PREMIER LEAGUE 2014-15: la cronaca della stagione [FOTO]

I match clou: da Mou a Van Gaal è caccia al City

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    Tottenham ko 3-0.
    Al Chelsea bastano due minuti.


    Con un uno-due firmato Hazard-Drogba i Blues regolano la pratica Tottenham già nel primo tempo. Spurs pericolosi solo in avvio, ma poi è un dominio del Chelsea che dopo aver sbloccato la gara controlla per 70 minuti gli avversari e arrotonda nel finale con Remy.

    Se non c’è Costa, gioca Drogba. E segna...

    Se esce Drogba, entra Remy. E segna. E’ probabilmente anche in questa immagine la straordinaria forza del Chelsea 2014/2015. La corazzata Mourinho fa fuori anche il Tottenham, resta a +6 dal Manchester City e per la quattordicesima giornata consecutiva manda chiarissimi segnali di forza a tutta l’Inghilterra. In una serata iniziata male e potenzialmente molto pericolosa, i Blues piazzano il montante-gancio di pugilistica fattura al gagliardo e spavaldo Tottenham che, come per magia va a terra… e quando si rialza non è più lo stesso. E’ questa l’estrema sintesi del match e della serata: al Chelsea bastano due minuti per dettare ancora una volta la sua legge; e con 11 vittorie e 3 pareggi la marcia dei nuovi invincibili prosegue speditissima.


    LA CRONACA

    Non che il Tottenham non ci abbia provato. Anzi. Spavaldo e senza nulla da perdere i ragazzi di Pochettino sono partiti a mille e nel primo quarto d’ora hanno messo alle corde il Chelsea come ancora nessuno era riuscito in questa Premier. Ritmo forsennano, squadra alta e senza timori: è questa la ricetta con cui gli Spurs creano in 15 minuti 2 palle gol e un clamoroso incrocio dei pali colpito dalla zuccata di Kane. Il calcio e la sua profetica legge non scritta però fanno male ancora una volta e quando al 19 Hazard chiede e ottiene da Drogba l’uno-due dentro l’area che vale il vantaggio, il pugile Tottenham subisce il duro colpo. Passano appena due minuti e, senza pietà, arriva anche l’altro: a piazzarlo questa volta è direttamente Drogba. Insomma, un uno-due tremendo. Gli Spurs vengono stesi e quando si rialzano non sono semplicemente più gli stessi. I restanti 70 minuti sono infatti il racconto di una squadra in balia degli avversari che, senza infierire, controllano e pungono solo nel finale con il gol di Ramy. Il Chelsea detta legge.

    IL TABELLINO

    Chelsea (4-2-3-1): Courtois; Ivanovic, Cahill (46’ Zouma), Terry (c), Azpilicueta; Matic, Fabregas (77’ Mikel); Willian, Oscar, Hazard; Drogba. All: Mourinho

    Tottenham (4-2-3-1): Lloris; Chiriches, Fazio, Vertonghen, Davies; Bentaleb, Mason (58’ Paulinho); Lennon (58’ Chadli), Eriksen, Lamela (75’ Soldado); Kane. All: Pochettino

    Gol: 19’ Hazard, 21’ Drogba; 73’ Remy.

    Arbitro: Mike Dean

    Ammoniti: Matic; Chiriches.
     
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    City a valanga:
    l'Arsenal respira grazie a Sanchez.


    Il City travolge il Sunderland grazie a un super Agüero, Sanchez regala in extremis la vittoria all'Arsenal sul Southampton di Pellè.

    Arsenal-Southampton 1-0
    (89' Sanchez)

    E' Alexis Sanchez a salvare la baracca in casa Arsenal, proprio quando la figura del manager Arsene Wenger non era mai stata così in discussione. Il destro del cileno su assist di Ramsey a un minuto scarso dal novantesimo regala ai gunners tre punti e sesto posto, dopo una gara giocata per gran parte del tempo sotto ritmo dagli uomini di Wenger. Cambia tutto nel finale quando l'allenatore alsaziano azzecca le mosse e getta nella mischia Podolski e Giroud al posto di Welbeck e Oxlade-Chamberlain: da quel momento è assedio senza soluzione di continuità alla porta di Fraser Forster, migliore in campo all'Emirates Stadium. Il portierone ex Celtic si arrende solo alla conclusione del Niño Maravilla Sanchez dopo essersi superato sulle conclusione di Welbeck, Giroud, Ramsey e dello stesso cileno. Positiva la prestazione di Graziano Pellè, pericolo costante per la difesa londinese: peccato per una solare occasione da rete dilapidata dall'azzurro al minuto 13, con sinistro sparato oltre la traversa nonostante la posizione propizia.


    Sunderland-Manchester City 1-4
    (19' Wickham; 21', 71' Agüero, 39' Jovetic, 55' Zabaleta)

    Manchester City sontuoso allo Stadium Light, in barba alla tradizione negativa che vedeva gli sky blues sconfitti sistematicamente per 1-0 nelle ultime quattro trasferte sul campo dei black cats. Quattro gol stellari, un Kun Agüero in versione "fenomeno" e una difesa a tenuta stagna nonostante le assenze: questi gli ingredienti del successo della seconda forza della Premier League. Eppure la gita nel Tyne-and-Wear era iniziata sotto nefasti presagi per la banda Pellegrini: difesa ospite bucata centralmente da una palla filtrante e carambola tra Pablo Zabaleta e Wickham a originare il gol del vantaggio per il Sunderland. La risposta dei citizens non si fa attendere e Sergio Aguero, lasciato sul posto il diretto marcatore con dribbling superbo nello stretto, lascia partire una bordata dal limite imprendibile per l'ex compagno di squadra Pantillimon; lo show del Kun Aguero è appena cominciato. Al trentanovesimo la rimonta è servita: palla filtrante di Yaya Touré, assist di prima intenzione - colpo da maestro, in controbalzo ad aprire il piattone - di Agüero per l'accorrente Stefan Jovetic, abile a fuliminare Pantillimon con un sinistro implacabile. Nella ripresa c'è spazio unicamente per l'accademia del City con il cucchiaio magistrale di Pablo Zabaleta e la girata di Agüero su cross di James Milner a baciare il palo prima d'infilarsi in rete.

     
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    Impresa Newcastle:
    cade il super Chelsea di Mou.


