PREMIER LEAGUE 2014-15: la cronaca della stagione [FOTO]

I match clou: da Mou a Van Gaal è caccia al City

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    Il City non sa più vincere:
    col QPR è solo 2-2.


    E' una doppietta di Aguero a salvare un Manchester City in crisi di gioco e di risultati. Il Chelsea vola a +8.

    Questa volta non è solo la Champions League. Questa volta, il Manchester City, il suo momento negativo, se lo porta dietro anche in Premier League. Nel sabato dell’ennesima prova di forza del Chelsea quella che arriva da Loftus Road ha tanto il segnale di una resa. Il City infatti, con una prova parecchio sottotono e una chiara involuzione dal punto di vista del gioco – e non solo – non riesce ad andare oltre il 2-2 contro il gagliardo QPR. Ma c’è di più. Nel pareggio che consente al Chelsea di scappare a +8 il punticino va quasi stretto ai Guardiani della Regina che per 2 volte avanti sono stati beffati solo dal talento di quell’Aguero che, in questo momento, è l’unico a tenere a galla la barca di Pellegrini. Ride di nuovo, José Mourinho.


    LA CRONACA

    Dopo un’illusoria partenza i limiti del City vengono fuori quasi subito. Il ritmo, l’intensità e la voglia del QPR bastano per mettere in difficoltà la manovra di una squadra lenta e senza idee. Ed è così allora che si scatena la forza di un QPR che spinto da un caldissimo Loftus Road fa capire che il pomeriggio del City sarà parecchio complicato. In un minuto infatti prima Austin segna di testa – annullato per fuorigioco – e dagli sviluppi della goffa punizione di Joe Hart (tocca due volte involontariamente ma anche battuta da solo e non a due come vorrebbe la regola) mette dentro il piattone. Lo stadio si infuria ma la terza chance qualche minuto dopo è quella buona: Isla trova il filtrante, Austin va sul filo del fuorigioco e tanti saluti. Nel City c’è però Aguero a tenere alto il morale e dal lancio di Mangala l’argentino con una giocata delle due trova il pari. Insomma, facendo pochissimo il City va a riposo sul pareggio… ma è un risultato che serve poco. Nella ripresa così i Citizens provano a partire forte ma la buona fase di spinta non porta altro che 3 palloni insidiosi non conclusi in rete. Ed così allora che a un quarto d’ora dalla fine ancora Austin si traveste anche da uomo assist e col cross perfetto dalla destra serve a Zamora il pallone del 2-1. Il City si butta avanti ma la reazione confusa è risolta ancora una volta da Aguero che, in solitaria, salta Green ed evita il rientro dell’intera truppa difensiva del QPR. E’ 2-2, ma il finale concitato e la sorta di semi-assalto nel recupero non porta il gol della vittoria. Sarebbe stata una nuova beffa per il QPR e, dopo quella di metà ottobre col Liverpool, non l’avrebbe proprio meritata.

    IL TABELLINO

    QPR (4-4-2): Green; Isla, Caulker, Dunne, Suk-Young; Vargas, Sandro (46’ Barton), Henry, Fer; Zamora. All: Redknapp

    Manchester City (4-2-2-2): Hart; Sagna, Clichy, Demichelis, Mangala; Fernando, Fernandinho (64’ Dzeko, dal 66’ al suo posto Lampard); Nasri, Navas; Yaya, Aguero. All: Pellegrini

    Gol: 20’ Austin, 75’ Zamora; 32’ e 83’ Aguero.

    Arbitro: Mike Dean

    Ammoniti: Sandro, Isla, Dunne, Vargas; Nasri. Sagna
     
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    2-1 Swansea:
    Arsenal ancora rimontato.


    Alexis Sanchez illude con il gol del momentaneo vantaggio al 63', ma i Gunners si vedono recuperati nel giro di 3' da Sigurdsson e Gomis. Lo Swansea sale a quota 18 in classifica e aggancia il West Ham al quarto posto scavalcando anche lo stesso Arsenal.

    Cinque giorni dopo, un'altra rimonta...

    Dopo il clamoroso pareggio in Champions contro l'Anderlecht, che ha visto l'Arsenal pareggiare 3-3 dopo essere stato in vantaggio per 3-0, la formazione di Wenger riceve un trattamento ancora peggiore in campionato nella trasferta al Liberty Stadium contro lo Swansea: il gol di Alexis Sanchez illude solamente la rincorsa al terzo posto dei Gunners, prontamente stroncata dal terribile 1-2 firmato da Sigurdsson e Gomis. Se l'Arsenal affonda così nei suoi problemi di continuità in Premier rispecchiati da una classifica che langue in maniera pesante (-12 dalla vetta tenuta dal Chelsea e ancora -4 dalla zona Champions), lo Swansea si dimostra squadra durissima da affrontare tra le mura amiche anche per una grande del calcio inglese: la formazione di Garry Monk mette in archivio la quarta vittoria su 6 gare interne disputate e risale al 4° posto, agganciando il West Ham a quota 18.


    LA CRONACA

    La partita si apre su ritmi da sonnifero: lo Swansea fa densità nella propria metacampo attendendo la manovra dell'Arsenal, che stenta a svilupparsi nei pochi spazi lasciati dalla formazione di casa. I gallesi colpiscono in ripartenza prima con Montero e poi con Emnes, ma sul finire del primo tempo emerge la qualità tecnica dei Gunners, che mettono paura a Fabianski con Welbeck, Ramsey e un colpo di testa di Mertesacker allo scadere del primo tempo. Nella ripresa, sotto un violento acquazzone, l'Arsenal sembra in grado di prendere in mano la partita, e si illude quando, al 63', Sanchez gonfia la rete raccogliendo un assist al bacio di Welbeck, pescato splendidamente da Cazorla. Lo Swansea reagisce però con carattere e nervi, spreca un'occasione ghiotta con Bony e agguanta il pareggio al 75' con una punizione spettacolare di Sigurdsson: l'islandese, nell'unico spunto di una partita per il resto opaca, beffa Szczesny mettendo all'incrocio dei pali con una pulizia tecnica spaventosa. Il momento è favorevole alla formazione di casa, Monk sguinzaglia il francese Gomis, e il francese lo ripaga alla prima azione: ennesima discesa sulla sinistra di Montero che si beve Chambers, traversone preciso per l'inserimento dell'ex-Lione che, di testa, mette in fondo al sacco siglando il suo primo gol della carriera in Premier League. Nel concitato finale il manager francese Arsene Wenger cerca il tutto per tutto inserendo anche Walcott e Wilshere, ma la manovra dell'Arsenal rimane imprecisa e disordinata, con l'ammonizione per uno scatto d'ira di Sanchez che fotografa alla perfezione lo stato d'animo della squadra.

