto il secondo tempo senza Cousins, fermato da un dolore al tendine d’achille destro. Finisce 114-109 per i padroni dello Staples Center, che già avevano rovinato l’opening night della Sleep Train Arena vincendo 111-104. Belinelli finisce con 11 punti, Rondo gioca il secondo partitone di fila, segnando 21 punti. Inizio selvaggio. Con attacchi in transizione, mai a difesa schierata, e ritmo a tavoletta. Subito 8 punti di Cousins e 7 di Redick. E’ 31-24 Kings a fine 1° quarto. Ma i Clippers replicano con un 16-5 di parziale sfruttando i soliti errori mentali imbarazzanti di Cousins e un Redick monumentale. All’intervallo sono già 15 i punti di Redick e Griffin. Al rientro delle squadre dagli spogliatoi si nota subito l’assenza di quello grosso: Cousins fuori causa, a sorpresa. Al suo posto Koufos. Dentro pure Collison, che rimpiazza McLemore, già bocciato da Coach Karl dopo un inizio di stagione disastroso. Redick e Griffin continuano a martellare, implacabili. Ma Rondo lotta come un leone e tiene i suoi in partita. La tripla di Belinelli chiude il 3° quarto con i Kings sotto di 4, dopo che i Clips erano andati avanti in doppia cifra. LA ottiene poco dalla panca, e cosi, con un 9-0 di parziale, i Kings contro-sorpassano sul 96-95. Griffin è un mostro. Per spezzargli il ritmo Coach Karl opta per l’hack a Jordan, che limita i danni con un 2/4 dalla lunetta. Ma Collison commette l’ennesimo fallo su di lui a palla lontana entro gli ultimi 2 minuti e manda così in lunetta l’automatico Redick invece che il centro da Texas A&M. Una chiamata ai danni di Collison – invece era un fallo in attacco di Paul -, chiude i conti quando viene doppiata da un non ravvisato quanto evidente fallo in attacco di Griffin, premiato da un successivo fischio a favore. E siccome Gay ha mancato la tripla del pari, non basta il canestro acrobatico di Belinelli, con l’uomo addosso, per cambiare il destino della partita. Vincono i Clippers. Grazie a un Griffin favoloso, partito con il piglio di un credibile candidato MVP.

    Los Angeles: Griffin 37, Redick 23, Paul 17. Rimbalzi: Jordan 18. Assist: Paul 11.
    Sacramento: Rondo 21, Gay 20, Collison 15. Rimbalzi: Gay-Cousins 9. Assist: Rondo 8.

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    Memphis Grizzlies-Brooklyn Nets 101-91

    Soliti problemi per i Brooklin Nets che vanno ko anche a Memphis e devono così rimandare l’appuntamento con il primo successo della stagione. Brooklyn ancora una volta fatica in difesa e non riesce a trovare ritmo dalla lunga distanza, i Grizzlies ne approfittano e pur senza fare nulla di straordinario tengono in mano il pallino del gioco per tutto il match, rischiano qualcosina nel finale, per poi andare a vincere 101-91. Impatto relativo per Andrea Bargnani il quale resta in campo per 15’ e chiude con cinque punti a referto. Pronti via e a metà prima frazione e i padroni di casa provano ad allontanarsi. Gasol e Lopez danno vita a un interessante duello sotto canestro, il centro di Brooklyn però si vede fischiare il suo terzo fallo già nelle battute finali del primo quarto ed è costretto a restare in panchina fino all’intervallo. La produzione dalla panchina di Bojan Bogdanovic e l’energia di Thomas Robinson aiutano, i Nets però a livello difensivo continuano a fare fatica e Memphis, resta saldamente davanti, trovando il vantaggio in doppia cifra nei minuti finali del primo tempo. Non bastano i punti di un buon Bojan Bogdanovic, Randolph e Green guidano i Grizzlies che arrivano all’intervallo avanti 56-45. Nella ripresa i Brooklin Nets Nets perlomeno trovano i punti di Jack e nel finale del terzo quarto arriva anche la prima tripla del match, firmata da Ellington, per la squadra newyorchese. Conley e Randolph tengono a distanza gli ospiti che sembrano pronti ad alzare bandiera bianca a metà del quarto periodo. I Memphis Grizzlies , infatti, con il canestro di Matt Barnes tocca il suo massimo vantaggio, +16 ma deve subire l’orgoglioso, anche se un po’ confusionario, tentativo di rimonta dei Nets nel finale. Brooklyn, infatti, prova a spaventare i Memphis Grizzlies e con i canestri di Joe Johnson (peraltro ancora una volta decisamente sottotono) e Jack, torna al -8. Conley e Randolph però rimettono le cose a posto.

