Niccolò Paganini e il suo misterioso patto con il diavolo

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    Niccolò Paganini
    Genova 1782
    Nizza 1840



    L'aspetto di Niccolò Paganini,
    violinista, chitarrista e
    compositore, non era certo
    dei più rassicuranti: alto e
    magrissimo, dimesso e
    spiritato allo stesso tempo.

    Ma quando imbracciava
    il violino non aveva
    eguali!

    Aveva un tale controllo
    dello strumento che i suoi
    contemporanei cominciarono
    a sostenere che il suo
    insegnante doveva essere
    stato il diavolo in persona!


     
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    Secondo le voci del tempo,
    occasione per quelle lezioni
    diaboliche sarebbe stato
    un suo soggiorno forzato
    in carcere per un orrendo
    delitto: avrebbe ucciso
    una ragazza per strapparle
    l'intestino e ricavarne
    una corda di violino magica.

    Durante le notti passate
    in cella, il maligno si sarebbe
    materializzato e, guidando
    la mano ossuta del violinista,
    gli avrebbe insegnato
    il soprannaturale modo
    di suonare che sfoggiava
    sul palco.

    In realtà Paganini non aveva
    commesso nessun delitto.

    Era finito effettivamente in
    prigione dal 6 al 15 Giugno 1815,
    ma per aver messo incinta
    una sua allieva.

    Denunciato dalla famiglia
    della fanciulla e incarcerato,
    fu infine liberato su cauzione.

    Ma la verità giudiziaria non
    fermò le maldicenze.

    Lo scultore David D'Angers,
    per esempio, sostenne di
    aver udito, nella casa parigina
    di Paganini, gli spaventosi
    lamenti di una ragazza.

    E presto si sparse la voce che
    fosse sua abitudine andare
    a suonare di notte nei cimiteri
    e spiare le agonie dei moribondi.


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    La sua salute, che peggiorava
    sempre più, non lo aiutava
    ad apparire "normale".

    A un certo punto, a Praga,
    gli estrassero anche molti
    denti e una parte dell'osso
    mandibolare a causa
    di una infezione.

    Secondo un'ipotesi recente,
    Paganini era così inquietante
    perchè affetto da sindrome
    di Marfan, una malattia del
    tessuto connettivo che rende
    alti, sottili, con dita lunghe
    e iperflessibili.

    A ciò si aggiungeva la sifilide,
    che gli dava un colorito
    grigiastro per via del mercurio,
    ai tempi unico rimedio.

    Intontito dall'oppio che
    assumeva per calmare
    i tremendi dolori ricorrenti,
    verso la fine della sua
    vita Paganini fu irretito
    da una domestica e
    il suo amante.

    Alla scomparsa del musicista
    testimoniarono che questi
    era morto rifiutando
    i sacramenti.

    Il risultato fu che il corpo
    restò da maggio a settembre
    del 1840 nella cantina della
    sua casa di Nizza, accompagnato
    dal divieto di seppellimento
    in terra consacrata.

    La bara fu poi trasportata
    nella casa di famiglia in
    Val Polcevera (Liguria) e
    solo nel 1896, annullato
    il veto ecclesiastico venne
    tumulata nel cimitero
    di Parma.

    Da dove nel 1940, in occasione
    del centenario della sua morte,
    il fotografo incaricato di
    condurre una ricognizione
    della salma fuggì terrorizzato
    allo scatenarsi di un temporale
    proprio nel momento in cui si
    apprestava a fotografarla.


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    Ritratto di Paganini
    eseguito da Delacroix
    nel 1932



    E' necessario sottolineare
    che Paganini, grandissimo
    promotore di se stesso,
    sfruttò a proprio vantaggio
    le sue caratteristiche fisiche
    e, soprattutto, non smentì
    mai le voci che accostavano
    il suo nome a quello del diavolo.

    Nel 1812 Paganini assiste,
    alla Scala di Milano, ad uno strano
    balletto di Salvatore Viganò
    intitolato "Il noce di Benevento",
    che parla di streghe che si riuniscono
    nei pressi di un albero.

    Una delle melodie di questo lavoro
    lo affascina a tal punto che incomincia
    ad inserirla nei concerti.

    Diventa famoso e i media del tempo
    si occupano di lui, lo vediamo ritratto
    mentre suona circondato da diavoli.

    Paganini si trasforma in un fenomeno
    massmediatico e fioriscono le prime
    leggende metropolitane sulla sua
    chiacchierata persona.

    Le voci si rincorrono.

    Sembra che da bambino, a causa
    del morbillo, sia quasi stato
    sepolto vivo!