    IL TABELLINO

    Swansea City (4-2-3-1) - Fabianski; Rangel, Bartley, Williams, Taylor; Ki, Carroll (dall'87' Britton); Emmes (dal 67' Barrow), Sigurdsson, Montero; Bony (dal 76' Gomis). All: Monk

    Arsenal (4-2-3-1) - Szczesny, Chambers, Mertesacker, Monreal, Gibbs; Ramsey (dal 79' Walcott), Flamini (dal 79' Wilshere); Oxlade-Chamberlain, Alexis, Cazorla; Welbeck. All: Wenger

    Reti: 63' Sanchez, 75' Sigurdsson, 78' Gomis.

    Ammoniti: 37' Taylor, 41' Ki, 45'+1 Ramsey, 50' Williams, 55' Mertesacker, 62' Chambers, 63' Carroll, 74' Gibbs, 86' Sanchez, 90' Barrow.
     
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    2-0:
    il Chelsea dei record vince passeggiando.


    I Blues di Josè Mourinho superano con estrema facilità il WBA con reti di Diego Costa e Hazard: ospiti in inferiorità numerica dal 29’ per l’espulsione di Yacob. I londinesi proseguono la loro marcia inarrestabile come testimoniano dei numeri impressionanti.

    Se la concorrenza stenta, il Chelsea macina record e per ora non trova ostacoli nella sua trionfale cavalcata.

    I 32 punti messi in cassaforte dopo 12 partite raccontano una supremazia disarmante: il primo Chelsea del portoghese (vincitore del titolo con 95 punti) non era stato capace di tanto, così come l’anno seguente quando si fermò ad “appena” 31 punti (campionato poi vinto con 91). Nemmeno l’Arsenal degli “invincibili” (2003-2004) aveva realizzato uno score simile e da questa riflessione emerge come l’unica avversaria dei Blues, oltre al Chelsea stesso, sembra essere la storia. Il possesso palla mette in perenne imbarazzo i Baggies, con Diego Costa, Eden Hazard, Cesc Fabregas e Oscar semplicemente fuori portata. Dall’espulsione in poi, il match diventa una pura esibizione anche se i Throstles difficilmente sarebbero stati in grado di cambiare un destino già scritto. D’altronde la seconda stagione di Mourinho regala storicamente la conquista del campionato. E in Champions chissà…


    LA CRONACA

    Partita a senso unico. Hazard, Fabregas e Oscar dialogano nello stretto in area e per Foster si preannuncia un tiro al bersaglio. Un cross con il contagiri di Oscar diventa preda di Diego Costa che, appostato a centro area sul filo del fuorigioco, stoppa di petto e insacca. Hazard serve Oscar che conclude dal limite per esaltare Foster. Diego Costa fallisce il raddoppio su traversone di Ivanovic dalla destra. Poco male perché Hazard, su corner battuto da Fabregas, sorprende sul suo palo Foster complice una deviazione. Yacob interviene duramente su Diego Costa: Mason, severo, estrae il rosso diretto. Oscar ci prova di tacco, Fabregas illumina, così come Hazard che manda in porta Diego Costa, fermato dal generoso Foster. Nella ripresa, Matic spreca al volo e Foster si ripete anche su Terry. Il possesso palla del Chelsea irride il WBA mentre Foster priva ancora Hazard del 3-0.

    IL TABELLINO

    Chelsea (4-2-3-1): Courtois; Ivanovic, Cahill, Terry, Azpilicueta; Matic, Fabregas; Willian (86’ Ramires), Oscar (79’ Remy), Hazard; D. Costa (83’ Drogba). All: Mourinho

    West Bromwich Albion (4-4-1-1): Foster; Wisdom, Dawson, Lescott, Baird (68’ Gamboa); Dorrans (87’ Morrison), Yacob, Gardner, Brunt; Sessegnon; Berahino (79’ Anichebe). All. Irvine

    Gol: 12’ Diego Costa, 25’ Hazard (C)

    Arbitro: Lee Mason

    Ammoniti: Willian (C)

    Espulsi: Yacob (W) per un intervento con vigoria sproporzionata

     
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    Jovetic-Touré:
    il City rischia ma supera lo Swansea.


    Dopo il vantaggio di Bony in avvio, l'ex Viola e il solito Yaya ribaltano il risultato.

    Il Manchester City batte 2-1 lo Swansea e tiene il passo del Chelsea, se così si può dire visto che il distacco resta di 8 punti tra la prima e la terza (2° c'è il Southampton). Vantaggio degli ospiti con Bony, che sfrutta una dormita collettiva della difesa in maglia azzurra e porta avanti i suoi dopo 8'. Impatta Stefan Jovetic al 18', poi il solito Yaya Touré mette la firma sul successo della formazione di Pellegrini, che tiene il passo della capolista.


    LA CRONACA

    Ci vuole poco allo Swansea per sbloccare la partita.

    All'8' la difesa del City dorme su una palla filtrante in area sulla quale si avventa Bony (miglior marcatore in Premier del 2014), che col destro fa secco Hart senza troppe difficoltà. La reazione del Manchester è quasi immediata e Jovetic rimette le cose a posto dopo soli 10'. Cross dalla destra di Navas per l'ex Fiorentina, che sotto porta col destro realizza la rete dell'1-1. Dopo il pari il City staziona con continuità nella metà campo avversaria e va più volte vicino al gol. Ci prova Aguero ma Fabianski è bravo a deviare; ci prova anche Clichy ma il portiere ospite è nuovamente svelto a toccare quel tanto che fa terminare la palla sul palo. Nel finale ancora un paio di spunti di Jovetic, parso particolarmente in palla, ma il primo tempo finisce 1-1. Stesso copione nella ripresa: parte bene lo Swansea, con Bony che serve Montero in profondità ma Hart è bravo a uscirgli sui piedi e sventare la minaccia. Dopo di che è solo Manchester, almeno fino ai minuti finali: Aguero va vicinissimo al gol con un destro dal limite poi Touré diventa protagonista. Prima si vede parare il tiro da Fabianski, poi lo buca dopo un'azione travolgente lanciata da un meraviglioso colpo di tacco in area di Fernandinho. Lo Swansea trotterella per tutto il secondo tempo, con il City che legittima il risultato infilando una serie di occasioni che potrebbero rimpinguare il punteggio. Nel finale però doppio pericolo per la porta di Hart. All'85' ospiti vicinissimi al pari con Gomis che, solo davanti all'estremo difensore di casa, calcia sul fondo. Nel recupero poi una punizione battuta da Shelvey e deviata dalla barriera rischia di beffare Hart. Con questo successo la squadra di Pellegrini resta terza con 8 punti di distacco dal Chelsea. Swansea troppo arrendevole dopo aver subito il secondo gol.