    Dopo 23 partite senza sconfitte, il Newcastle supera 2-1 il Chelsea e mette fine all'imbattibilità stagionale. Decide una doppietta di Cisse, inutile il gol di Drogba. Per Mourinho St.James's Park ancora una volta stregato: il portoghese non ci ha mai vinto in carriera.

    Serviva un’impresa per fermare il super Chelsea di Mourinho e impresa è stata. A metterla in atto il tanto bistrattato – a inizio stagione– Newcastle di Alan Pardew. I Magpies tirano fuori un pomeriggio di sacrificio e cinismo, di abilità e fortuna, e nella classica giornata nata col piede giusto riescono così a mettere fine alla strepitosa corsa dei Blues fatta fino alle 13:45 si sabato 6 dicembre di 11 vittorie e 3 pareggi. Con Mikel al posto di Matic e con un Fabregas un po’ sottotono il Chelsea è apparso per la prima volta lento e prevedibile nella sua manovra, e un Newcastle perfetto per spirito e killer instinct ne ha saputo approfittare. Per Mourinho quindi, ancora una volta, è fatale la trasferta del St. James’s Park dove in carriera in Premier League non è mai riuscito a vincerci. I Magpies confermano invece la crucialità del mese di dicembre per le sorti della Premier League: un periodo dove i molteplici impegni ravvicinati posso confermare o riscrivere le gerarchie. Al Manchester City, più tardi, la possibilità di metterci del suo…


    LA CRONACA

    Il Chelsea, come se nel subconscio consapevole dei pericoli, opta per la più classica delle partenze sprint. Gli uomini di Mou vorrebbero infatti scegliere la strada in discesa per il pomeriggio, e per 20-25 minuti l’assedio – e le conseguenti barricate del Newcastle – è di quelli fortemente pericolosi. La resistenza dei Magpies però paga e, sul finale di tempo, pare anche regalare la consapevolezza agli uomini in bianco e nero che provare a pungere questo Chelsea sarebbe possibile. Con un Fabgreas sottotono, senza il perno fondamentale Matic e con un Cahill decisamente distratto il Chelsea non sembra essere infatti la stessa squadra spietata di sempre. E il cambio al minuto 53 di Pardew ne sottolinea i difetti. L’ingresso di una punta vera come Cisse al posto di Cabella regala ai Magpies velocità ma soprattutto un pericolo vero in area di rigore. E al senegalese bastano due minuti e il primo pallone toccato per dimostrarlo al mondo: cross da sinistra di Sissoko, liscione di Cahill e piattone da bomber consumato per il vantaggio Newcastle. Mourinho corre subito ai riparti e come contromisura sceglie Schurrle e Drogba. I minuti passano, l’assedio Chelsea si fa tanto più insistente quanto tremendamente orizzontale e su una palla recuperata a 10 dalla fine i Magpies puniscono ancora: Colback guida la ripartenza e fornisce il pallone per Sissoko che, cadendo – e forse cercando di tirare – serve di fatto Cisse per la doppietta. 2-0. Sembra fatta. Non lo è. O meglio, lo sarà…ma non così facilmente. Il secondo giallo di Taylor costa infatti una punizione su cui Drogba va in gol di testa e per 7 minuti di regolamentare più sei di recupero i Magpies si difendono tutti dentro l’area. Ma la giornata è di quelle buone e Eupalla aveva già forse deciso su quel palo pieno di Hazard sull’1-0. Tre punti al Newcastle… e il sogno di diventare i nuovi Invincibles, per il Chelsea, trova la sua brusca sveglia già a dicembre.

    IL TABELLINO

    Newcastle (4-3-3): Elliot (46’ Alnwick); Janmaat, Coloccini (c), S.Taylor, Dummett; Sissoko, Tiote, Colback; Ameobi (84’ Williamson), Perez, Cabella (53’Cisse). All: Pardew

    Chelsea (4-2-3-1): Courtois; Ivanovic, Cahill, Terry (c), Azpilicueta (67’Filipe Luis); Mikel, Fabregas; Willian (67’ Drogba), Oscar (61’ Schurrle), Hazard; Diego Costa. All: Mourinho

    Gol: 56’ e 79’Cisse; 83’ Drogba.

    Arbitro: Atkinson

    Ammoniti: Sissoko, Tiote; Schurrle, Diego Costa, Fabregas

    Espulso: Taylor.
     
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    Rimonta incompleta:
    Arsenal ko con lo Stoke.


    Al Britannia Stadium, i padroni di casa sono avanti di 3 reti all'intervallo: a segno Crouch dopo nemmeno 20 secondi, Bojan e Walters. Nella ripresa i Gunners tirano fuori l'orgoglio: accorciano Cazorla su rigore e Ramsey dopo un gol annullato allo stesso Bojan.

    “Wenger, grazie ma ora è il momento di dirsi addio”. Lo striscione che i tifosi dell’Arsenal hanno esposto un paio di settimane fa in casa del WBA testimonia il momento delicato che i Gunners stanno vivendo. A Stoke, ennesimo passo indietro dopo un paio di vittorie di fila che avevano fatto ben sperare, nonostante quella col Southampton fosse giunta solo all’89’. Per un tempo i londinesi non ci sono, e i padroni di casa fanno quello che vogliono: gran partita di Bojan, in rete con Crouch e Walters. Un disastro. L’entrata in campo di Welbeck rivitalizza parzialmente l’Arsenal: lanciare da titolare Giroud, punta più avanzata nel 4-2-3-1, è una mossa che non ha pagato. Così come è inaffidabile la difesa e vuoto di energie il centrocampo. La speranza arriva da Cazorla e Ramsey, che in due minuti accorciano clamorosamente le distanze dopo il teorico 4-0 annullato a Bojan. Ma l’ardore dell’Arsenal si spegne qui. E nella testa di Wenger, contestato da mesi da una corposa parte di tifoseria, stasera i ronzii non saranno molto leggeri.


