PREMIER LEAGUE 2014-15: la cronaca della stagione [FOTO]

I match clou: da Mou a Van Gaal è caccia al City

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    Lampard, cuore ingrato:
    suo l'1-1 al Chelsea.


    Manchester City e Chelsea pareggiano 1-1 all'Etihad Stadium al termine di una partita intensa e vibrante fin da subito: del tedesco Andres Schürrle e Frank Lampard, che giocava da ex contro il Chelsea dopo 13 anni in Blues, le reti che decidono la partita. Primo tempo piuttosto noioso, poi la gara si accende all'improvviso: rosso per Pablo Zabaleta, palo di Diego Costa, quindi i due gol...

    Il calcio è bellissimo perché sa regalare storie incredibili...

    Come quella di Frank Lampard e il suo strano incrocio con il Chelsea, la sua ex casa. Dopo tredici anni di onorato servizio, l’#8 più famoso di Londra lascia il Chelsea e decide di trascorrere quattro mesi alla corte del City prima di abbandonare l’Inghilterra e andare a giocare negli States. Il destino mette l’esperto centrocampista di fronte al suo passato già alla quinta giornata di campionato: Frank Lampard non si aspetta niente, forse nemmeno di giocare. E invece Pellegrini lo manda in campo con la sua squadra sotto 1-0 e in inferiorità numerica. Frank Lampard riceve palla da Milner e batte Courtois per il definitivo 1-1. Non esulta, è quasi in imbarazzo. I suoi compagni lo abbracciano, gli ex amici sono quasi increduli, così come i suoi tanti tifosi, da una parte e dall’altra. A fine partita solo applausi, da tutto lo stadio. Il calcio è bellissimo: e in Inghilterra, oggi lo è un po’ più che da noi.


    LA CRONACA

    Parte decisamente meglio il City, che poi chiuderà il primo tempo con oltre il 60% di possesso palla. La formazione di casa fa la partita e si distende bene sulle corsie laterali, poi però sbaglia sempre in fase di ultimo passaggio, non riuscendo così a rendersi pericolosa dalle parte di Courtosi. Aguero e Dzeko ci provano spesso, ma le loro conclusioni non creano problemi all’ex portiere dell’Atletico Madrid. La beffa potrebbe allora arrivare al 45’, quando Diego Costa legge bene un tentativo di tiro di Ivanovic, ma viene anticipato da Fernandinho poco prima del tap-in. Chelsea che recrimina anche un calcio di rigore per un tocco di mano (involontario?) di Yaya Tourè. In apertura di gara anche il City si era lamentato per una cintura di Diego Costa ai danni di Dzeko. Nella ripresa succede praticamente di tutto. La partita si sveglia, il pubblico si scalda e le occasioni cominciano a fioccare. Il City ci prova due volte con Aguero (in una occasione Courtois è bravissimo) e una con Fernandinho, poi però Zabaleta prende il secondo giallo e la gara cambia. Il Chelsea prende coraggio, va in gol con Schürrle al termine di un’azione collettiva straordinaria e poco dopo colpisce anche un palo con Diego Costa. La gara sembra in ghiaccio, poi dalla panchina del City si alza Lampard, che entra in campo e trova l’incredibile rete dell’1-1: i tifosi del Chelsea restano di sasso, poi – a fine partita – applaudono il loro ex giocatore. Perché il calcio è così: prima di tutto deve essere un gioco.

    IL TABELLINO

    Chelsea (4-2-3-1) – Courtois; Ivanovic, Cahill, Terry6, Azpilicueta; Fabregas, Matic; Ramires (62’ Mikel), Willian (62’ Schürrle), Hazard; Diego Costa (86' Drogba). All. Mourinho

    Manchester City (4-4-2) – Hart; Zabaleta, Kompany, Mangala, Kolarov (78' Lampard); Milner, Fernandinho (73’ Navas), Toure, Silva; Aguero, Dzeko (70’ Sagna). All. Pellegrini

    Gol: 71’ Schürrle, 85’ Lamard

    Arbitro
    : Mike Dean

    Ammoniti: 12’ Fernandinho, 32’ Zabaleta, 35’ Ramires, 39’ Matic, 40’ David Silva, 42’ Yaya Tourè, 66’ Diego Costa, 77’ Ivanovic

    Espulsi
    : 66’ Zabaleta
     
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    Lo sfottò del City:
    "United we fall - presto nei cinema".