    IL TABELLINO

    Manchester City (4-4-1-1): Hart; Zabaleta, Kompany, Demichelis, Clichy; Navas, Fernandinho (88' Fernando), Yaya Touré, Nasri (79' Milner); Jovetic (70' Lampard), Aguero. All. Pellegrini.

    Swansea (4-2-3-1): Fabianski, Rangel, Bartley, Williams, Taylor; T. Carroll (68' Shelvey), Ki Sung-Yueng, Dyer (77' Barrow), Sigurdsson, Montero (79' Gomis); Bony. All. Monk

    Arbitro: N. Swarbrick

    Gol: 8' Bony (S), 18' Jovetic (M), 62' Yaya Touré (M).

    Ammoniti: Bartley (S), Kompany (M), Demichelis (M).
     
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    Domina l'Arsenal:
    vince il Manchester United.


    Un'autorete di Gibbs e il raddoppio in pallonetto di Rooney regalano ai Red Devils, falcidiati dagli infortuni difensivi, un'insperata vittoria all'Emirates: lo United batte l'Arsenal 2-1 doppo 100 intensissimi minuti per gli infortuni di Shaw, Wilshere e Szczesny.

    Squadre falcidiate dagli infortuni: Koscielny, Debuchy, Diaby e Ozil assenti per l'Arsena di Arsene Wengerl; Louis van Gaal è invece costretto a schierare, con Smalling nella linea difensiva a tre, i semi-esordienti Paddy McNair (1995) e Tyler Blackett (1994) per le defezioni di Rojo e Daley Blind. Primo tempo a reti bianche,ma di un'intensità rara (per l'Italia...) con tutte le transizioni saltate già a metà parziale e De Gea provvidenziale in uscita sullo scatenato Oxlade-Chamberlain, il migliore dei primi 45', e sulle conclusioni di Chambers e Jack Wilshere. Ci prova anche Welbeck di tacco di testa e insomma nel primo tempo i Gunners fanno fuoco nonostante con due strepitose giocate di Di Maria - sinistro a giro a lambire il palo e progressione in slalom da metà campo con Chambers perfetto a chiudere la diagonale difensiva su Wayne Rooney - come unici break per lo United.


    LA CRONACA

    La ripresa inizia con lo stesso copione perché Welbeck salta netto McNair e De Gea gli chiude lo specchio sul primo palo, poi Fellaini sbaglia un facile appoggio in mediana e in due tacchi l'Arsenal èancora in area, ma qui iniziano i guai per i Gunners perché un tackle durissimo di McNair affonda nella caviglia di John Wilshere e al 56' lo United passa in vantaggio: cross da destra di Young, Szczesny e Gibbs si scontrano indisturbati a centro area, Valencia sbaglia il tiro-cross da sinistra e colpisce sulle gambe lo sfortunato Gibbs per la peggiore delle autoreti. Anche l'estremo difensore Szczesny esce infortunato per una contusione alle coste, debutta in Premier League il portiere classe 1992 (ex-Independiente e Sheffield) Damian Martinez e ricomincia l'assedio dell'Arsenal con le ultime parate di De Gea su Alexis Sanchez e Santi Cazorla. Il finale è ancora intensissimo: il Manchester United fa schermo solo sul portatore di palla con dieci maglie nella sua metà campo e colpisce in contropiede all'85': Fellaini apre in verticale per Di Maria che, defilato, tocca per Rooney: stop a seguire, lob vincente su Martinez e uncolpo di scure sui Gunners dopo tanto assedio alla porta di De Gea. Sono addirittura 8 i minuti di recupero decisi dall'arbitro Mike Dean per gli infortuni di Szczesny e Wilshere: Di Maria spreca il tris sbagliando lo scavetto su Martinez, solissimo in area sul contropiede di Wayne Rooney; il francese Olivier Giroud piega, in girata sinistro controbalzo, il polso di De Gea al 95esimo. Il centravanti francese era entrato per l'ultimo quarto d'ora di forcing e con un mese di anticipo sulla tabella di recupero post rottura della tibia ad agosto: oggi non basta, ma la cenerentola di Wenger ritrova almeno il suo principe azzurro nell'area di rigore.

    IL TABELLINO

    Arsenal
    (4-2-3-1) Szczesny (60' Martinez); Chambers, Mertesacker, Monreal, Gibbs; Arteta, Wilshere (55' Cazorla); Oxlade-Chamberlain, Ramsey (75' Giroud), Alexis Sanchez; Welbeck. All: Wenger

    Manchester United (3-4-3) ): De Gea; Smalling, McNair, Blackett; Valencia, Carrick, Fellaini, Shaw (15' Young; 88' Fletcher); Di Maria, Rooney, van Persie (75' Wilson). All: van Gaal

    Gol: aut. Gibbs 56', Rooney 85', Giroud 90+5

    Arbitro: Mike Dean

    Ammoniti: Cazorla, Chambers, Giroud

     
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    Liverpool:
    spogliatoio contro Rodgers, "Favorisce Balotelli"


    Secondo il tabloid "Sunday Mirror" i giocatori dei Reds non sono soddisfatti delle scelte del tecnico gallese Brandan Rodgers che continua a dare spazio all'ex attaccante del Milan nonostante il suo rendimento scarso: "C'è un crescente senso di frustrazione".

    Mario Balotelli diventa sempre più un caso. Dopo i ripetuti attacchi della stampa per il suo rendimento ben al di sotto delle aspettative, visto anche l’ingaggio faraonico dell’attaccante italiano, e il malumore di parte della tifoseria, che all’inizio aveva accolto con grande entusiasmo il suo arrivo ai Reds, adesso anche lo spogliatoio del Liverpool sarebbe in fibrillazione. Secondo il “Sunday Mirror” alcuni calciatori di peso avrebbero alzato la voce nei confronti del manager, Brendan Rodgers, accusato di favorire Mario Balotelli, schierandolo titolare, nonostante le prestazioni dell’attaccante italiano non siano all’altezza (due gol in 14 partite, uno in Champions League e uno in Coppa di Lega): “C’è un crescente senso di frustrazione. Sembra che non importi quanto giochi male Mario, lui comunque è in squadra – racconta al domenicale britannico una fonte vicina ai Reds -. Sembra che il manager voglia arrivare al punto di farlo giocare finché non segna”. I più penalizzati dalle decisioni di Rodgers sarebbero Lambert e Lallana.