    Memphis: Conley 22 (3/5, 4/7), Randolph, Lee 15. Rimbalzi: Randolph 13. Assist: Conley 8.
    Brooklyn: BARGNANI 5 (2/2 da due e 1/2 ai liberi) con un rimbalzo in 15’. Bogdanovic 19 (8/12, 0/3). Rimbalzi: Robinson 12, Lopez 10. Assist: Jack 9

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    CURRY É UN ALIENO DA 53 PUNTI
    Phoenix e Utah, belle vittorie


    L'Mvp della scorsa stagione continua a far sognare i Golden State Warriors e si eleva ai livelli del mitico Michael Jordan

    Dopo tre gare di stagione, condotte alla media di 39.3 punti che per cominciare l’anno non si vedeva dai tempi di Michael Jordan, Stephen Curry incanta la Nba con un’inarrestabile notte da 53 punti, a un solo gradino dal suo massimo in carriera, di cui 28 in un terzo quarto in cui da solo ha segnato più di tutti gli avversari, i New Orleans Pelicans. È inevitabilmente la stella dei Golden State Warriors a rubare la scena nella notte in cui anche Carmelo Anthony fa 37 punti a Washington, mentre i Phoenix Suns (60 di Bledsoe-Knight) e gli Utah Jazz vincono a Portland e a Indianapolis.

    New Orleans Pelicans-Golden State Warriors 120-134

    Una serata di onnipotenza, non la prima e sicuramente neanche l’ultima. Stephen Curry incanta anche a New Orleans sfiorando con 53 punti il massimo in carriera di 54. Più di metà, arrivano in un terzo quarto in cui da solo (28 punti) segna più di tutta New Orleans (26), suo massimo in carriera in un solo periodo. Fanno 39.3 punti di media fin qui (più 7.3 assist, 5.7 rimbalzi e 5.7 triple segnate): era da un certo Micheal Jordan 26 anni fa che qualcuno non cominciava la stagione con 118 punti nelle prime tre partite, in questo caso con soli 68 tiri tentati. Immaginifico. Se non bastasse uno show da otto triple e 63% con tiri ad alto coefficiente di difficoltà, o meglio al coefficiente-Steph, non si è fatto mancare 9 assist e 4 recuperi, tanto che alla fine la giocata più bella della sua serata è un passaggio di spalle dietro la testa per mandare Barnes tutto solo a schiacciare. Ma anche la palla che in contropiede si passa dietro la schiena per evitare il ritorno di Babbitt non è male… Che i Warriors comincino così la stagione 3-0 e i Pelicans 0-3 è solo una logica conseguenza, essendo oltretutto già al secondo incrocio dopo l’opening night. Pur sfidando programmaticamente, come è nei piani della stagione, Golden State ai ritmi alti, e ottenendo in risposta un 17/30 da tre dei californiani, New Orleans se l’è giocata per tre quarti alla pari, rispondendo coi tanti rimbalzi d’attacco (16, 5 di Davis e 4 di Ajinca) a qualche persa di troppo (15): di fianco al solito Davis, la buona notizia per Gentry sono i 27’ di Holiday (22 punti con 19 tiri, 6 assist, 4 perse), con una mano dalla panchina anche di Anderson (19+7) e Douglas (17), ancora senza Evans, Cole e Pondexter. In una partita per il resto equilibrata, la differenza è tutta in quel terzo periodo da 41-26. L’ultimo vantaggio dei Pelicans è il 70-67 due minuti dopo il riposo: da qui in poi parte lo show di Curry che firma da solo con tre triple l’11-2 per portare i Warriors a +6. Poi in proprio e assistendo le triple di Thompson e Green guida Golden State al +10. Infine, dopo aver aperto la scatola con canestri da fuori e assist, va al ferro per tre volte in 100 secondi per il +12, completato da ultimo con il gioco da quattro punti per l’89-105 a 39” dalla fine del terzo quarto.

    New Orleans: Davis 26 (7/15, 1/2, 9/11 tl), Holiday 22, Anderson 19, Douglas 17. Rimbalzi: Davis 15. Assist: Holiday 6.
    Golden State: Curry 53 (9/13, 8/14, 11/11 tl), Green 21, Thompson 19, Barnes 11. Rimbalzi: Barnes e Iguodala 7. Assist: Curry 9.