    Cinque partite giocate: una vinta, due pareggiate, due perse....

    5 punti in classifica e 12a posizione in Premier League. No, non stiamo parlando di Crystal Palace o Sunderland (con tutto il rispetto per loro), ma di Manchester United. Dire che la squadra di Van Gaal stia deludendo le attese è un eufemismo: i quotidiani inglesi, dopo il 5-3 subito dal Leicester dopo essere stati rimontati dal 3-1, si scatenano puntando il dito proprio contro il tecnico olandese, reo di aver aquistato tantissimo in estate, ma non nel ruolo più delicato, ovvero il centrocampo. Intanto arriva anche lo sfottò dei cugini. "United we fall - in cinemas soon": durante il match di Premier League tra City e Chelsea, sopra l'Etihad Stadium sorvola un aereo che pubblicizza l'uscita di un nuovo film. "United we fall - Presto nei cinema".

     
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    Jagielka beffa il Liverpool:
    il derby finisce 1-1.


    Con un'invenzione all'ultimo minuto di recupero il difensore dell'Everton pareggia il gol su punizione di Gerrard. Un punto a testa, ma che serve poco ad entrambe: le squadre della Mersey, infatti, restano bloccate nella parte medio-bassa della classifica.

    Ci sono modi e modi per concludere un derby, ma Phil Jagielka – di professione difensore centrale – ha scelto senza dubbio il migliore. E’ con una bordata disperata, di controbalzo, finita sotto al sette nell’ultimo minuto di recupero che l’Everton strappa un punticino ad Anfield. Certo, la maledizione dei Toffees – che nella casa del Liverpool non vincono dal 1999 – resta intatta, ma è punto con il sapore della vittoria quello dell’Everton. Il Liverpool di Brendan Rodgers gioca meglio, costruisce di più ma concretizza poco, subendo così la classica beffa nel finale e rimanendo attaccato a un ruolino di marca davvero modesto. Dopo 6 giornate i Reds collezionano solo 7 punti; e dall’altra parte dello Stanley Park le cose non vanno meglio, con gli uomini di Martinez bloccati addirittura a 6. Insomma, è un pari che in fondo non serve proprio a nessuno ma che conferma la prima vera sentenza di questa stagione di Premier League: sulle sponde della Mersey sarà un’annata ben diversa da quella vissuta nello scorso campionato.


    LA CRONACA

    Il Liverpool parte fortissimo e con l’evidente voglia di mettersi il pomeriggio in discesa. Il primo quarto d’ora è giocato a ritmi più da videogioco che da esseri umani, ma la folle pressione dei Reds porta solo occasioni. Di gol infatti non se ne vedono e nonostante Balotelli appaia piuttosto voglioso e ispirato, la Kop continua ad attendere il suo primo sigillo in Premier League. Passata “la nottata” l’Everton riordina le idee e tiene discretamente botta a un Liverpool voglioso di fare la partita, ma al 65’ si deve inchinare a 3 fattori: 1. Il guizzo di Mario Balotelli; 2. La punizione di Steven Gerrard; 3. La lentezza di Tim Howard. Ecco come arriva il gol del vantaggio del Liverpool: Balotelli scappa via e si conquista un punizione dal limite, Gerrard sceglie la precisione passando sopra la barriera e Howard ci mette un quarto d’ora a partire. Un vantaggio legittimato poi dalla fuga del solito Sterling a sinistra e dalla palla perfetta messa dentro per Balotelli: il tapin dell’italiano finisce però sulla traversa e il Liverpool manca così l’uno-due che in 120 secondi avrebbe ucciso l’Everton. I Toffes infatti non creano reali pericoli a Mignolet, ma all’ultima chance trovano con Phil Jagielka “il gol della domenica”: esterno destro secco di controbalzo dai 30 metri sulla palla vagante post-corner che finisce nel sette. Uno a uno. Pari e patta.