     
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    E' notte fonda.
    Liverpool umiliato dal Palace.


    La squadra di Rodgers viene asfaltata dal piccolo Crystal Palace di Neil Warnock; in vantaggio con Lambert, il Liverpool sparisce dal campo e subisce il break degli eagles con le reti di Gaylel, Ledley e Jedinak. E' 3-1 a Selhurst Park! "Reds" a -18 dal Chelsea.

    Diciotto lunghezze. Sono diciotto (!) i punti che separano il Liverpool di Brendan Rodgers dal Chelsea capolista e sembra trascorsa un’era geologica dai tempi in cui il Liverpool lottava per il titolo con i blues e i citizens di Manchester; invece sono passati solo pochi mesi e i reds sono già virtualmente fuori dai giochi di potere in Premier League. Nella giornata in cui Rickie Lambert non fa rimpiangere l’assente Mario Balotelli, il Liverpool viene letteralmente asfaltato dal pericolante Crystal Palace di Warnock, penultimo in classifica prima del fischio d'inizio quest'oggi. Senza offrire uno straccio di gioco e - soprattutto - palesando le consuete nefandezze difensive. Il giocattolo di Brendan Rodgers si è definitivamente frantumato in mille pezzi.


    LA CRONACA

    Non c’è Balotelli, ma nessuno se ne accorge: dopo 90 secondi il bomber di scorta Lambert, infatti, controlla con tocco vellutato il sontuoso lancio di Lallana dietro le spalle dell’ex Kelly e trafigge Speroni con la rasoiata implacabile. Il primo tempo dei reds, più o meno, finisce qui e sarà – sino al duplice fischio di Moss – fuoco incrociato degli eagles. I padroni di casa non ci mettono molto a raddrizzare il punteggio: al minuto 17 lo spauracchio Gayle – lo scorso anno doppietta mortifera per le speranze di titolo dei reds – si avventa sulla fiondata di Bolasie risputata dal palo e infila il tap-in in rete; le incursioni di Bolasie in area reds faranno in seguito impazzire gl’intontiti difensore del Liverpool, per nulla protetti dai mediani. Secondo tempo da encefalogramma piatto per il Liverpool che affonda sotto i colpi di Ledley – sinistro di prima intenzione sul cross radiocomandato dell’imprendibile Bolasie – e Jedinak, autore di una punizione-capolavoro a scavalcare la barriera e togliere le ragnatele dal sette. Del Liverpool non vi è traccia alcuna

    IL TABELLINO

    Crystal Palace (4-4-1-1): Speroni; Kelly, Delaney (36’ Hangeland), Dann, Ward; Jedinak, Ledley, Bolasie (86' Bannan), Puncheon (76' Mcarthur); Chamakh; Gayle All: Warnock

    Liverpool (4-2-3-1): Mignolet; Manquillo, Skrtel, Lovren, Johnson; Gerrard, Allen (74’ Emre Can); Lallana (72’ Borini), Coutinho, Sterling; Lambert All: Rodgers

    Arbitro: Moss

    Gol: 17’ Gayle, 78' Ledley, 81' Jedinak; 2’ Lambert

    Ammoniti: Skrtel, Manquillo
     
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    Wenger e Rodgers:
    panchine a rischio, la Premier come la serie A.


    Mai come quest'anno nel campionato dominato dal Chelsea di Mourinho, unico intoccabile, tanti allenatori sono in bilico: dal manager 'storico' dell'Arsenal a quello del Liverpool, ma traballano anche Van Gaal e Pellegrini alla guida delle due di Manchester.

    E' una stagione strana, questa, per la Premier League: il Chelsea è partito a razzo e secondo alcuni commentatori ha già vinto il campionato, il Southampton è sorprendentemente secondo, tutte le altri grandi stanno, chi più chi meno, deludendo. E il risultato è che le panchine più importanti traballano, con la forte possibilità di un cambio di allenatori a torneo in corso o al più tardi in estate. Soltanto uno, Josè Mourinho, per ora sorride. Il primo sotto accusa è Arsene Wenger, da 18 anni alla guida dell'Arsenal, che all'inizio ha portato a una serie di squillanti successi, vincendo la Premier a ripetizione e portando a casa altri trofei, con un gioco come forse non si è più visto per fluidità e spettacolo. "Gli invincibili" era soprannominata la squadra londinese nei primi anni Duemila. Ma poi per un decennio non hanno vinto più niente, con la parziale consolazione della Coppa d'Inghilterra la primavera scorsa. E adesso va peggio che mai: è fuori dalle prime quattro posizioni, ha perso in casa sabato contro il Manchester United, la qualificazione in Champions è incerta, il gioco non brilla, i nuovi acquisti non rendono. A lungo considerato intoccabile, Wenger non lo è più. Ieri Alisher Usmanov, miliardario russo e secondo maggiore azionista dell'Arsenal, ha detto esplicitamente in un'intervista che Wenger, pur bravissimo in passato, "ha commesso errori" e ha lasciato intendere che "se non riesce a imparare dai propri errori" dovrà andarsene. Il primo errore è non avere rafforzato a sufficienza o in modo giusto la squadra "per poter competere a livello europeo con Chelsea, City, Real Madrid, Barcellona, Bayern". Quanto dipenda da Wenger il rafforzamento del suo team, è opinabile, ma il tecnico francese ha ampi poteri all'Arsenal. E comunque, pur avendo finora sempre raggiunto il traguardo minimo di qualificarsi per la Champions, con tutti i soldi che questo obiettivo porta con sé, è troppo tempo che l'Arsenal vince poco o nulla rispetto alle sue ambizioni. Stamane un columnist del Times scrive chiaramente che, se i risultati non cambiano in fretta, Wenger dovrebbe essere licenziato. Sarebbe la fine di un'era paragonabile quasi a quella di Alex Ferguson allo United (anche se con minore successo).