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    Indiana Pacers-Utah Jazz 76-97

    Indiana: G.Hill 17 (2/4, 3/5, 4/5 tl), George 16, Ellis 12, Turner 10. Rimbalzi: G.Hill 6. Assist: Ellis 3.
    Utah: Favors 18 (9/16, 0/1 tl), Hood 17, Burke 15, Hayward 11, Burks e Ingles 10. Rimbalzi: Gobert 17. Assist: Hayward e Burke 3.


    Washington Wizards-New York Knicks 110-117

    Washington: Beal 26 (6/17, 3/6, 5/5 tl), Wall 25, Porter 16, Gooden 11. Rimbalzi: Gooden 11. Assist: Wall 4.
    New York: Anthony 37 (7/13, 4/5, 11/12 tl), Galloway 14, Thomas 12, Calderon e O’Quinn 10. Rimbalzi: Lopez 8. Assist: tre con 4.


    Portland Trail Blazers-Phoenix Suns 90-101

    Portland: Lillard 23 (5/9, 3/8, 4/6 tl), Aminu 16, McCollum 15, Crabbe 11. Rimbalzi: Davis 11. Assist: Lillard 8.
    Phoenix: Bledsoe 33 (10/15, 2/6, 7/9 tl), Knight 27, Morris 15. Rimbalzi: Chandler 11. Assist: Bledsoe 6.
     
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    OKLAHOMA CITY THUNDER
    DENVER NUGGETS 117-93


    Durant e Westbrook show


    I Thunder girano alla perfezione: oltre alla coppia perfetta ci sono un super Ibaka e una panchina da 47 punti


    La tempesta perfetta. Oklahoma City è un ciclone che si abbatte con tutta la sua forza su Denver, travolta 117-93 per la terza vittoria consecutiva. Ma stavolta il rombo dei Thunder non è solo la coppia più bella della Nba, Kevin Durant e Russell Westbrook, ma un’intera squadra che gira alla perfezione: dai colpi offensivi e difensivi di Ibaka (18 punti e 5 stoppate), all’attacco dal 52,3% al tiro con la bellezza di tredici triple e addirittura sette giocatori in doppia cifra, dalla difesa che tiene gli avversari al 38% a una panchina da 47 punti. I Denver Nuggets non hanno i mezzi per reggere il confronto e finisce surclassata, rimanendo in partita solo finché il suo attacco funziona per poi sprofondare lenta verso la sua seconda sconfitta di fila.

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    LA PARTITA

    Per Danilo Gallinari è stata una serata difficile, chiusa con 15 punti dopo aver litigato col canestro per un 3/13 dal campo. Era iniziata con 9 punti nei primi 7’37” e due triple a bersaglio nei 4’ inaugurali. Invece per il canestro successivo l’azzurro ha dovuto aspettare il terzo quarto, quando i Nuggets erano già stati travolti dalla tempesta perfetta chiamata Thunder. Oklahoma City ha vinto giocando di squadra. Kevin Durant (25 punti) e Russell Westbrook (15 punti, 9 rimbalzi e 8 assist) sono le stelle gemelle attorno a cui ruota un intero sistema solare che, nel suo complesso, potrebbe essere uno dei più completi in circolazione. Soprattutto quando Ibaka e la panchina pareggiano l’impegno delle due star. I Nuggets devono imparare in fretta la lezione se vogliono davvero essere la sorpresa del West. Mudiay deve ancora crescere e forse gli farebbe bene avere Nelson più spesso accanto. A completare la serataccia della squadra di Malone sono arrivati anche gli infortuni: Faried non è andato oltre i 14’ causa mal di schiena, la stessa cosa che ha fermato dopo 3 quarti la buona partita di Jeffrey Lauvergne (13 punti e 7 rimbalzi con un affidabile tiro dalla distanza) e costretto Jokic, sempre in crescita, a un prematuro ritorno negli spogliatoi. Il buon avvio di Gallinari regala a Denver un 17-14 a 4’23” dalla prima sirena, ma con Ibaka e la panchina a dare una mano a Durant (Westbrook chiude il primo tempo con 4 punti, 5 rimbalzi e 4 assist) gli Oklahoma City Thunder scappano fino al 32-22 di inizio secondo quarto. Nelson e Barton, ottimi innesti dalla second unit, riportano sotto Denver, ma gli Oklahoma City Thunder colpiscono duro da fuori (6 triple a bersaglio nel secondo quarto) e iniziano la ripresa avanti 58-50. Il colpo che manda i Denver Nuggets al tappeto arriva a inizio terzo quarto: Westbrook prima e i compagni poi scatenano una tempesta sul canestro avversario e il vantaggio dei Thunder schizza sul +20 (74-54) dopo nemmeno 5’. Denver non reagisce, Oklahoma City infierisce fino al 87-60 firmato Roberson a 3’35” dalla terza sirena. Il resto è garbage time.