    IL TABELLINO

    Liverpool (4-2-3-1): Mignolet; Manquillo, Lovren, Skrtel, Moreno; Gerrard, Henderson; Markovic (60’ Coutinho), Lallana, Sterling; Balotelli (87’ Lambert). All: Rodgers

    Everton (4-3-2-1): Howard; Hibbert (73’ Browning), Jagielka, Stones, Baines; Barry, McCarthy, Besic (80’ Eto’o); Mirallas (30’ McGeady), Naismith; Lukaku. All: Martinez

    Gol: 65’ Gerrard; 92’ Jagielka.

    Arbitro: Atkinson

    Ammoniti: Barry, Besic; Gerrard, Moreno.

     
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    Chelsea avanti tutta.
    United e City a fatica.


    I Blues di Josè Mourinho battono 3-0 l’Aston Villa con una prova autoritaria: i Red Devils si impongono 2-1 con il West Ham e perdono il capitano Wayne Rooney per espulsione, il Manchester City si fa salvare da Edin Dzeko nel 4-2 sull’Hull City.

    Il Chelsea torna a marciare dopo il pareggio sul campo del City e lo fa stritolando senza alcun impaccio l’Aston Villa. I Blues salgono a 16 punti in classifica, mantendendo invariato il distacco dal Southampton ora secondo in solitaria a -3 dopo il ko dei Villans. Torna a vincere dopo la battuta d’arresto con il Leicester anche il Manchester United, che si impone per 2-1 sul West Ham ma perde Rooney per un cartellino rosso nell’ultima mezz’ora. Vittoria larga e sofferta per il Manchester City, che al KC Stadium va avanti di due gol e si fa rimontare per una doppia topica di Mangala. Prima di essere salvato nella ripresa da Dzeko e Lampard (4-2). Il Manchester City sale a quota 11, terzo posto in attesa di Arsenal-Tottenham.


    Chelsea-Aston Villa 3-0
    (7’ Oscar, 59’ Diego Costa, 79’ Willian)

    Quinta vittoria in sei partite per la corazzata di Mourinho, che asfalta senza mai soffrire un Aston Villa presentatosi a Stamford Bridge con tre soli punti in meno dei Blues. La squadra di Lambert, però, fa scena muta e dopo soli 7’ incassa l’1-0 di Oscar, che insacca di rapina dopo un tiro respinto di Willian (scatenato). Il Chelsea si dimostra maestro nella gestione dei ritmi, riuscendo ad addormentare successivamente la gara e a riaccenderla a piacimento. Nella ripresa bastano tre squilli per ottenere due gol. Al 59’ è il solito Diego Costa a staccare di testa sul primo palo e concludere alla grande una splendida azione tutta di prima disegnata da Willian, Hazard e Azpilicueta (ottimo cross di destro). Per l’ex Atletico diventano 8 gol in 6 partite di Premier League, di cui tre nelle prime tre apparizioni a Stamford Bridge. L’ultimo a riuscirci fu Adrian Mutu, ma probabilmente l’evoluzione della sua carriera in blue” sarà ben diverso. Basta vedere l’azione personale dello stesso Diego Costa al 79’, quando a calare il tris con un tap-in è Willian. E sarebbero stati quattro, se soltanto Cissokho non avesse salvato sulla linea un tocco a seguire di Oscar che aveva irretito Guzan. Il miglior modo per mandare in archivio un turno di Premier spinoso in vista dell’impegno di martedì sera a Lisbona contro lo Sporting (Champions League).