    LA CRONACA

    Nemmeno il tempo di mettersi seduti in poltrona, che lo Stoke è già avanti: Walters dalla destra, rimpallo su Diouf e Crouch è lestissimo a battere Martinez da due passi. Per l’Arsenal è l’inizio di un primo tempo da calvario, anche se Giroud spreca quasi subito la palla del pari mettendo a lato di testa. Per il resto, la squadra di Wenger di idee ne ha pochine. Mentre i padroni di casa viaggiano che è un piacere. E vanno a segno altre due volte prima dell’intervallo, raddoppiando con una zampata di Bojan e triplicando con la botta sottomisura della bandiera Walters. L’entrata in campo di Welbeck nell’intervallo rivitalizza l’Arsenal. Sanchez colpisce un palo incredibile a porta vuota, poi Bojan rischia di chiuderla: altra conclusione alle spalle di Martinez, ma gol annullato per la presenza influente di Diouf davanti al portiere. Così, i Gunners da un momento all’altro si ritrovano nuovamente in partita: Cazorla realizza dagli 11 metri (trattenuta di Diouf su Flamini), Ramsey fa 2-3 al volo, da azione d’angolo. Ma poi l’Arsenal non concretizza più, e Begovic è strepitoso ancora su Cazorla: anche grazie a lui, la rimonta di Sanchez e soci è solo parziale.

    IL TABELLINO

    Stoke (4-2-3-1): Begovic; Bardsley, Shawcross, Muniesa (63’ Whelan), Pieters; Nzonzi, Cameron; Diouf (69’ Adam), Bojan (87’ Huth), Walters; Crouch. All. Hughes

    Arsenal (4-2-3-1): Martinez, Bellerin, Chambers, Mertesacker, Gibbs (92’ Campbell); Flamini, Ramsey; Oxlade-Chamberlain (46’ Welbeck), Sanchez, Cazorla; Giroud (63’ Podolski). All. Wenger

    Arbitro: Taylor

    Gol: 1’ Crouch (S), 35’ Bojan (S), 45’ Walters (S), 67’ rig. Cazorla (A), 70’ Ramsey (A)

    Ammoniti: Muniesa (S), Chambers (A)

    Espulso: Chambers (A)

     
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    Testa al Basilea:
    Liverpool frenato dal Sunderland.


    I Reds si arrestano dopo due successi consecutivi: ad Anfield la squadra di Rodgers non va oltre lo 0-0. Senza Balotelli e con un Gerrard a mezzo servizio (entra al 67’ ma non cambia la musica), i Reds creano poco contro un Sunderland votato alla difesa.

    E’ dura giocare e vincere quando la testa è già da un’altra parte...

    E’ ciò che è accaduto al Liverpool nel pomeriggio della 15° giornata di Premier League di fronte al Sunderland: la truppa di Brendan Rodgers è attesa dalla partita più importante della stagione, martedì contro il Basilea. Una vittoria permetterebbe ai Reds di continuare l’avventura in Champions League (al momento la classifica dice Basilea 6, Liverpool 4): troppo importante centellinare le forze in vista di quello scontro, che vale anche tanti milioni di euro. E allora lo 0-0 contro i Black Cats non può non passare in secondo piano. E’ vero, il Liverpool rallenta la corsa, fatta di due vittorie nelle ultime due partite (1-0 allo Stoke, 3-1 al Leicester), ma contro questo Sunderland, chiuso e per lunghi tratti remissivo, era oggettivamente difficile fare gol. Nemmeno l’ingresso di capitan Steven Gerrard, tenuto a riposo sino al 67’, ha cambiato la storia di un pareggio che sembrava già scritto.


    LA CRONACA

    Brendan Rogers conferma il trend delle ultime partite, schierando un Liverpool più solido che divertente: il primo tempo risulta così poco godibile, con una squadra che attacca, ma senza troppa convinzione, quella di casa, e un’altra che difende con 10 uomini. Quello del Sunderland infatti sarebbe un 4-1-4-1, ma di fatto solo Altidore rimane alto a sportellare con Toure e Skrtel. Emozioni? Pochine: al 23’ Lambert deposita alto di testa su cross di Lallana; due minuti dopo tocca a Coutinho, ma il suo destro sul primo palo non fa nemmeno il solletico a Pantillimon. Quando il brasiliano sembra accendersi, i Black Cats tirano ancora di più i remi in barca, limitandosi a cercare di non prenderle. Ritmi blandi e zero spunti. Il match riprende e i giri del match sembrano aumentare: soprattutto grazie a Jordi Gomez, capace spesso di andare via ai centrocampisti Reds e di creare qualche grattacapo in più a Mignolet. E’ Wickham però a provare due volte la conclusione nel giro di pochi secondi al 55’, senza fortuna. Il momentaccio passa e il Liverpool si rifa vedere dalle parti di Pantillimon: Lucas e Coutinho ci provano da fuori, ma la musica non cambia. E allora arriva il momento di Gerrard, buttato nella mischia al 67’ per Lallana, ma nemmeno l’ingresso del capitano inverte il trend. Al 77’ l’azione più bella della partita: Sterling parte dalla sinistra, salta tre uomini, serve Coutinho ma quest’ultimo spara addosso a Pantillimon. Il Liverpool si butta in avanti e rischia: all’81’ Mignolet dice di “no” a un tiro da fuori di Gomez. Il finale è un forcing alla porta del Sunderland, proprio sotto la Kop, ma il risultato non cambierà più.

    IL TABELLINO

    Liverpool (4-2-3-1): Mignolet, Johnson, Moreno, Toure, Skrtel, Lucas, Henderson, Coutinho (dal 78’ Markovic), Sterling, Lallana (dal 67’ Gerrard), Lambert. All. Rodgers

    Sunderland (4-1-4-1): Pantilimon, Vergini, Reveillere, O'Shea, Brown, Bridcutt, Larsson (dal 70’ Cattermole), Gomez, Johnson (dal 78’ Buckley), Wickham, Altidore (dal 70’ Alvarez). All. Poyet

    Arbitro: Swarbrick

    Ammoniti: Vergini, Lucas, Bridcutt, Buckley
     
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    Il City vince e avvicina il Chelsea:
    ma perde Aguero.


    Pur soffrendo e solo grazie a un rigore molto dubbio il City batte l'Everton 1-0 e si riavvicina a solo 3 punti dal Chelsea. Citizens però che perdono l'uomo-squadra Aguero dopo solo 3 minuti per un infortunio al ginocchio sinistro che lascia l'argentino in lacrime.

    Il bicchiere del Manchester City è mezzo pieno o mezzo vuoto? Mettiamola sulla filosofia.