    Oklahoma City: Durant 25 (5/6 da due, 3/5 da tre, 6/6 tiri liberi), Ibaka 18, Westbrook 15. Rimbalzi: Kanter 10. Assist: Westbrook 8.
    Denver: GALLINARI 15 (1/8, 2/5, 7/8 tl) con 4 rimbalzi, 1 recupero, 1 persa e 2 falli in 27’19”. Barton 15, Nelson 13, Lauvergne 11. Rimbalzi: Lauvergne 7. Assist: Nelson 7
     
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    SPURS OK CON I CELTICS
    Bazemore trascina Atlanta


    San Antonio vince a Boston 95-87 con 22 punti di Aldridge e 19 di Leonard. Il trio Duncan-Parker-Ginobili è il più vincente di sempre

    Boston Celtics-San Antonio Spurs 87-95

    Gli Spurs si affidano alle giocate di LaMarcus Aldridge, dominano per tre quarti di gara e pur rischiando qualcosina nel finale, superano i Celtics 95-87. L’eterno Tim Duncan diventa il 14o giocatore nella storia della Nba a superare quota 26.000 punti segnati in carriera e il trio Parker-Duncan-Ginobili entra nella storia come trio più vincente di sempre: 541 partite vinte insieme, superando Bird, McHale e Parish, leggende proprio di Boston. Reduce dalla sconfitta casalinga, condita da un bruttissimo secondo tempo, con i Raptors Brad Stevens si presenta alla sfida con gli Spurs con lo stesso quintetto. Le cose però si complicano subito perché i Celtics in attacco fanno una fatica tremenda. Parte con il freno a mano tirato anche la compagine texana ma con l’ingresso di Mills, Diaw e Ginobili gli Spurs cambiano marcia. Boston mette a referto solamente sei punti nei primi nove minuti del primo quarto, Ginobili così guida le riserve di San Antonio al vantaggio in doppia cifra. Il 26% al tiro con il quale Boston chiude un primo quarto da dimenticare regala quindi agli Spurs il +10. Jerebko prova a dare una scossa all’attacco di Boston, i Celtics però oltre a litigare con il canestro commettono anche turnover in serie. Leonard e le triple di Ginobili tengono lontani gli Spurs che con un parziale di 9-2 nei minuti finali del secondo periodo arrivano al +15. Il canestro di Marcus Smart allo scadere fa andare le due squadre nello spogliatoio con San Antonio avanti di 13 lunghezze nonostante tiri nel primo tempo con un brutto 37%. Molto meglio comunque del disastroso 29% di Boston. Stevens riparte con Sullinger in quintetto al posto di Zeller e i Celtics con un break di 8-0 danno segni di vita. Ci pensa Aldridge, il quale stravince il duello con David Lee, però a zittire il TD Garden. Con l’ingresso di Thomas Boston riesce a creare qualche problema alla difesa di San Antonio. Il sesto uomo di lusso dei Celtics li riporta al -7 in apertura di quarto periodo, Diaw però risponde ma Boston non molla e con un parziale di 14-4 torna al -4. Tre canestri consecutivi di un Aldridge incontenibile per i lunghi dei Celtics e la tripla dall’angolo di Leonard allontanano San Antonio. Boston vende cara la pelle e Bradley con una schiacciata riporta la squadra di coach Stevens al -5 a 1’39’’ dalla sirena. I liberi di Leonard e Ginobili però chiudono però ogni tipo di discorso.

    Boston: Bradley 18 6/14, 1/4), Smart 17, Thomas 15. Rimbalzi: Sullinger, Lee 8. Assist: Thomas 5.
    San Antonio: Aldridge 22 (8/17, 0/1), Leonard 19. Rimbalzi: Aldridge 14. Assist: Duncan, Aldridge 5.