    Un altro a rischio è il gallese Brendan Rodgers. Dopo una stagione incredibile in cui, con una formazione giudicata inferiore alle altre, il suo Liverpool ha sfiorato il titolo in Premier e ha chiuso comunque al secondo posto, l'avvio del nuovo campionato è stato un disastro, accompagnato da analoghe delusioni in una Champions faticosamente riconquistata dopo una lunga assenza. Se l'Arsenal è a un passo dalle "top four", le prime quatro posizioni, il Liverpool è più vicino alla zona retrocessione che alla testa. L'ultima umiliazione è stata la sconfitta per 3-1 con la neo promossa Crystal Palace. L'attenuante è che se ne è andato Suarez, il goleador-"cannibale", l'uomo dei morsi e degli insulti razzisti agli avversari ma pure il capocannoniere della passata stagione. Doveva rimpiazzarlo almeno in parte Balotelli, ma il suo arrivo è stato finora frustrante. "Mi rendo conto che la mia posizione è in pericolo", ha ammesso Rogers dopo la batosta contro il Palace. L'allievo di Josè Mourinho, giudicato uno dei migliori tecnici britannici della nuova generazione, potrebbe essere esonerato molto presto. Come per Wenger, se rimane al suo posto dipende più dall'impossibilità di trovare un allenatore alla sua altezza con cui sostituirlo che dalla convinzione che possa rimediare una situazione che si è drammaticamente incrinata. E rischia perfino Manuel Pellegrini al Manchester City, pur essendo terzo in classifica e prevedibilmente in grado di sorpassare presto il Southampton per dare poi l'inseguimento alla capolista Chelsea. Se verrà eliminato in Champions, e ci vorrebbe un miracolo per evitarlo, se non farà il bis in Premier League o non porterà almeno in bacheca qualche altra coppa, il cileno potrebbe fare la fine di Roberto Mancini, cacciato dopo avere vinto un campionato. Anche lui probabilmente a fine stagione, sia per attendere l'esito delle sfide ancora aperte, sia nella speranza che per l'estate si liberi qualche grosso nome da mettere al suo posto. Non sta tropo tranquillo neppure Louis Van Gaal sulla panchina del Manchester United. Prometteva di fare sfracelli in tre mesi, finora invece i Red Devils sono andati così così, e soltanto la vittoria esterna sull'Arsenal, che ha permesso loro di risalire al quarto posto, ha rasserenato un po' l'ambiente. Nonostante i gol a ripetizione di Wayne Rooney (che segna anche in nazionale, avvicinandosi al record assoluto di Bobby Charlton), a dispetto di una dispendiosa campagna acquisti, lo United sembra avviato a un'altra stagione di transizione, nella migliore delle ipotesi il suo traguardo al momento appare quello di tornare a qualificarsi per la Champions. Ma non è detto che il club punterà su Van Gaal con maggiore fiducia di quella riposta l'anno scorso in David Moyes. Neanche l'olandese è più sicuro di diventare l'erede a lungo termine di Ferguson.


    ECCEZIONE PARDEW: HA TENUTO DURO E IL SUO NEWCASTLE E' QUINTO

    C'è però da meditare su analisi e indiscrezioni di questo genere. Alan Pardew, l'allenatore del Newcastle, stava per essere licenziato dopo un mese di campionato, in cui la sua squadra non ne azzeccava una giusta e sembrava addirittura destinata a lottare per la retrocessione. Allo stadio i tifosi locali chiedevano apertamente la sua testa. Ma l'indomito Alan Pardew ha tenuto duro, la società gli ha dato tempo e adesso il Newcastle è addirittura quinto in classifica solo in virtù della differenza gol, a parità di punti con il Manchester United quarto. A dimostrazione che nel calcio bastano due o tre partite per ribaltare reputazione e giudizi. Il viaggio dalla polvere agli altari, e viceversa, può durare centottanta minuti o poco più.
     
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    Pellè a secco.
    Saints bloccati dall'Aston Villa: 1-1.


    Il Southampton non va oltre all'1-1 al Villa Park: Villans avanti con Agbonlahor, pari Saints con Clyne nel finale.

    Signore e signori, eccovi serviti il classico pari che non serve a nessuno. Finisce con un inutile punto a testa il Monday Night della dodicesima giornata di Premier League. Aston Villa e Southampton decidono di farsi del male e, terminando il match sull’1-1, si concedono un punticino che non cambia in positivo le cose a nessuna delle due formazioni. Non può festeggiare infatti Paul Lambert; i suoi Villans non trovano i 3 punti dal 13 settembre quando espugnando Anfield Road regalarono l’ultima gioia ai loro tifosi: da allora 6 sconfitte consecutive e due pareggi (compreso quello di oggi). Non può dirsi soddisfatto nemmeno Koeman; nonostante il pari in rimonta quello dei Saints ha tutte le sembianze del primo vero stop importante nell’incredibile corsa che li aveva lasciati – e li lascia tutt’ora – al secondo posto: ora però arrivano nell’ordine City, Arsenal e Manchester United. Lì si scopriranno definitivamente le carte…ma soprattutto capiremo con quanti punti di vantaggio sulla seconda sarà in vetta il Chelsea di Josè Mourinho a natale.


    LA CRONACA

    Prima regola: non perdere. Seconda regola: provarci in contropiede.

    Con questa filosofia Lambert si presenta in campo e con questa filosofia, per 81 minuti, il suo Aston Villa tiene effettivamente botta. Se intorno al 30’ ci aggiungente poi un pallone spazzato dalle retrovie – Clark l’autore dell’”assist” - che, come per magia, sorprende Alderweireld e attira Forster in un’uscita davvero rivedibile, avrete l’1-0 del generoso Agbonlahor. Nella settimana in cui l’Aston Villa festeggia i suoi 140 anni di storia, un successo sarebbe davvero preziosissimo, anche a fronte di quella impietosa statistica citata poco prima. Un successo è ciò che dura e si legittimerebbe anche nel tempo per i Villans. Dopo il finale di primo tempo sofferto, infatti, nella ripresa l’Aston Villa non rischia un granché. Anzi. La manovra a rilento del Southampton non produce grandi occasioni ed è Weimann a sprecare in contropiede il colpo del ko. La legge del calcio produce allora la sua impietosa sentenza: a 9 dalla fine Bertrand trova la prima discesa della serata a sinistra e mette dentro un pallone a rimorchio che l’ottimo Clyne scaraventa con precisione e potenza oltre Guzan. Pari e patta. E tanti saluti a quei 3 punti in cui, i Villans, questa volta avevano proprio creduto.

    IL TABELLINO

    Aston Villa (4-4-2): Guzan; Hutton, Okore, Clark, Cissokho; Sanchez (74’ Bent), Westwood, Cleverley, N’Zogbia (63’ Richardson); Weimann, Agbonlahor. All: Lambert

    Southampton (4-4-2): Forster; Clyne, Fonte, Alderweireld, Bertrand; Schneiderlin, Wanyama, Mané (79’ Mayuka), Tadić; Long (89’ Cork, Pellè. All: Koeman

    Gol: 29’Agbonlahor; 81’ Clyne.