    Hull City-Manchester City 4-2
    (7’ Aguero, 11’ e 68’ Dzeko, 21’ aut. Mangala, 32’ pt Hernandez, 88’ Lampard)

    Risposte contrastanti per i campioni d’Inghilterra. La squadra di Pellegrini, che martedì sera ospiterà la Roma nel secondo turno di Champions League in una sfida già decisiva, parte alla grande. Al 7’ apre Aguero con una girata al volo semplicemente magica sugli sviluppi di un rimpallo nell’area di casa riciclato” dall'argentino Pablo Zabaleta. Quattro minuti dopo è invece Dzeko a raddoppiare con una botta dal limite dell’area che si infila sotto la traversa. Sembra tutto finito, però entra in scena Mangala. Il costosissimo centrale arrivato in estate dal Porto al 21’ batte Caballero con un colpo di testa semplicemente tragicomico su un cross dalla destra di Rosenior (che solletica eccome un disattento Clichy). Poi, al 31’, rifila a Abel Hernandez una scarpata in piena area. È rigore netto, trasformato dall’ex palermitano per il 2-2 che scombina parecchio i piani di Pellegrini. A rimetterli in riga è ancora Edin Dzeko, che al 68’ riporta avanti il City con un diagonale in scivolata di sinistro, ideale ciliegina sulla torta di un’azione che aveva visto David Silva sbucare indenne da una mischia di tre giocatori avversari. All’88’, poi, ecco l’ormai solito Lampard, che insacca con un piattone dal cuore dell’area dopo una discesa di Zabaleta a destra. L’Hull City resta a 6 punti dopo un’ottima prestazione, il Manchester City sale a 11 e inizia a mettere pressione al Southampton di Graziano Pellé secondo con 13. Ma, se la tenuta difensiva e i ritmi saranno questi, la Roma avrà più di una possibilità.


    Manchester United-West Ham 2-1
    (5’ Rooney, 23’ van Persie, 38’ Sakho)

    Vittoria soffertissima per i Red Devils, che però si scrollano di dosso il beffardo ko di una settimana fa a Leicester. A sbloccare la partita è Rooney al 5’, con un meraviglioso tocco di destro su cross di Rafael. Al 23’ arriva anche il raddoppio di van Persie, bravissimo a metterla dentro con un colpo da biliardo da posizione angolata. Sembra finalmente una giornata di festa a Old Trafford, ma al 38’ Sakho accorcia sugli sviluppi di un corner dalla destra che porta Enner Valencia a colpire la traversa. E nella ripresa tutto si complica al 60’, quando Rooney stende con un calcione Downing lanciato in contropiede. Wazza” rimedia il sesto cartellino rosso in carriera, il terzo con lo United e il primo dal marzo 2009. Adesso salterà le sfide con Everton, WBA e Chelsea. Una brutta tegola. Ma, almeno, van Gaal ci arriverà con tre punti in più, anche perché all’89’ il West Ham si vede annullare il gol del potenziale 2-2 per un fuorigioco millimetrico di Nolan. I Red Devils salgono a 8 punti e superano proprio gli Irons di una sola lunghezza.
     
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    Eurogol di Pellè!
    Il Southampton è 2° e sogna.


    I Saints superano il QPR grazie a una magia in semi-rovesciata dell'attaccante italiano e volano così al secondo posto in classifica.

    L'EUROGOL IN ROVESCIATA DI GRAZIANO PELLE' [VIDEO]

    SOUTHAMPTON – QPR 2-1
    (55’ Bertrand, 68’ Pellè; 66’ Austin)

    Non si ferma più il Southampton e non si ferma più Graziano Pellè. L’attaccante italiano è il match-winner di una gara dai gol spettacolari. Austin aveva riacciuffato il pari per il QPR con un controllo volante e una conclusione splendida, ma 120 secondi dopo Pellé si è inventato il gol partita con una semi-rovesciata da spellarsi le mani. I ragazzi di Ronald Koeman proseguono così il loro ruolino di marcia che li vede secondi in classifica a quota 13 punti, solo 3 in meno dell’inarrestabile Chelsea di José Mourinho: avevano fatto meglio solo nella stagione 1983/84, quando poi, effettivamente, secondi, i Saints terminarono il campionato! Per Pellé invece il quarto gol in sei giornate… davvero niente male il suo impatto con la Premier League.