    Charlotte Hornets-Atlanta Hawks 92-94

    La conclusione allo scadere di Kemba Walker trova solo il ferro, gli Hornets così si inchinano davanti agli Hawks, 94-92 il punteggio, e devono rimandare l’appuntamento con il primo successo di una stagione iniziata con tre sconfitte consecutive. Gli Hawks muovono bene la palla nel primo quarto e quando partono in transizione sono letali. Charlotte prova a restare in scia ma Atlanta difende decisamente bene e con la produzione della coppia Millsap-Horford tiene a distanza i padroni di casa. Gli ospiti, con la solita bella giocata di Horford scappano al +14 in apertura di secondo quarto Jeremy Lamb e Kemba Walker provano a limitare i danni per gli Hornets che riescono comunque a non uscire dal match e arrivano all’intervallo in ritardo di sette lunghezze. Dopo un primo tempo anemico l’attacco degli Hornets esplode nel terzo periodo. Piovono triple, grazie soprattutto alla precisione di Batum, arrivano i punti di Jefferson e Walker, Charlotte così riprende gli Hawks e li supera, toccando addirittura il +8 nel finale di un terzo quarto che esalta i tifosi degli Hornets. Tutto quello che di buono Charlotte fa nel terzo quarto, lo rovina però fallendo 17 delle prime 18 conclusioni dal campo nell’ultima frazione. La gara così resta punto punto e gli Hawks nel finale la vincono con le triple di Bazemore e Millsap. Marvin Williams con una preghiera dalla lunga distanza a 12’’ dalla sirena regala speranze al pubblico di casa, il turnover di Atlanta permette poi agli Hornets, sotto di due, di giocarsi il supplementare (o il successo) negli ultimi otto secondi. Palla a Kemba Walker la cui conclusione dalla media distanza muore sul ferro.

    Charlotte: Walker 18 (2/6, 2/3), Batum 16, Williams 15. Rimbalzi: Jefferson 10. Assist: Batum 8.
    Atlanta: Bazemore 20 (4/7, 2/5), Teague 18, Millsap, Horford 16. Rimbalzi: Horford 12. Assist: Millsap 6.
     
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    CHARLOTTE TRAVOLGE I BULLS
    Orlando ok, i Raptors fanno 4 su 4


    Toronto vince a Dallas: è il miglior avvio della loro storia

    Serata di prime vittorie stagionali in Nba...

    Tutte le squadre in campo che fin qui non avevano mai vinto si sbloccano. Charlotte col botto di una serata da 130 punti toccando anche il +35 nientemeno che sui Bulls, trascinata dal nuovo contratto di Jeremy Lamb. Indiana annullando con l’ex Stuckey il record di rimbalzi (29) di Drummond. Orlando con 52 punti di Fournier e Vucevic contro i Pelicans di Anthony Davis, opaco, gli unici che restano ancora al palo. Ma tra le big, è anche la notte in cui i Raptors completano il miglior avvio della loro storia, quattro vittorie in quattro partite vincendo a Dallas sulle spalle di Lowry, e gli Hawks di Teague raccolgono il quarto successo in cinque gare vincendo con agio sul campo degli Heat, abituati a partire male ma stavolta senza rimonta.

    Charlotte Hornets-Chicago Bulls 130-105

    Un anno fa erano due delle migliori difese a Est, adesso si godono una notte di fuochi d’artificio che regala a Micheal Jordan il primo successo stagionale dei suoi Hornets (1-3) travolgendo proprio i “suoi” Bulls (3-2). Re della festa è Jeremy Lamb, che festeggia l’estensione contrattuale appena firmata (21 milioni in tre anni) con una serata da 20 punti e 9/10 al tiro. In realtà con un primo quarto da 37 punti e un primo tempo da 69 di Charlotte, finisce per non esserci mai partita, con gli Hornets avanti 37-19 nel primo periodo, 64-37 nel secondo e poi anche a +35 nel finale: dopo aver sbagliato sulla sirena il canestro decisivo nelle precedenti due partite con Walkers, stavolta Charlotte è andata sul sicuro con una serata da 14/23 da tre. I Bulls hanno in Butler l’unico titolare che dà qualcosa, con Derrick Rose fermo a 2/8 in 24’ e Mirotic che, dopo i 18.8 punti di media con cui arrivava fin qui, ha finito con 2/11 al tiro in 24’. Cose interessanti dalla panchina di Hoiberg sono arrivate dai giovanissimi McDermott e Portis.