    La notizie è questa: City batte Everton 1-0 e sale a -3 dal Chelsea capolista. Le altre news, però, non sono così positive: i Citizens lo fanno con una prestazione calcisticamente piuttosto deludente; lo fanno grazie a un penalty decisamente generoso e un miracolo di Joe Hart nel finale; ma soprattutto lo fanno consapevoli di aver perso – probabilmente per un po’ – il loro faro e trascinatore: Sergio Aguero. L’argentino – 14 gol in Premier e uomo-squadra del City in questa stagione nell’accezione più ampia e completa che possiate immaginarvi – va ko quasi subito per un problema al ginocchio sinistro che lo lascia in lacrime. Adesso il City dovrà affrontare la Roma senza Touré (squalificato), Kompany, Silva e lo stesso Aguero. Adesso il City è a -3 dal Chelsea e con un calendario teoricamente favorevole: Leicester, Crystal Palace, West Brom, Burnley, Sunderland gli impegni da qui al primo gennaio. Siete degli ottimisti o dei pessimisti? La risposta alla nostra domanda iniziale è tanto dentro di voi quanto nei giocatori del City.


    LA CRONACA

    Un primo tempo dove succede davvero di tutto, ma che trova il suo avvenimento principe dopo solo 3 minuti. Il Kun Aguero infatti finisce a sbattere contro lo spigoloso Besic. L’argentino resta a terra, va in lacrime, e non rientra più: è il ginocchio sinistro a tradire. Quello che doveva essere un pomeriggio di sorrisi – visto quando accaduto qualche ora prima a Newcastle -inizia così nel peggiore dei modi per Pellegrini che perde il trascinatore e si ritrova trascinato in una specie di corrida dove Mangala e Fernando rischiano di farsi cacciare per due interventi più consigliabili in una palestra di taekwondo che in un campo di calcio. Nel mezzo, un Everton spostatosi di qualche chilometro non certo per venire a fare la vittima sacrificale e un generosissimo rigore concesso da Mariner e trasformato da Yaya Toure. Nella ripresa il City parte forte, prova a cercare il gol che gli garantirebbe la sicurezza ma alla fine non sfonda. Pozo non è certo Aguero, e con il passare dei minuti la voglia di non rischiare prende il sopravvento… e l’Everton ne approfitta. A fare la partita sono infatti i Toffees. Eto’o suona la carica, Mirallas ci prova più volte, ma a far davvero paura è l’occasione d’oro di Lukaku: il diagonale volante a un quarto d’ora circa dalla fine è tanto potente quanto preciso, ma la risposta di Hart è strepitoso istinto. Il City si salva così allora con una prestazione poco calcio e tanto cuore. Champions League e campionato all’improvviso sono di nuovo lì alla portata.

    IL TABELLINO

    Manchester City: Hart; Zabaleta, Demichelis, Mangala, Clichy; Fernando, Yaya Toure; Navas (78’Lampard), Nasri, Milner; Aguero (3’ Pozo, dal 61’ Dzeko). All: Pelelgrini

    Everton: Howard; Baines, Distin, Jagielka (c), Hibbert; Coleman, Barry, Besic (55’ Barkley), Mirallas; Eto'o, Lukaku. All: Martinez

    Gol: 24’ rig. Yaya Toure.

    Arbitro: Marriner

    Ammoniti: Mangala, Fernando, Yaya Toure; Coleman, Barry.

     
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    José Mourinho
    perde e dà la colpa ai raccattapalle.


    Lo Special One ha dimostrato in più di un'occasione di non saper gestire bene le sconfitte e anche questa volta esagera: nonostante sia la prima partita persa in stagione, il tecnico deve trovare un colpevole e punta il dito contro pubblico e raccattapalle del Newcastle.

    Ogni settimana José Mourinho regala una perla di cui parlare. Fino a questo weekend si raccontavano i suoi successi, i punti che il Chelsea ha fatto, i risultati positivi ottenuti dalla squadra che non ha mai fatto peggio di un pareggio, né in campionato, né in Champions League. Questa volta, però, arriva la prima sconfitta stagionale anche per i Blues e ci può stare, perché mantenere l'impattibilità è un compito arduo per tutti, compreso il Chelsea leader della Premier League già dato per vincitore del titolo quando ancora non è finito il girone di andata (e una agenzia di scommesse è già arrivata a saldare le vincite in anticipo di coloro che avevano scommesso sul Chelsea). Eppure per lo Special One è quasi impossibile accettare di perdere, come sempre, e questa volta il capro espiatorio è al limite del surreale: per lui sono i raccattapalle. Mou ha protestato tantissimo, arrivando anche a gridare, e a un certo punto arriva anche l'accusa. "Avremmo voluto giocare di più il calcio, ma non è stato possibile perché sono successe un paio di cose di basso livello come la palla che scompare, la palla che non arriva, i raccattapalle che scappano… Questo tipo di situazioni purtroppo fanno ancora parte del gioco. Per giocare ti serve un pallone! A volte ce n'erano due, a volte nessuno. L'arbitro non può punire i raccattapalle che nascondono il pallone, o i tifosi che si tengono il pallone". E arriva anche una stoccata all'arbitro: "I minuti di recupero sono stati troppo pochi, anche se i nostri avversari avrebbero continuato ad agire in quel modo". In realtà i minuti di recupero concessi sono stati ben 6, allungati inoltre di 19". Pochi? Ironico il commento del collega avversario, Alan Pardew: "Mai successo nel nostro stadio. Anni fa si diceva che queste cose accadevano con Ferguson... Si vede che siamo passati all'epoca di Mourinho". Insomma, per Mourinho l'atteggiamento ogni volta è lo stesso: è sempre colpa di qualcun altro...

     
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    Il Manchester United
    espugna il St Mary's: è terzo!


    Terza sconfitta consecutiva per il Southampton dei record che in 2 settimane scivola fuori dalle prime quattro: vince lo United 2-1, doppietta di van Persie, inutile il ritorno al gol di Pellè. Red Devils che trovano così la quinta vittoria consecutiva e volano al terzo posto.