    Arbitro: Friend

    Ammoniti: Wanyama, Clyne; Okore.
     
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    Arsenal pigro:
    ma col WBA basta il gol di Welbeck.


    I Gunners incappano in un pomeriggio piuttosto deludente ma al The Hawthorns basta una zuccata di Welbeck: finisce 0-1. Arsenal che torna a far punti dopo le due sconfitte consecutive con Swansea e Manchester United; per i Baggies invece prosegue la crisi.

    Un alunno pigro. Si potrebbe definire così l’Arsenal di Arsene Wenger. I Gunners tornano a fare punti in Premier League dopo due ko consecutivi, ma dal The Hawthorns di positivo al triplice fischio c’è solo una classifica che torna a muoversi. L’Arsenal incappa infatti in un pomeriggio di assoluta indolenza e contro il West Bromwich Albion è graziato solo dal lampo di Santi Cazrola, dallo stacco di Welbeck e dalla mezza fesseria di Foster. Per il resto è noia e sterile possesso di una squadra che fatica a cambiar ritmo e va a spesso a sbattere contro avversari ben organizzati. Serve e servirà ben altro nella corsa ai primi quattro posti. Lottare per qualcosa di più prestigioso, infatti, per questa squadra, è al momento un’autentica chimera.


    LA CRONACA

    Sbadigli allo stadio e ‘pennichelle’ in poltrona. E’ soprattutto questo ciò che regala il primo tempo dell’uggiosa – a livello meteo ma anche di football – WBA-Arsenal. I Gunners non trovano mai realmente il cambio ritmo e persino dopo i primi 20 minuti dove si auto-rinchiudono in un’inspiegabile fase difensiva, anche nella seconda parte di primo tempo – dove provano a piantare le tende nella metà campo dei Baggies – non combinano nulla. E’ così emblematico, quindi, che le due semi-occasioni dei Gunners nascano da due follie individuali dei giocatori del WBA: la prima un dribbling di Foster su Giroud non sfruttata poi dal francese e la seconda un tentativo di uscita palla al piede di Mulumbu nella sua area conclusa con palla persa e calciata poi a fil di palo da Ramsey. Il resto è un gigantesco nulla. Una noia che grossomodo prosegue anche nel secondo tempo, ma che viene scossa solo in occasione del gol e del mini-assedio finale del West Bromwich Albion. A regalare il successo ai Gunners è un’azione personale di Cazorla che a sinistra si fuma Wisdom e mette poi al centro un pallone morbido che l’imperioso stacco di Welbeck trasforma in rete: la complicità di Foster però, decisamente sulla traiettoria, è evidente. L’Arsenal si accontenta da lì di gestire il consueto possesso palla, ma nel finale rischia grosso: prima Berahino coglie una traversa con uno stacco di testa e poi Gardner prova il colpaccio da fuori. Alla fine è 0-1… e di positivo, per Wenger, ci sono solo i 3 punti.

    IL TABELLINO

    WBA (4-2-3-1): Foster; Wisdom, Lescott, Dawson, Pocognoli (73’ Gamboa); Gardner, Mulumbu (65’Anichebe); Brunt, Dorrans, Sessegnon (75’ Samaras); Berahino. All: Irvine

    Arsenal (4-2-3-1): Martinez; Chambers, Mertesacker, Koscielny, Monreal (23’Gibbs); Flamini, Ramsey; Welbeck, Alexis, Cazorla; Giroud (78’ Chamberlain). All: Wenger

    Gol: 60’ Welbeck.

    Arbitro: Foy

    Ammoniti: Dorrans, Gamboa; Chamberlain.
     
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    Lo United ha ingranato:
    tris facile all'Hull City.


    Gli uomini di van Gaal conquistano la terza vittoria di fila, dopo quelle contro Palace e Arsenal, battendo i Tigers per 3-0. Smalling apre le marcature dopo una serie di rimpalli, Rooney raddoppia prima del'intervallo, van Persie la chiude nella ripresa. United quarto.

    Pian pianino, il Manchester United sta cominciando a ingranare. Terza vittoria consecutiva dopo Crystal Palace e Arsenal, e van Gaal può finalmente sorridere. Anche se a turbare le notti del manager olandese ci penserà l’infortunio di Angel Di Maria, l’ennesimo di un inizio di stagione particolarmente sfortunato per i giocatori. Contro un Hull City rinunciatario e senza idee, comunque, non serve la presenza dell’argentino: Smalling e Rooney indirizzano il match nel primo tempo, Robin van Persie lo chiude nella ripresa. Una terza boccata d’ossigeno che si riflette anche sulla classifica, finalmente degna del blasone di un club così dopo mesi di sofferenze e inquietudini. Lo United passa nuovamente l’Arsenal, vincente nell’anticipo in casa del West Bromwich, e può davvero sognare uno dei tre posti che portano alla Champions League. Non il primo, magari, ma il terzo sì. Con lo scontro diretto tra Southampton e Manchester City, le due che precedono Wayne Rooney e soci, che può aprire scenari insperati fino a poche settimane orsono...


    LA CRONACA

    Dopo 14 minuti, lo United deve fare a meno di Di Maria: problema muscolare, dentro Ander Herrera. Ma i padroni di casa non subiscono il contraccolpo e passano quasi subito: Smalling batte McGregor dopo un flipper incredibile nell’area piccola, risolto dalla zampata del centrale e dalla goal-line technology. Van Persie spreca il raddoppio calciando debolmente tra le braccia del portiere scozzese, poi raddoppia Rooney: interno chirurgico all’angolino e 2-0 che mette alle corde l’Hull City già prima dell’intervallo. Nemmeno la ripresa ha troppa storia. Jelavic spaventa de Gea con un’inzuccata che termina di poco alto, ma non è che un guizzo isolato. E infatti, a triplicare è il Manchester United: van Persie, che in precedenza si era visto togliere dalla porta da McGregor un colpo di testa volo d’angelo stile Spagna-Olanda, giustizia per la terza volta lo scozzese con un sinistro da fuori. Nel finale, solo un intervento eroico di Dawson a porta vuota evita il poker di Falcao. Allo United, ora sì, c’è finalmente da stare allegri.