     
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    Pari e patta:
    Arsenal e Tottenham si annullano.


    Un gol di Oxlade-Chamberlain risponde al vantaggio degli Spurs con Chadli. Tra Arsenal e Tottenham è quindi un punto a testa.

    Al fischio finale, il derby del nord di Londra, ci lascia una certezza che non riguarda nessuna delle due squadre in campo: questo sembra proprio essere il campionato di José Mourinho. Contro gli arci-rivali del Tottenham e tra le mura amiche dell’Emirates l’Arsenal era chiamato al primo vero banco di prova della stagione. Con tutte le vittorie delle big nel pomeriggio e con i continui successi del Chelsea, i Gunners non potevano permettersi altri passi falsi. Passo falso invece è stato per gli uomini di Wenger, che hanno dominato la partita come al solito dal punto di vista del possesso palla ma non hanno fatto altrettanto con l’unica statistica che conti qualcosa nel gioco del calcio: quanti palloni si sono infilati in porta. L’Arsenal si è trovato invece addirittura a dover inseguire un Tottenham sceso a sud di qualche chilometro che ben attento a difendersi e pronto a ripartire era passato avanti. Il gol di Chamberlain e l’assedio finale non hanno portato a Wenger che un misero punticino. L’unica certezza biancorossa, per ora, è che i giocatori continuano a rompersi: anche oggi fuori per guai muscolari Arteta e Ramsey. Insomma, tutto fuorché una risposta alla corazzata di Mourinho.


    LA CRONACA

    A dominare, nel primo tempo, è per lunghi tratti la noia. La trama è la stessa di sempre: tanto possesso dell’Arsenal ma ben poche occasioni da rete. Specie se davanti non c’è una neopromossa ma un Tottenham di Pochettino ben attento a chiudere tutti gli spazi e a ripartire sfruttando la velocità di Lamela. E’ così allora che nonostante i dati sul possesso palla ad avere le occasioni migliori sono paradossalmente proprio gli Spurs: due i contropiedi in superiorità numerica non sfruttati e una clamorosa dormita del fischiatissimo Adebayor davanti a Sczcesny. Trama che non è cambiata nemmeno nella ripresa. O almeno non l’ha fatto fino al gol della scossa. Flamini perde un pallone suicida in uscita, Eriksen lo strappa consegnandolo a Lamela che a suo volta serve Chadli per il perfetto diagonale di piatto. Solo lì l’Arsenal si sveglia dando ritmo al possesso e portando aggressività. Lloris fa il fenomeno su un colpo di testa di Mertesacker ma non può nulla poco dopo sul pallone ‘ciccatp’ da Welbeck che si trasforma in finta perfetta per Chamberlain. L’uno a uno è servito così come l’inutile assalto finale. L’Arsenal si sveglia troppo tardi e il Tottenham strappa il punticino. E' giusto così.

    IL TABELLINO

    Arsenal (4-2-3-1): Szczesny; Chambers, Mertesacker, Koscielny, Gibbs; Wilshere (62’ Sanchez), Arteta (29’ Flamini); Ramsey (45’ Cazorla), Ozil, Oxlade-Chamberlain; Welbeck. All: Wenger

    Tottenham (4-2-3-1): Lloris; Naughton, Kaboul, Vertonghen, Rose (83’ Dier); Capoue, Mason; Chadli (81’ Bentaleb), Eriksen (62’ Lennon), Lamela; Adebayor. All: Pochettino

    Gol: 55’ Chadli; 74’ Oxlade-Chamberlain.