    Luis van Gaal non voleva assolutamente sentire parlare di momentum; il tecnico olandese sosteneva che per utilizzare una tale definizione le buone prestazioni dovrebbero essere sempre costanti. Ha ragione. Il suo United non è ancora una squadra costante e anche questa sera al St.Mary’s è stato ampiamente dimostrato. Eppure il dato statistico ci dice che grazie al 2-1 rimediato sul campo del Southampton, i Red Devils, dopo 15 giornate e nonostante l’avvio shock, sono terzi in classifica a -5 dal City e -8 dal Chelsea. Ma se non è momentum, è certamente una striscia positiva notevole, specie se consideriamo che arrivata con un’emergenza difensiva ormai marchio di fabbrica di questo United. Chi al contrario saluta i sogni di gloria è il Southampton che in sole 2 settimane è ributtato sulla terra da Aston Villa, City, Arsenal e ManU appunto: 1 punto in quattro giornate; tre sconfitte su tre con le big. Dal secondo al quinto in 15 giorni. Il sogno è finito; ora, comincia la parte più difficile: affrontare con nuovo spirito il ‘vero’ campionato.


    LA CRONACA

    A dir la verità poi i Saints stasera, a differenza delle sfide con City e Arsenal, non giocano nemmeno male. Anzi. Dominano a lunghi tratti per la prima ora di gioca. A scombussolare i piani di Koeman c’è però la follia difensiva di Fonte che, con un retropassaggio sciagurato (in stile Palacio in Inter-Udinese per intenderci) regala a van Persie – e a uno United sin lì super passivo – il gentile gol del vantaggio. Pellè – a secco per 592 minuti – ritrova la via delle rete con il classico gol da bomber d’area ma i Saints, tra la fine del primo tempo e l’inizio della ripresa, commettono l’errore di non punire i Red Devils. Long spreca due ghiottissime occasioni, Pellè lo imita… e quando dal nulla van Persie si inventa la seconda giocata della sua serata è ormai troppo tardi. Dagli sviluppi di una punizione velenosa calciata lunghissimo da Rooney l’olandese sbuca sul secondo palo e con un geniale tocco d’esterno passa nuovamente sotto le gambe di Forster. La reazione dello stanco Southampton, nel finale, è quasi nulla, e un cinico, fortunato, pragmatico Manchester United fa suo l’intero bottino. Domenica c’è il derby d’Inghilterra col Liverpool. E meglio di così non ci si poteva arrivare.

    IL TABELLINO

    Southampton (4-2-3-1): Forster; Clyne, Fonte, Yoshida, Bertrand; Davis, Wanyama; Long (79’ Mayuka), Tadic (69’ Hesketh), Mane; Pellè. All: R.Koeman

    Manchester United (3-4-1-2): De Gea; McNair (39’ Herrera), Smalling (17’ Evans), Rojo; Valencia, Fellaini, Carrick, Young; Mata (87’ Fletcher); Rooney, van Persie. All: van Gaal

    Gol: 12’ e 71’ van Persie; 31’ Pellè.

    Arbitro: Friend

    Ammoniti: Mane, Fonte; Rooney.

     
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    Hazard-Diego Costa:
    Chelsea ok col minimo sforzo.


    A Stamford Bridge, la capolista non esprime un gioco esaltante di fronte a un avversario organizzato e discretamente pimpante. Ma vince per 2-0 con un gol per tempo del belga e dello spagnolo, tenendo a distanza il Manchester City a cui basta un gol di Lampard.

    Il massimo risultato col minimo sforzo. Non è la prima volta, ed è anche così che il Chelsea è in testa al campionato sin dalla prima giornata. Hazard e Diego Costa stendono un Hull City brillante finché ne ha la possibilità, e poi frustrato dall’espulsione diretta dello sciagurato Huddlestone, peraltro già ammonito. Il gioco dei Blues non è entusiasmante. Stamford Bridge mugugna in più di un’occasione. Ma intanto, per Mourinho e i suoi arriva l’ottava vittoria casalinga su 8 gare disputate fin qui. Il distacco in classifica dal Manchester City inseguitore rimane dunque immutato: 3 punti di vantaggio per il Chelsea erano prima della giornata e 3 punti rimangono dopo il successo della squadra di Pellegrini a Leicester. Firmato peraltro dall’ex Frankie Lampard. Bando alla nostalgia, però: con una squadra così solida, Mourinho può davvero riportare al Chelsea un titolo che manca da ben 4 anni.


    LA CRONACA

    L’inizio dell’Hull City è da brividi: dopo 7 minuti Oscar centra da sinistra per Hazard, che va col terzo tempo e inzucca imparabilmente alle spalle di McGregor. Pare l’inizio di un dominio inevitabile dei Blues, ma pian piano gli ospiti prendono campo. E si rendono insidiosi con Aluko, che spreca una buona occasione sparando alto dal limite. Le Tigri attaccano pur senza creare pericoli veri, il Chelsea sonnecchia. E anche se Diego Costa ha tra i piedi un paio di palloni buoni in area, tutto ha il sapore della casualità. Anche nella ripresa, la squadra di Mourinho è poco pimpante e quella di Bruce propositiva. Livermore ci prova da fuori, dopo un bello scambio con Aluko: palla a lato per centimetri. L’espulsione di Huddlestone, che interviene in maniera scomposta sulla gamba di Filipe Luis, scoraggia però l’Hull City e Diego Costa ne approfitta, firmando il 2-0 su assist di Hazard. La gara finisce praticamente lì, con 20 minuti d’anticipo. Altri 3 punti, +3 confermato sul City, vincente a Leicester grazie all’ex blue Frank Lampard.

    IL TABELLINO

    Chelsea (4-2-3-1): Cech, Ivanovic, Cahill, Terry, Filipe Luis, Matic, Obi Mikel (82’ Ramires), Willian (80’ Schürrle), Oscar (78’ Drogba), Hazard, Diego Costa. All. Mourinho

    Hull City (5-3-2): McGregor, Elmohamady, Chester, Dawson (9’ Bruce), Davies, Robertson, Meyler, Huddlestone, Livermore, Jelavic (74’ Ramirez), Aluko (64’ Brady). All. Bruce

    Arbitro: Chris Foy

    Gol: 7’ Hazard, 68’ Diego Costa

    Ammoniti: Huddlestone (H), Meyler (H), Willian (C), Cahill (C), Bruce (H), Diego Costa (C), Chester (H). Espulso al 60’ Huddlestone (H)


    Leicester-Manchester City 0-1
    (40’ Lampard)

    Quinto successo consecutivo per il Manchester City. Il ruolino di marcia nudo e crudo parla di un momento assolutamente favorevole ai Citizens, ma nonostante la squadra di Pellegrini continui a tenere il ritmo del Chelsea e macinare punti, dal punto di vista del gioco gli Skyblues ancora non convincono. Sul campo del sempre più disperato Leicester – 2 punti nelle ultime 11 giornate, non vince dal 23 settembre – Il City si fa bastare un gol del sempre decisivo Frank Lampard, bravissimo a trasformarsi da bomber d’area e deviare in rete il pallone arrivato dalla bella serpentina di Nasri.
     