    IL TABELLINO

    Manchester United: De Gea, Smalling, Carrick, Rojo, Valencia (74’ Fletcher), Fellaini, Mata, Di Maria (14’ Herrera), Young, Rooney, van Persie (70’ Falcao). All. Van Gaal

    Hull City: McGregor, Elmohamady, Dawson, Davies, Chester, Robertson, Diamé (75’ Quinn), Livermore, Ben Arfa (35’ Aluko), Brady (75’ Meyler), Jelavic. All. Bruce

    Arbitro: Taylor

    Gol: 16’ Smalling, 42’ Rooney, 66’ van Persie

    Note: ammoniti Chester (H), Dawson (H), Rojo (M)

     
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    Johnson all’85’:
    il Liverpool esce dal tunnel.


    Un gol del terzino permette ai Reds di battere 1-0 lo Stoke City e di risollevarsi dopo un periodo molto negativo.

    Serviva la scintilla e in pochi potevano immaginarsi che a illuminare Anfield potesse essere Glen Johnson...

    In fondo, però, è giusto così perché questa non è la vittoria della logica o della ragione. E’ semplicemente la vittoria dello spirito e del cuore. Il Liverpool non nasconde le sue mancanze, fotografate da una sfilza di risultativi negativi e di prestazioni opache, ma contro lo Stoke City mette in campo la grinta e la carica del suo meraviglioso pubblico provando qualsiasi soluzione per venire a capo della partita. E’ vero, poteva finire in un altro modo perché gli ospiti hanno avuto, a loro volta, numerose chances per passare in vantaggio e servire la doccia fredda. Alla fine è stata premiata la squadra che ci ha creduto di più, che ha dimostrato che con il coltello tra i denti è possibile dare un senso a una stagione che al momento non ne ha. Qualcuno ha voluto che ciò avvenisse con il capitano Steven Gerrard in campo e con il terzino Glen Johnson protagonista. Scherzi del destino.


    LA CRONACA

    Il primo tempo è brutto. Le squadre non riescono a produrre un tiro in porta. L’azione più bella porta la firma di Coutinho che, al 45’, parte da centrocampo e semina il panico nella difesa ospite per poi essere murato prima di calciare in porta. La ripresa è di tutt’altro livello e le occasioni fioccano. Henderson scarica il sinistro a fil di palo dando l’illusione del gol, risponde Diouf che si fa murare da Mignolet. Il destro di Bojan s’infrange sul palo, poi Sterling strozza il diagonale a lato. Lucas Leiva e Lambert sprecano da posizione favorevole quindi Allen dilapida una bella azione corale e l’ennesimo assist di Sterling. Adam esalta Mignolet e Sterling salva sulla linea il tiro in girata di Diouf. E’ l’85’ quando Lambert tenta l’incornata: sulla respinta della traversa si avventa Johnson che ferendosi appoggia in rete di testa. Bojan, al volo, sfiora il pari ma Mignolet si supera con un miracolo.

    IL TABELLINO

    Liverpool (4-2-3-1): Mignolet ; Johnson, Skrtel, Touré, Enrique; Lucas Leiva (75’ Gerrard), Allen; Henderson, Coutinho (88’ Lovren), Sterling; Lambert. All. Rodgers

    Stoke City (4-2-3-1): Begovic; Cameron, Shawcross, Wilson, Pieters; Sidwell (22’ Whelan, 46’ Adam), N’Zonzi; Walters, Bojan, Arnautovic (88’ Crouch); Diouf. All. Hughes

    Arbitro: Craig Pawson

    Gol: 85’ Johnson (L)

    Ammoniti: Wilson, Cameron, Shawcross (S)
     
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    Il muro del Sunderland
    rallenta la corsa del Chelsea


    Con una partita tutto cuore e fase difensiva i Black Cats fermano sullo 0-0 il super-Chelsea di Mourinho.

    Un elogio al catenaccio...

    Il caro, vecchio, e troppo spesso bistrattato difensivismo all’italiana non passa mai di moda. Il calcio cambia, muta, si evolve… ma la soluzione per fermare gli squadroni quando a livello tecnico non si può competere con loro è sempre la stessa: sacrificio, attenzione e fase difensiva a oltranza. Come un capo che non passa mai di moda è proprio così che il Sunderland riesce nell’impresa di rallentare il Chelsea schiacciasassi di José Mourinho. Allo Stadium of Lights i Blues sbattono per 92 minuti sul muro difensivo costruito dal Sunderland di Gustavo Poyet e dalla trasferta nel nord-est dell’Inghilterra devono accontentarsi di rientrare a Londra solo con un punticino. Per il Sunderland la giusta ricompensa a un novembre terminato da imbattuti; per il Chelsea invece un piccolo rallentamento su un percorso che non cambia le carte in tavola: è sempre lei lo squadrone da battere.


    LA CRONACA

    “Prendete mattoni, cazzuola e malta e costruite un muro”. Dev’essere stata su per giù questa l’indicazione tattica di Gustavo Poyet ai suoi ragazzi. D’altra parte, per fermare il Chelsea non ci sono altre vie possibili. Troppa qualità in mezzo al campo, troppo prolungato il possesso dei tre trequartisti - più Cesc Fabregas - per poter pensare di fare gara alla pari. E allora ecco i dieci – a volte anche undici – uomini dietro la linea del pallone e l’estremo sacrificio di tutti. Un lavoro, quello del Sunderland, che paga e a dirla tutta rischia anche di sbancare; quando in una delle rare sortite offensive infatti il cross deviato di Cattermole finisce sui piedi di Vergini, la girata dell’argentino scheggia la traversa per la più ghiotta delle chance di tutto il primo tempo. Che il muro possa tenere dipende anche dall’onda d’urto del Chelsea che nella ripresa, fin dall’inizio, si fa ancor più frequente e violenta. Il fortino costruito dal Sunderland è effettivamente però davvero solido e passata nuovamente la paura iniziale, esattamente come nel primo tempo, alla fine i Black Cats escono e soffrono meno. Il Chelsea è costretto a soluzioni dalla distanza, Diego Costa si innervosisce e rischia grosso per una manata aerea tanto larga quanto evidente e il Sunderland prova addirittura il colpaccio nel finale con Adam Johnson. Sarebbe stato troppo.

    IL TABELLINO

    Sunderland (4-1-4-1): Pantilimon; Vergini, Brown, O'Shea (c), Reveillere; Cattermole; Larsson, Johnson, Rodwell (62’ Gomez), Wickham; Fletcher (62’Altidore). All: Poyet

    Chelsea (4-2-3-1): Courtois; Ivanovic, Cahill, Terry (c), Azpilicueta; Matic, Fabregas; Willian (85’ Schurrle), Oscar (77’ Remy), Hazard; Diego Costa (77’Drogba). All: Mourinho

    Arbitro: Friend

    Ammoniti: Diego Costa, Matic; O’Shea, Vergini, Gomez.
     