    Arbitro: Oliver

    Ammoniti: Chamberlain, Wilshere, Chambers; Lamela, Chadli, Lennon, Adebayor, Mason, Rose.
     
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    2-1 al WBA:
    dopo un mese il Liverpool torna a vincere.


    Con Balotelli in panchina per più di un'ora, i Reds continuano a non giocare un grande calcio ma alla fine superano comunque il West Bromwich Albion e trovano finalmente un successo che mancava in Premier dal 31 agosto: decidono i gol di Lallana e Henderson.

    Il capro espiatorio lascia il tempo che trova...

    Il problema del Liverpool non è Mario Balotelli e, la partita di Anfield contro il WBA, ne è forse la miglior dimostrazione. Anche contro i Baggies un Liverpool privo per 63’minuti dell’attaccante italiano – panchina ‘disciplinare’ dopo il non saluto di Mario ai tifosi in quel di Basilea - fatica più del dovuto nell’esprimere ritmo e pressing, nel creare occasioni e situazioni, insomma, nel giocare a calcio. Alla fine però arriva la vittoria mancata in Premier League per l’intero mese di settembre e che non si registrava dal 3-0 il 31 agosto sul campo del Tottenham, ma da qui a definire ‘guariti’ i Reds di acqua sotto i ponti della Mersey ne scorre parecchia. Rodgers ha di fatto in mano una squadra copia sbiadita della macchina da gol della scorsa stagione. Sì, manca la S&S, ma di questo non si può certo fare una colpa al numero 45… che intanto entra e si prende applausi e cori.


    LA CRONACA

    Tra punti e gioco esiste una bella differenza comunque e questo Liverpool la mette in mostra fin dai primi minuti. Il possesso è sterile, il cambio di passo è raro, le perfette sincronie nei movimenti d’attacco che portavano Sturrdige e Suarez a integrarsi perfettamente con Coutinho e Sterling un lontano ricordo e del Liverpool ‘macchina da gol’ non restano che le memorie. La settima giornata di Premier conferma infatti quanto sin qui visto anche nelle precedenti sei uscite e a un onesto WBA non resta che difendersi con ordine per evitare ogni qual tipo di pericolo. All’ultimo minuto del primo tempo, però, dopo una rapida combinazione Lallana-Henderson-Lallana, l’ex Southampton incrocia perfettamente col sinistro trovando il diagonale che leva le castagne dal fuoco. Il gol nel finale non scuote però il Liverpool che nella ripresa, anzi, commette l’errore di partire davvero a rilento. Il WBA allora mette fuori la testa e alla prima occasione trova il pareggio. Berahino trova un bel movimento al limite, Lovren – ancora rivedibile – lo stende proprio appena fuori dall’area di rigore, ma l’arbitro – coadiuvato dall’assistente – fischia il penalty. E lo stesso Berahino trasforma. Il pareggio scuote finalmente il Liverpool ed Henderson – il migliore in campo con Gerrard – trova a mezz’ora dalla fine il diagonale incrociato che chiude la gara. Da lì in poi infatti i Reds non rischiano più nulla e anche se il football della passata stagione sembra un lontano ricordo per lo meno il Liverpool tiene il WBA lontano dallo specchio di Mignolet. Tre punti d’oro. La stagione riparte da qui? Lo scopriremo già contro il QPR tra due settimane.

    IL TABELLINO

    Liverpool (4-2-3-1): Mignolet; Manquillo (63’ Johnson), Lovren, Skrtel, Moreno; Gerrard, Henderson; Lallana, Coutinho (75’ Lucas), Sterling; Lambert (63’Balotelli). All: Rodgers

    WBA (4-2-3-1): Foster; Gamboa, Lescott, Dawson, Pocognoli; Dorrans (70’ Mulumbu), Morrison (80’Blanco); Gardner, Brunt (86’ Samaras), Sessegnon; Berahino. All: Irvine

    Gol: 45’ Lallana, 60’ Henderson; 55’ rig. Berahino

    Arbitro: Oliver

    Note: ammoniti Skrtel, Gerrard; Dawson, Lescott.
     