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    L'Arsenal
    risorge contro il Newcastle: 4-1.


    Gunners a due lunghezze dal quarto posto del West Ham grazie al netto successo sul Newcastle con le doppiette di Giroud, francese sempre a segno contro i Magpies, e Santi Cazorla nel giorno del suo trentesimo compleanno. A segno per il Newcastle, Ayoze Pérez.

    Con mezza squadra degente, Arsene Wenger scaccia qualche spettro grazie al suo pivot ritrovato prima dei termini, il centravanti francese Olivier Giroud, e la grande prova sostanziale del suo Arsenal fra le chiusure perfette del francese Mathieu Debuchy, che non giocava in Premier League da tre mesi e vi rientra da centrale adattato, la crescita esponenziale di Oxlade-Chamberlain, l'esattezza del fantasista cileno Alexis Sanchez, il timing di Santi Cazorla (spagnolo a segno due volte nel giorno del trentesimo compleanno) e la corsa del diciannovenne Héctor Bellern in sistematica accelerazione.


    LA CRONACA

    La line-up dell'Arsenal è falcidiata dagli infortuni di Koscielny, Monreal, Arteta, Wilshere, Ramsey, Diaby, Walcott e Mesut Özil (squalificato Calum Chambers), ma ci sono solo Gunners nella prima mezz'ora di gioco con la traversa iniziale di Mertesacker (il capitano stacca sul primo palo da corner) e il vantaggio dopo 15' quando un cross a giro di Sanchez chiama Olivier Giroud al terzo tempo sovrastando di testa Janmaat. Subito dopo un gol annullato a Welbeck per la carica su Janmaat prima del pallonetto vincente ad Alnwick: la punta della Nazionale inglese sfiora il raddoppio al volo, smarcato in area da un tocco delicatissimo di Sanchez, mentre il Newcsatle chiama Szczesny a sporcarsi i guanti su corner con una schiacciata centrale di Ameobi e il salvataggio di Gibbs in area piccola prima del tap-in di Gouffran. Il Newcastle aumenta i giri per la grande intensità di inizio ripresa a squadre subito allungate, ma l'Arsenal si affida alle ripartenze dei suoi velocissimi esterni e in 5 minuti (dal 54' al 58') chiude i conti con il primo gol di Santi Cazorla - una rete bellissima saltando Coloccini in inserimento su assist di Sanchez e battendo Alnwick con un bellissimo diagonale liftato sul mancino in angolo stretto – e la doppietta di Giroud che raccoglie di prima intenzione in area piccola un cross teso e perfetto di Ballerin. Il Newcastle prova subito a riaprire la partita con la torsione vincente di Perez da calcio piazzato di Colback, ma lo spagnolo Santi Cazorla la ri-chiude definitivamente al novantesimo trasformando in cucchiaio un calcio di rigore fischiato da Lee Mason per il fallo di Dummett su Welbeck.

    IL TABELLINO

    Arsenal (4-2-3-1) Szczesny; Bellerin, Debuchy, Mertesacker, Gibbs; Flamini, Oxlade-Chamberlain (90' Maitland-Niles); Santi Cazorla, Alexis Sanchez (86' Coquelin), Welbeck; Giroud (72' Podolski). All: Wenger

    Newcastle (4-2-3-1) Alnwick; Janmaat, Williamson, Coloccini, Dummett; Tiote, Colback; Gouffran, Ayoze Perez (82' Armstrong), Ameobi (56' Cabella); Cisse (56' Rivière). All: Pardew

    Arbitro: Lee Mason

    Gol: Giroud 15' e 58', Santi Cazorla 54' e rig. 88'; Ayoze Perez 63'

    Ammoniti: Ballerin, Oxlade-Chamberlain; Tioté, Janmaat
     
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    Cinismo e De Gea:
    Man.United 3, Liverpool 0.


    Rooney, Mata e van Persie regalano a Van Gaal la sesta vittoria consecutiva. Per il Liverpool è ancora notte fonda, anche se il vero protagonista di giornata è De Gea che salva lo United più volte e permette la scrittura di un risultato che non rispecchia la trama.

    Aprite la timeline di Twitter e provate a dare uno sguardo agli account football-satirici tra le 16:00 e le 16:30 di domenica pomeriggio; troverete fotomontaggi di ogni tipo e tweet del genere “De Gea would have saved Titanic” – (“De Gea avrebbe salvato il Titanic”). Eppure il risultato è un 3-0 netto, rotondo, senza storie. Il trucco c’è e si vede: David De Gea, appunto. Il portiere spagnolo del Manchester United per la seconda giornata consecutiva dopo Southampton decide di travestirsi da migliore in campo e, a suon di parate strepitose, permette al super-cinico ManU di Luis van Gaal di infilare la sesta vittoria consecutiva in Premier League. Come contro il Southampton i Red Devils sono ben lungi dall’aver convinto sul piano del gioco, ma trasformare in gol i tiri in porta è la tattica più semplice e vincente per aver successo in uno sport definito spesso come 'complicato'. E anche oggi lo United l’ha fatto alla grande. Una nota però, va concessa anche al Liverpool. I Reds giocano con ogni probabilità la loro miglior partita della stagione ma al momento la dura legge di Murphy pende sopra le loro teste: se qualcosa può andar male, lo farà. E così Sterling si mangia occasioni, De Gea si traveste da Superman e Mario Balotelli prende i legni o il portiere spagnolo. Insomma, il periodo per queste due squadre è evidente...