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    0-3:
    il City chiude la favola del Southampton.


    Il City mette fine alla favola dei Saints e passa al St.Mary's, nonostante 20 minuti in inferiorità numerica, per 3-0: di Toure, Lampard e Clichy i gol. Citizens che operano così il sorpasso in classifica proprio ai danni del Southampton e si portano a -6 dal Chelsea capolista.

    Prova del nove: fallita. Gerarchie: ristabilite. Domenica 30 novembre sarà probabilmente data da segnare per chi dovrà girare a fine anno il film della Premier League 2014/2015: il Southampton dei record cade tra le mura amiche sotto i colpi dei campioni d’Inghilterra. Uno 0-3 impietoso a firme Toure, Lampard e Clichy che riporta la normalità in vetta alla classifica e segna con ogni probabilità la fine del sogno – per chi ci aveva creduto – della squadra di Koeman. Il City gioca, vince e convince, riportandosi a -6 dal Chelsea capolista e rosicchiando due punticini che possono più che altro fare morale. Parlare di campionato riaperto è senza dubbio ancora prematuro ma per lo meno, ora, al secondo posto, è ritornata una contendente credibile.


    LA CRONACA

    Eppure il primo tempo dei Saints non era iniziato male. Anzi. Vogliosi di provare a fare la partita e di non snaturare la loro filosofia, i ragazzi di Koeman avevano mostrato un football coraggioso ed efficace, rimando a lunghi tratti alla pari di un City che fin da subito appariva comunque in giornata positiva. Il grande rammarico di giornata dei Saints passava però dall’occasione mangiata da Pellè che sullo 0-0 calciava malissimo uno splendido pallone di Schnederlin. City che dal canto suo rendeva il favore poco più tardi con Jotevic, incapace di andare oltre la figura di Forster sulla bella imbeccata di Nasri. Ma era l’intervallo a cambiare le carte in tavola e sfoggiare al mondo i reali valori. Un City ancor più pimpante e determinato chiudeva fin da subito i Saints nella loro metà campo e il gol di Toure, ben imbeccato da Aguero, metteva fine all’equilibrio. Un equilibrio paradossalmente definitivamente saltato dopo il secondo giallo di Mangala che costava ai Citizens 20 minuti in inferiorità numerica. Due break devastanti infatti negli ultimi 10 minuti ponevano fine al confronto: prima Lampard da fuori e poi Clichy al termine di un contropiede in 4 tocchi scrivevano la parola fine. Fine della favola del Southampton; ritorno alla normalità tra le due vere contendenti di questo campionato:City e Chelsea.

    IL TABELLINO

    Southampton (4-2-3-1): Forster; Clyne, Fonte, Alderweireld, Bertrand; Wanyama, Schneiderlin (46’ Yoshida); S. Davis (83’ Mayuka), Tadić, Mané (67’ Long); Pellè. All: Koeman

    Manchester City (4-2-3-1): Hart; Zabaleta, Kompany, Mangala, Clichy; Fernandinho, Toure; Navas (75’ Demichelis), Jovetic (55’ Milner), Nasri (66’ Lampard); Aguero. All: Pellegrini

    Gol: 50’ Toure; 80’ Lampard, 87’ Clichy

    Arbitro: Jones

    Ammoniti: Wanyama; Aguero, Kompany.

    Espulso: Mangala.
     
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    Gerrard risolleva il Liverpool.
    Manchester United ok con lo Stoke.


    Il capitano dei Reds protagonista del successo per 3-1 sul campo del sempre più in crisi Leicester City. I Red Devils di Louis Van Gaal superano invece lo Stoke City 2-1: di Marouane Fellaini e Rojo le reti del Manchester United, ma che brividi nel finale!

    Leicester City-Liverpool 1-3
    (22’ Ulloa; 26’ Lallana, 53’ Gerrard, 83’ Henderson)

    La crisi nera del Leicester City non conosce davvero fine.

    Con 7 sconfitte e 2 pareggi nelle ultime nove giornate i ragazzi di Nigel Pearson hanno completamente dilapidato i punti conquistati dopo un’ottima partenza e si ritrovano ora, tutti soli, sul fondo della classifica. Eppure la serata, contro il Liverpool, non era partita affatto male. Anzi, per i primi 45 minuti sono state le Foxes a produrre maggior gioco e metterci più grinta, ma il pari immediato di Adam Lallana al vantaggio di Leonardo Ulloa ha complicato un po’ piani che avrebbero forse potuto svilupparsi in maniera migliore. Sì perché nella ripresa è stato capitan Steven Gerrard a riprendersi sulle spalle il suo Liverpool e lanciare chiari messaggi alla dirigenza (che ancora non si è fatta sentire per il rinnovo): rete alla sua maniera – tiro in corsa su palla vagante – per il 2-1 e zampino giusto per l’assist nel finale, quando nonostante l’espulsione di Morgan il Leicester aveva messo di nuovo paura ai Reds. Per il Liverpool un successo che rimpingua così il bottino fuori casa: dopo 4 sconfitte su 6 trasferte, una vittoria davvero importante.


    Manchester United-Stoke City 2-1
    (21’ Fellaini, 59’ Rojo; 39’ Nzonzi)

    Mamma mia come se l’è vista brutta il Manchester United...

    Ripartiamo dalla fine. Cronometro al minuto 93’, pallone dentro dello Stoke e nell’ordine: miracolo di De Gea su Diouf; miracolo di De Gea su Arnautovic e salvataggio sulla linea di Young ancora su Diouf. Non chiudendo una partita dominata per ampi tratti sia nel primo che nel secondo tempo, il ManU alla fine si è complicato le cose. Nel primo tempo Nzonzi aveva già messo in guardia il buon van Gaal trasformando in rete l’unico tiro in porta dello Stoke. Insomma, le partite bisognerebbe chiuderle ma nonostante le tante occasioni del secondo tempo dopo il vantaggio messo a segno dalla coppia Mata-Rojo (il difensore argentino ha probabilmente sfiorato la punizione dello spagnolo che sarebbe comunque finita in rete), lo United non l’ha fatto. Alla fine però, per i Red Devils, arrivano i 3 punti che significano -1 dal Southampton terzo in classifica (e impegnato con l’Arsenal).
     
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