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    Il City ringrazia Yaya:
    è 0-2 contro l'Aston Villa.


    Con un gol di Toure a meno di 10 minuti dalla fine e il sigillo finale di Aguero, il City risolve la complicata trasferta contro l'Aston Villa.

    Non poteva essere un gol banale, il primo, in questa stagione, per Yaya Toure. L’uomo simbolo del nuovo corso vincente del Manchester City, al centro di qualche polemica in questo avvio di stagione per lo scarso rendimento, decide di rispondere alla critiche con il classico gol dal peso specifico superiore alla media. Il sigillo di Toure a 8 minuti dalla fine rappresenta il crollo del muro dell’Aston Villa e consegna al Manchester City i classici tre punti che, a fine stagione, possono fare la differenza. La gara del Villa Park è infatti il classico match che solo la grande squadra può andare a vincere. Ben messi in campo e super-concentrati gli uomini di Lambert tengono in scacco per 82 minuti i campioni d’Inghilterra ma, alla fine, devono inchinarsi appunto alla giocata del singolo. Il City c’è e mette pressione al Chelsea di José Mourinho. All’Arsenal il compito – complicato – di riaprire i giochi.


    LA CRONACA

    Muro. Pressione. Ripartenze. E’ questa la tattica di base dell’Aston Villa e per 82 minuti, come anticipato, paga alla grande. Dopo i ko con Arsenal e Chelsea Lambert voleva provare a chiudere il complicato trittico strappando almeno un punticino al City, e il suo 4-5-1 solo mascherato da 4-3-3 ci era quasi riuscito. Dopo lo scampato pericolo in fase iniziale con il legno colpito da Alexandar Kolarov i Villans alternano fasi di pressing alto a chiusure basse a riccio con discreto successo. La fortuna, poi, sembra essere anche dalla loro. Il legno dopo 2 minuti della ripresa colpito da Aguero dopo il bell’assist di James Milner sembra infatti il classico presagio di un “pomeriggio no” per il Manchester City. Come detto, però, l’ottima organizzazione collettiva dell’Aston Villa deve arrendersi a 8 dalla fine quando Yaya Toure, dal limite, trova il varco giusto e col suo sinistro a giro l’angolino basso che buca Guzan. Lì i Villans staccano di fatto la spina e il sigillo finale di Aguero serve solo a scrivere un risultato ingannevole.

    IL TABELLINO

    Aston Villa (4-5-1): Guzan; Hutton, Senderos, Baker, Cissokho; Delph, Westwood, Cleverley, Richardson (70’ Grealish), N’Zogbia (70’ Bacuna); Weimann (60’Benteke). All: Lambert

    Manchester City (4-4-2): Hart; Zabaleta, Kompany (C), Mangala, Kolarov; Milner, Fernandinho (56’ Lampard), Toure; Silva (84’ Navas); Dzeko (65’ Fernando), Aguero. All: Pellegrini

    Gol: 82’ Yaya Toure, 87’ Aguero

    Arbitro: Atkinson

    Ammonito: Kolarov
     
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    Di Maria+de Gea:
    United batte Everton 2-1


    Seconda vittoria consecutiva per van Gaal che superano a fatica i toffees. Gol e assist per Di Maria, de Gea para un rigore a Baines.

    Primo filotto per van Gaal che centra la sua seconda vittoria consecutiva e la prima serie positiva sulla panchina del Manchester United. Un gol di rapina di Falcao, un grande Di María e un super de Gea lanciano i Red Devils anche se i problemi restano sempre gli stessi. Fase difensiva totalmente assente e con un Everton che tira veramente poche volte in porta si rischia comunque di soffrire sino all’ultimo secondo del match. Quello che contava oggi era prendere punti e scalare la classifica, per trovare il bel gioco servirà inevitabilmente tempo e recuperare tutta la sfilza di indisponibili: Ashley Young, Lingard, Smalling, Evans, Phil Jones, Carrick, Ander Herrera e Rooney (assente oggi per squalifica). Si apre ufficialmente, invece, la crisi dell’Everton: solo 6 punti in 7 gare per la squadra di Martínez che viaggia sul filo del rasoio con soli 2 punti di vantaggio sulla zona retrocessione.