    Charlotte: Lamb 20 (7/7, 2/3, 0/1 tl), Batum 18, Lin 15, Jefferson 14, Hawes e Walker 13, Hairston 10. Rimbalzi: Williams 10. Assist: Walker 5.
    Chicago: Butler 26 (6/10, 4/6, 2/5 tl), McDermott 17, Brooks 14, Gasol 13, Portis 10. Rimbalzi: Gasol 8. Assist: Rose 5.

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    Detroit Pistons-Indiana Pacers 82-94

    Detroit: Drummond 25 (12/17, 1/2 tl), Jackson 20, Ilyasova e Caldwell-Pope 12, Morris 11. Rimbalzi: Drummond 29. Assist: Jackson 6.
    Indiana: Stuckey 23 (9/13, 0/1, 5/6 tl), George 16, Ellis 15, G.Hill 12, J.Hill 10. Rimbalzi: George 9. Assist: George e G.Hill 6.

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    Miami Heat-Atlanta Hawks 92-98

    Miami: Whiteside 23 (11/12, 1/2 tl), Wade 21, Dragic 19. Rimbalzi: Whiteside e Bosh 14. Assist: Wade e Chalmers 3.
    Atlanta: Teague 26 (7/16, 2/2, 6/7 tl), Horford 17, Millsap 12, Bazemore 10. Rimbalzi: Horford 13. Assist: Teague 9.

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    New Orleans Pelicans-Orlando Magic 94-103

    New Orleans: Gordon 21 (4/7, 4/12, 1/2 tl), Anderson, Holiday e Davis 14. Rimbalzi: Davis 9. Assist: Smith 7.
    Orlando: Fournier 30 (8/11, 4/9, 2/2 tl), Vucevic 22, Oladipo 12. Rimbalzi: Vucevic e Harris 13. Assist: Payton 10.

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    Dallas Mavericks-Toronto Raptors 91-102

    Dallas: Nowitzki 18 (3/6, 3/4, 3/3 tl), Williams 13, Powell 10. Rimbalzi: Powell 10. Assist: Barea 6.
    Toronto: Lowry 27 (5/10, 4/5, 5/5 tl), DeRozan 20, Scola 19, Valanciunas 16. Rimbalzi: Scola 12. Assist: Lowry 10.

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    SBALLO GALLINARI, DENVER VOLA!
    Belinelli affonda con i Kings


    21 punti e 8 rimbalzi del Gallo nel successo sui Lakers che, per il 2° anno, iniziano la stagione con 4 k.o. di fila

    Sacramento Kings-Memphis Grizzlies 89-103

    Una partita da dimenticare. Subito, da stasera, con la gara di Phoenix che diventa una sorta di prova d’appello immediata. I Sacramento Kings affondano in casa perdendo 89-103 contro i malridotti Memphis Grizzlies, reduci da una ripassata di 50 punti dai Warriors solo la sera precedente. I californiani giocano la peggiore delle prime 4 partite stagionali (record 1-3). Senza Cousins, infortunato al tendine d’Achille destro che lo tiene fuori per la prima delle due gare previste come stop minimo. E con McLemore indecente per i 20’ in cui è stato in campo. La guardia è in crisi psicologica prima ancora che tecnica. Coach Karl si trincera dietro un "non ne voglio parlare". Comprensibile. Ma tutti i Kings sono stati disordinati e disastrosi al tiro (39%), persino dalla lunetta (60%). Memphis nel secondo tempo ha dovuto fare a meno dell'asso spagnolo Marc Gasol, afflitto da mal di schiena, ma non è mai stata sotto la doppia cifra di vantaggio. Karl dice che contro i Suns conta su "una prova d’orgoglio". Dopo sole 4 partite un segnale pessimo per Belinelli e compagni. Subito 9-2 per i Grizzlies, in cerca di riscatto dopo la disfatta nella Baia. Con 3’25” da giocare nel 1° quarto entra Belinelli. Ma l’ingresso sul parquet più rumoroso è quello di Matt Barnes, nato a Sacramento, ma tempestato di buu incessanti, parte persino qualche coro “Derek Fisher”, il coach dei New York Knicks che ha una storia con l’ex moglie del californiano. Belinelli riporta il focus sul basket giocato. "Ma/rco", con la sospensione a metà nome, urla forte lo speaker e ripete in coro la Sleep Train Arena dopo ognuna delle 2 triple con cui l’italiano riporta sotto i Kings. Sorpasso, e 29-25 Kings dopo i primi 12’, con 8 punti senza errori al tiro di Belinelli. Ma il secondo quarto dei Re è un disastro. Solo 11 punti segnati, soltanto 12/21 complessivo ai tiri liberi nel primo tempo con mattoni di marca per Rondo e Cauley Stein. Una decente transizione difensiva tiene a galla Sacramento, ma nel finale di tempo il quintetto piccolo, con Gay da 4, fa una fatica infernale a rimbalzo difensivo e arriva puntuale il parziale di chiusura dei Grizzlies che vanno al riposo avanti di 10. Sacramento sotto di 17 a inizio ripresa con Randolph scatenato dalle media distanza, anche se Memphis è senza Gasol, fermato da dolori alla schiena. Memphis non si volta più indietro amministrando un vantaggio cospicuo, favorita dalla mancanza di disciplina sui due lati del campo dei Kings, che, più che da Re, giocano ancora da Ribelli. E cosi la stagione rischia di diventare lunga.