    LA CRONACA

    Come detto infatti il Liverpool parte meglio e gioca meglio, ma la differenza in questa disciplina la fanno i gol. Al minuto 12’ Sterling è messo davanti a De Gea da una gran palla di Lallana, ma l’inglese spara sul portiere spagnolo; ribaltamento, tunnel di Valencia ad Allen, palla a rimorchio, piatto di Rooney, gol. Il Liverpool si ritrova così ancora una volta sotto. Accusa. Reagisce. Si rimette in partita. Ma la legge di Murphy cui accennavamo e sempre lì, pronta a colpire. Sterling si fuma Jones con un gran movimento ma davanti a De Gea è nuovamente poco freddo. Passa qualche minuto, Young crossa, van Persie spizza, Mata mette dentro. L’ex Chelsea è in fuorigioco di un metro, ma il guardalinee non vede. Dicevamo?...In avvio di ripresa e con lo scorrere dei minuti gli episodi della gara raggiungono quasi il grottesco. Lo United è abilissimo a difendersi e provare a ripartire ma dietro è tutto fuorché una squadra super-solida. Evans prova a far riaprire la partita a Sterling con un retropassaggio da terza categoria, ma l’attaccante del Liverpool, dopo aver provato a dribblare De Gea, gli spara addosso senza successo. In campo c’è anche Balotelli, rientrato dopo 6 turni di stop causa infortunio. L’italiano si mette in mostra, è voglioso, va a botta sicura su un bell’assist di Sterling, ma le mani di san De Gea deviano sulla traversa.

    IL TABELLINO

    Manchester United (4-2-3-1): De Gea; Valencia, Jones (89’ McNair), Evans, Young; Carrick, Fellaini; Mata, Rooney (77’ Falcao), Wilson (71’Herrera); van Persie. All: van Gaal

    Liverpool (4-5-1): Jones; Johnson (25’ Toure), Skrtel, Lovren, Moreno (69’Markovic); Henderson, Allen, Gerrard, Coutinho, Lallana (46’ Balotelli); Sterling. All: Rodgers

    Gol: 13’ Rooney; 40’ Mata, 72’ van Persie.

    Arbitro: Atkinson

    Ammoniti: Fellaini, Jones, Evans, Rooney; Allen, Balotelli, Gerrard.

     
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    Manchester United:
    la cura van Gaal funziona, serviva pazienza.


    Crystal Palace, Arsenal, Hull City, Stoke City, Southampton e Liverpool: il Manchester United inanella contro i Reds la sesta vittoria consecutiva e risale fino al terzo posto in Premier League alle spalle del Manchester City, che l’ha battuto nel derby di inizio novembre (ultimo passo falso della squadra di van Gaal), e del Chelsea capolista, ma non più così inarrivabile dopo il clean sheet di Sunderland e la sconfitta di Newcastle. Ricordate i 193 milioni di euro spesi in estate dalla dirigenza del Manchester United per gli acquisti di Angel Di Maria (75 mln.), Luke Shaw (37,5), Ander Herrera (36), Marcos Rojo (20), Daley Blind (17) e Radamel Falcao (7,6 di prestito oneroso)? E le critiche piovute subito sul nuovo tecnico, il “mentalista” olandese Louis van Gaal, per la sconfitta casalinga al debutto con lo Swansea e la clamorosa eliminazione dalla Capital One Cup per mano del Milton Keynes Dons (club ti terza serie inglese) con un severissimo 4-0? Il Man United ha vinto la prima partita di campionato alla quarta giornata perdendone 3 (e pareggiandone 4) nelle prime 10, poi la Devils renaissance con 6 vittorie consecutive, 13 gol fatti e solo 3 subiti. Non bastasse, il “ritorno” di Robin van Persie - che dopo tante polveri bagnate, ha segnato 4 gol nelle ultime due settimane, 3 nelle ultime 2 partite - i solidissimi termini offensivi di capitan Rooney dopo la maxi-squalifica e una soluzione difensiva ancora tutta in divenire (fra cambi di modulo e riadattamenti interpretativi), eppure già salda. Il tutto senza Radamel Falcao che non gioca titolare dal 5 ottobre, falcidiato dai problemi fisici. Il “mentalista” aveva professato pazienza e a medio termine aveva ragione lui, perché così si va in Champions League… E vietato soffrire di vertigini.

     
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    Thierry Henry
    lascia il calcio: farà il commentatore tv.


    L’attaccante francese dice basta a 37 anni, è nato il 17 agosto 1977: d’ora in poi farà l’opinionista per Sky Sports in Inghilterra. Il francese dà l’addio al calcio dopo 20 anni tra i professionisti. In carriera ha giocato 917 partite e realizzato 411 gol...

    Dopo vent’anni di una carriera straordinaria, Thierry Henry ha deciso di appendere le scarpe al chiodo. Nella sua testa l’idea maturava da tempo e qualche giorno fa aveva praticamente rivelato che a breve avrebbe dato l’annuncio sui suoi programmi futuri. Che non prevederanno più scarpe con i tacchetti, maglietta e pantaloncini, ma cuffie e microfono. Farà il commentatore tv per Sky Sport. Il calcio, ovviamente, resterà la sua vita. Perché se sei (stato) Thierry Henry calciatore lo resti per sempre. Ora i suoi compagni di squadra saranno Gary Neville, Jamie Carragher e Jamie Redknapp, come lui ex calciatori e come lui opinionisti di Sky Sports Uk, la squadra di cui Titì entrerà a far parte dall’inizio del 2015. "Dopo 20 anni ho deciso di andare in pensione - ha scritto il francese su Facebook -. E' stato un viaggio incredibile e voglio ringraziare tutti i miei fans, i compagni di squadra e tutte le persone con cui ho lavorato durante le mie esperienze con Monaco, Juventus, Arsenal, Barcellona e Red Bulls di New York oltre che nella nazionale francese. Ho tanti ricordi molto felici che porterò sempre con me, ma adesso è tempo di iniziare un nuovo percorso”. Miglior marcatore della storia della Nazionale francese con 51 gol, unico giocatore insieme a Messi ad aver vinto la Scarpa d’Oro per due anni di fila, nel 2004 e nel 2005, Thierry Henry ha conosciuto il grande calcio con la maglia del Monaco, è diventato grande con l’Arsenal, ha vinto con il Barcellona e poi ha insegnato calcio negli Stati Uniti. In mezzo, anche una piccola parentesi in Italia, con la Juventus. Con la Francia, però, i suoi successi più importanti: il Mondiale del 1998, l’Europeo del 2000 e la Confederations Cup del 2003. Tutto questo è stato Thierry Henry, uno che al calcio mancherà tantissimo...