    Durante i suoi concerti c’è chi
    giura di vedere sinistri bagliori
    o di sentire odore di zolfo!

    In questo clima eccitato, persino
    il poeta Heinrich Heine,
    nelle Florentinische Nächte,
    descrive così il musicista
    durante un’esibizione:

    “Dietro a lui s’agitava uno spettro,
    la fisionomia del quale rivelava
    una beffarda natura di caprone
    e talvolta vedevo due lunghe
    mani pelose (le sue, pareva)
    toccare le corde dello strumento
    suonato da Paganini.
    Talvolta esse gli guidavano pure
    la mano onde reggeva l’arco e
    risate belanti d’applauso
    accompagnavano i suoni che
    sgorgavano dal violino sempre
    più dolorosi e cruenti.”



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    Edited by Lottovolante - 19/2/2011, 06:57
     
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    Niccolò Paganini, con le mani
    affusolate e le dita lunghissime
    che ghermivano il violino
    come artigli, suonava il suo
    strumento in modo inconsueto,
    strappando le corde o tenendolo
    capovolto.

    Il musicista si presentava ai
    suoi concerti su di una carrozza
    nera a sua volta trainata
    da quattro cavalli neri.

    Come già spiegato aveva perso
    tutta la dentatura e la bocca
    gli era così rientrata e naso
    e mento si erano avvicinati,
    così quando Paganini suonava
    sul palcoscenico doveva davvero
    sembrare ad uno scheletro
    in frack con un violino
    incastrato sotto la mascella.

    Era dotato di una tecnica straordinaria
    e le sue composizioni erano considerate
    ineseguibili da un altro violinista.

    Era velocissimo, compiva salti melodici
    di diverse ottave, eseguiva lunghi passi
    con accordi che coprivano tutte e
    quattro le corde, alternava velocemente
    note eseguite con l’arco e note pizzicate
    alla mano sinistra.

    Eseguiva anche misteriosi e
    spettrali armonici artificiali.

    Ogni tecnica era portata all’eccesso e
    le sue violente esecuzioni finivano
    quasi sempre con la volontaria e
    progressiva rottura delle corde
    e la conclusione del concerto
    sull’unica corda superstite,
    quella di sol.


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    Durante la fanciullezza Niccolò
    fu molto condizionato dallo studio:
    egli era costretto dal padre
    ad esercitarsi per giorni interi,
    al punto che la sua follia e
    la sua vita dissennata condotta
    nell’età adulta è certo ricollegabile
    alle coercizioni paterne,
    così dure e crudeli.

    Quando infatti riuscì a liberarsi
    dal giogo paterno egli iniziò
    una vita disordinata ed
    assolutamente dissoluta,
    di cui però non si vergognava
    affatto, tanto che affermò:

    “Quando finalmente fui padrone
    di me stesso mi buttai a capofitto
    nei piaceri della vita e li bevvi
    a grandi sorsate”.


    Ma resta il mistero delle difficoltà
    tecniche ritenute insormontabili
    per i comuni mortali, anzi al di là
    di ogni logica strumentale.

    Erano elementi interpretati da tutti
    come la prova provata, il segno
    evidente di un patto col Diavolo.

    Francesco Benati, un medico famoso
    che lo frequentò per molti anni affermò:

    “Senza la peculiare conformazione
    del suo corpo, delle spalle,
    delle braccia e delle gambe,
    egli non sarebbe mai diventato
    lo straordinario virtuoso che
    il mondo ha conosciuto.

    La spalla sinistra è più alta
    della destra, una circostanza
    che fa sì che il lato destro
    appaia più lungo del sinistro.

    Si possono osservare facilmente
    l’elasticità dei tendini delle spalle,
    il rilassamento di quelli che collegano
    il polso all’avambraccio e la giunzione
    delle mani con le falangi.

    La sua mano non è più lunga
    del normale, ma grazie all’elasticità
    caratteristica di tutto il corpo essa
    ha un’estensione doppia:
    in questo modo egli può piegare
    le articolazioni delle dita della mano
    sinistra in direzione laterale
    con grande facilità e rapidità.

    La natura deve aver concesso
    a Paganini una predisposizione
    fisica che l’esercizio ha poi condotto
    alla perfezione tecnica”.

    In definitiva un miracolo della natura
    piuttosto che un patto con il Diavolo!


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    Per leggere la biografia
    ed ascoltare la musica
    del violinista del diavolo
    cliccate qui.


    http://lottovolante.plnet.forumcommunity.net/?t=44011526



    Edited by Sad Calipso - 19/2/2011, 13:28
     
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5 replies since 18/2/2011, 20:50   6935 views
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