    Sacramento: Belinelli 12 punti (3/9), 3 assist in 25’. Gay 19 pt, Collison 18. Rimbalzi: Cauley Stein 7. Assist: Rondo 4.
    Memphis: Randolph 20 punti, Conley e Lee 14. Rimbalzi: Green 12. Assist: Conley 6.

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    Los Angeles Lakers-Denver Nuggets 109-120

    Per il secondo anno consecutivo i Lakers iniziano la stagione con quattro sconfitte consecutive. I Nuggets, infatti, non fanno sconti alla franchigia di LA e, trascinati dalla verve di Faried e da un ottimo Danilo Gallinari, vincono allo Staples Center 120-109 mettendo in mostra i soliti limiti difensivi della compagine californiana. Molto buona la prova del Gallo il quale firma 14 dei suoi 21 punti nel secondo tempo, producendo anche un paio di canestri da highlight. Mike Malone deve fare di necessità virtù non potendo contare, per problemi alla schiena, sui suoi due centri Nikola Jokic e Joffrey Lauvergne (sempre out anche il lungodegente Jusuf Nurkic) così Hickson parte in quintetto a sgomitare sotto canestro insieme a Faried. Denver nei primi minuti fatica a contenere la fisicità di Julius Randle, arrivano anche i punti di Clarkson e i Lakers toccano subito il +10. Danilo Gallinari attacca il canestro e va in lunetta e le triple di Miller nel finale di primo quarto aiutano i Denver Nuggets che piano piano tornano in scia per passare poi a condurre con un parziale di 9-0 all’inizio del secondo quarto. Faried domina la zona pitturata ma Denver deve convivere con i soliti turnover di un Emmanuel Mudiay il quale inoltre fallisce le sue prime sette conclusioni dal campo. Clarkson riesce a non far allontanare i Denver Nuggets che chiudono il primo tempo avanti 60-57. Gli ospiti partono con il piglio giusto nella ripresa, guidati da un Danilo Gallinari decisamente aggressivo. Mudiay sforna assist al bacio, dall’altra parte Kobe continua a fare fatica (chiuderà con 4/11 dal campo per 11 punti). La produzione di Lou Williams dalla panchina permette a LA di restare in partita, Denver prova a scappare, toccando quota +10 nelle battute finali del terzo quarto, ma in apertura di quarto periodo i padroni di casa si avvicinano. I Nuggets danno una mano con ben quattro falli cervellotici in poco più di cinque minuti su conclusioni dalla lunga distanza che regalano così ai Los Angeles Lakers 12 liberi. La squadra di Los Angeles ringrazia e torna al -3 ma a ricacciarla indietro ci pensa la giocata da cinema del Gallo che sfida Kobe sul perimetro, lo costringe al fallo e con un sontuoso movimento porta a casa canestro e libero. I Nuggets restano saldamente davanti e chiudono ogni discorso con un altro gioco dal tre di Gallinari che regala a Denver il +11 a 2’17’’ dalla sirena.

    Los Angeles: Clarkson 30 (8/13, 4/6), Williams 24, Randle 16. Rimbalzi: Black 8. Assist: Russell 6.
    Denver: Gallinari 21 (6/12 da due e 9/10 ai liberi) con otto rimbalzi, tre assist, un recupero e una stoppata in 35’. Faried 28, Hickson 17. Rimbalzi: Faried 15. Assist: Mudiay 10.
     