     
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    City senza punte
    ma Silva e Touré mandano ko il Palace.


    Quinta vittoria consecutiva in campionato per la squadra di Pellegrini che nonostante le pesanti assenze in attacco batte 3-0 il Crystal Palace. 3 tiri in porta e tre gol, doppietta per Silva e gol finale di Yaya Touré e aggancio in vetta al Chelsea di Mourinho.

    Il Chelsea di Josè Mourinho si aspettava forse un regalo di Natale dal Manchester City, vista la completa assenze di attaccanti nella rosa di Manuel Pellegrini. Niente regali però dai citizens che ottengono la loro quinta vittoria consecutiva in campionato battendo 3-0 un Crystal Palace bello solo nel primo tempo. Non che il City non abbia fatto fatica, considerando i tiri in porta del primo tempo (0) ma la squadra dell’Ingeniero conferma ancora una volta la sua solidità difensiva ritrovata e il suo stato di forma (nonostante le molteplici assenze) che rende ancora più emozionante la lotta per il titolo.


    LA CRONACA

    Prima frazione di gioco molto intensa con il City che fa la voce grossa sulle corsie laterali, ma non riesce ad entrare in area con facilità. Ci provano Nasri e Touré ma i loro tentativi dalla distanza non portano l’effetto sperato. Anche il Crystal Palace ha le sue occasioni ma Hart è attento su Jedinak mentre Campbell non è preciso sotto porta. L’ultima chance del primo tempo è per David Zabaleta, ma l’argentino manda a lato dopo il fantastico servizio di Yaya Touré. L’avvio di ripresa è tutto del City e dopo 4 minuti arriva il vantaggio con David Silva (deviazione di Dann) che firma l’1-0 su assist di Zabaleta, che era entrato in area da destra. Qualche minuto più tardi arriva anche il raddoppio, sempre con David Silva che gira in rete sull’assist di Kolarov. Nel finale spazio anche per il quinto gol di Yaya Touré che realizza il tris in contropiede.

    IL TABELLINO

    Manchester City (4-4-2): Hart; Zabaleta, Demichelis, Mangala, Kolarov; Jesús Navas, Yaya Touré, Nasri (89’ S.Sinclair); Milner (82’ Fernando), David Silva (69’ Lampard). All. Pellegrini

    Crystal Palace (4-3-3): Speroni; Kelly, Dann, Hangeland, J.Ward; Jedinak, Ledley (90’ Bannan), McArthur; Puncheon (84’ Thomas), Bolasie, F.Campbell (67’ Zaha). All. Warnock

    Gol: 49’ e 61’ David Silva (M), 81’ Yaya Touré (M)

    Arbitro: Phil Dowd 7

    Ammoniti: 36’ Kolarov, 41’ Puncheon Espulsi: nessuno

     
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    L'Aston Villa
    rallenta la corsa del Man.United.


    Nonostante 25 minuti di superiorità numerica per l'espulsione di Agbonlahor i Red Devils non vanno oltre l'1-1 al Villa Park: vantaggio di Benteke nel primo tempo, risposta di Falcao nella ripresa. Si ferma così a 6 la striscia di vittorie consecutive del Manchester United.

    Fine della corsa. La striscia iniziata ai primi di novembre dopo la sconfitta col Manchester City si chiude alla vigilia di natale. Il Manchester United si ferma a sei successi consecutivi e, sul campo dell’Aston Villa, deve accontentarsi di un pareggio. Un punticino tutto sommato giusto. I Red Devils anche oggi non convincono, ma a differenza delle zampate decisive trovate nei 6 turni precedenti questa volta si devono arrendere a un Aston Villa troppo voglioso di ritornare a far punti (specie dopo le 7 sconfitte consecutive rimediate in passato nei match giocati contro i Red Devils). Un pari che ridimensiona immediatamente chi, con azzardo – leggasi Wayne Rooney – in settimana aveva parlato di titolo. Quella è una questione a due. Questo ManU, invece, progredendo nel gioco e trovando più solidità dietro, dovrà puntare a un piazzamento Champions League ampiamente alla portata.


    LA CRONACA

    Valencia, Young, Mata, Rooney, van Persie e – finalmente –Radamel Falcao. Luis van Gaal non risparmia certo gli uomini di natura offensiva nel suo ormai super-cervellotico e trasformista Manchester United. I primi due della lista gli esterni della difesa a quattro, Rooney centrocampista di impostazione, Mata tra le linee e le due punte davanti. Sulla carta tutto bene, ma il campo è altra cosa. Lo United opera infatti una manovra lenta e sterile e il 73% palla al momento del gol di Benteke dimostra ancora una volta come questo dato nel calcio non conti davvero nulla. Il belga è infatti bravissimo a sfruttare il primo vero tiro in porta dell’Aston Villa e con uno splendido sinistro a giro consente ai suoi di portarsi avanti. Un vantaggio gestito dall’Aston Villa con relativa tranquillità per tutto il primo tempo e una ripresa che, senza il gran salvataggio di De Gea ancora su Benteke avrebbe anche potuto mettersi meglio. Ma lo United proprio dall’ennesimo gran intervento del suo portiere trova la scossa e dalla discesa di Young a sinistra trova un cross che Falcao converte in rete con uno splendido stacco aereo alla sua maniera. Il ManU a quel punto trova 10 minuti di fuoco culminati con l’espulsione di Agbonlahor per un intervento in ritardo su Young. Ma l’Aston Villa da un rosso forse esagerato trova le forze per fare quadrato e, il Manchester United, al contrario, torna a fare girare troppo e mettere meno pressione. Insomma, alla fine è un punto a testa.

    IL TABELLINO

    Aston Villa (5-3-2): Guzan; Lowton, Okore, Vlaar (c), Clark, Cissokho (80’Bacuna); Sanchez, Delph, Weimann (80’ N’Zogbia); Agbonlahor, Benteke. All: Lambert

    Manchester United (4-2-2-2): De Gea; Valencia (74’ Wilson), Jones, Evans, Young; Carrick, Fletcher (46’ Blackett); Mata, Rooney; van Persie (61’ Di Maria), Falcao. All: van Gaal

    Gol: 18’ Benteke; 53’ Falcao.

    Arbitro: Mason

    Ammoniti: Guzan; Blackett. Espulso: Agonlahor.
     
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