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    WARRIORS ANCORA IMBATTUTI
    Curry piega i Clippers


    Golden State supera 112-108 Los Angeles con 31 punti del suoi mvp e con Toronto resta l’unica squadra senza sconfitte della stagione

    Golden State Warriors-Los Angeles Clippers 112-108


    Perfetti. I Warriors piegano 112-108 la resistenza da playoff dei Clippers, centrando la quinta vittoria su cinque e facendo compagnia a Toronto nel club delle uniche squadre imbattute della stagione. Contro Los Angeles è stata una battaglia, un altro splendido capitolo della rivalità più bella della Nba. L’ha decisa Steph Curry, con un quarto periodo show in cui ha infilato 13 dei suoi 31 punti: è arrivato a 179 in totale nelle prime 5 partite, era da Michael Jordan versione 1991-92 che nessuno faceva meglio. “Ma è stata una vittoria di squadra - ricorda Stephen Curry, elogiando uno per uno tutti i suoi compagni -. Siamo molto migliori dello scorso anno: cominciamo meglio le partite, la nostra difesa è da titolo. Siamo più completi e maturi”.


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    LA PARTITA

    Non solo Stephen Curry, quindi. A cancellare il -10 in cui i Warriors erano sprofondati a 8’ dalla fine ci ha pensato Harrison Barnes, 17 punti, 9 rimbalzi e tanta sostanza. Golden State ha chiuso con tutto il quintetto in doppia cifra, con 28 assist per 39 canestri e appena 12 palle perse. E poi quando la palla scotta c’è sempre Stephen Curry. Irreale la facilità con cui infila da tre punti (28 volte a bersaglio nelle prime 5 partite, mai successo prima): nemmeno ai videogames è così facile, nemmeno trovando il trucco. E dire che questa non è stata la sua miglior partita (1/6 dentro l’arco, zona da cui stava tirando col 71%), nonostante abbia chiuso sopra quota 30 per la quarta volta in 5 esibizioni. La linea del traguardo era lì, Los Angeles era davanti a 50 metri dall’arrivo ma è stata beffata. La prima sconfitta stagionale non ridimensiona la banda Rivers, anzi conferma che questo può essere l’anno buono. La panchina è mancata per tutto il primo tempo (6 punti, 2/12 al tiro), ma nel secondo è stata la chiave per costruire il 97-87 a 8’ dalla fine cancellato poi dalle magie di Barnes e Curry. Paul è stato devastante nel primo tempo, ma non ha più trovato il ritmo dopo essere rimasto a guardare causa falli per buona parte del 3° quarto. Griffin è il solito fenomeno, uno che diventa più completo ad ogni partita (23 punti, 10 rimbalzi, 6 assist). Ma nel quarto periodo col 38,5% al tiro è mancato anche lui. Curry resta in campo meno di 3’ nel primo quarto, tradito dai due rapidi falli sullo scatenato Paul. I Los Angeles Clippers provano ad approfittarne col trio CP3-Griffin-Jordan (22 dei 25 punti LA nel primo quarto, ma Golden State rimette le cose apposto con un 13-2 che chiude il periodo inaugurale e poi scappa sul 46-29 a 7’56” dal riposo quando ritrova le magie del suo mvp. Paul e Griffin saranno anche soli, ma ricuciono lo strappo e i Los Angeles Clippers cominciano la ripresa sotto 63-56. Il quarto fallo di CP3 a 8’14” dalla terza sirena potrebbe essere la rovina ospite, ma Doc Rivers ritrova la sua preziosa panchina e Los Angeles mette la freccia, sorpassando per la prima volta sul 79-77 e volando fino al 97-87 firmato Crawford a 7’59” dalla fine. Barnes rialza Golden State con 10 punti consecutivi, poi ci pensa Curry: i suoi splash (da intendere come 11 punti di fila) fanno malissimo, anche a Paul che salta l’ultimo possesso per un problema all’inguine. I Los Angeles Clippers si arrendono. E gli imbattibili Golden State Warriors continuano a tenersi stretto quello zero tondo tondo alla voce sconfitte subite.

    Golden State: Curry 31 (1/6 da due, 7/11 da tre, 8/9 tiri liberi), Barnes 17, Thompson 16. Rimbalzi: Barnes 9. Assist: Green 5, Thompson 5, Iguodala 5.
    Clippers: Paul 24 (8/13, 1/3, 5/7 tl), Griffin 23, Redick 13. Rimbalzi: Jordan 13. Assist: Paul 9.
     
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