    LA CRONACA

    Il Manchester United parte subito con il piede giusto e sulle corsie laterale la squadra di Louis van Gaal fa un po’ quello che vuole ad un Everton troppo spaesato e forse troppo stanco dopo la trasferta in Russia di qualche giorno fa in Europa League. Shaw e Di María sono i giocatori più intraprendenti ma Robin van Persie e soprattutto Falcao devono aggiustare la mira mentre Mata controlla male in area di rigore. Poco prima della mezz’ora ci pensa l'argentino Angel Di María con un destro di precisione che supera Howard dopo l’appoggio di Mata; l’argentino si rende pericoloso anche dopo, con un calcio di punizione di potenza che viene deviato in angolo. Solo nel finale si vedono i toffees che conquistano un rigore con Hibbert steso in area da Shaw, dal dischetto si presenta Baines ma de Gea riesce a respingere la sua conclusione mantenendo inviolata la propria porta. Nella ripresa i giocatori dello United puntano tutto sul gol di Falcao ma il colombiano sbaglia di nuovo a due passi dalla linea di porta, calciando addosso a Stones. L’Everton intanto pareggia i conti con Naismith che supera de Gea di testa, sull’ottimo assist di Baines. Immediata però la reazione dello United che ritrova ben presto il vantaggio con Radamel Falcao che raccoglie dal tiro-cross di Di María per firmare il 2-1 definitivo.

    IL TABELLINO

    Manchester United (4-3-1-2): de Gea; Rafael, McNair, Rojo, Shaw (71’ Blackett); Blind, Antonio Valencia (79’ Fellaini), Di María; Mata; Falcao (73’ James Wilson), van Persie. All. van Gaal

    Everton (4-2-3-1): Howard; Hibbert (77’ Browning), Jagielka, Stones, Baines; Barry, Bešić; Pienaar (64’ Oviedo), McGeady (77’ Osman), Naismith; Lukaku. All. Martínez

    Gol: 27’ Di María (M); 55’ Naismith (E); 63’ Falcao (M)

    Arbitro: Kevin Friend

    Ammoniti: van Persie, Bešić, Pienaar, Naismith, Antonio Valencia, Howard, James Wilson

     
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    Spintoni tra Wenger e Mourinho:
    Chelsea-Arsenal ad alta tensione.


    Non si sono mai amati e non si sono mai risparmiati neanche in questa occasione. Si ritrovavano uno contro dopo il 6-0 subito dalla squadra di Wenger dal Chelsea lo scorso campionato. E i due tecnici hanno dato ancora spettacolo. Dopo l'ammonizione a Cahill per un fallo su Sanchez, il tecnico Arsene Wenger ha spintonato Mourinho, invitandolo a tornare nella sua area tecnica. Immediato l'intervento del quarto uomo e dell'arbitro.



     
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    Chelsea-Arsenal 2-0:
    è sempre Mou il padrone.


    Un rigore di Eden Hazard nel primo tempo e un gol del solito Costa nel finale regalano ai Blues altri 3 punti. Chelsea padrone della Premier League: +5 sul Manchester City e +9 proprio sull'Arsenal. Spintoni e rissa sfiorata tra Arsene Wenger e Josè Mourinho.

    Questa volta nessuna umiliazione, ma la sentenza, per l'Arsenal di Wenger, è forse persino peggiore rispetto a quella dello scorso anno, quando i Blues si imposero 6-0 nel giorno delle 1000 panchine dell'alsaziano. Al 5 di ottobre, infatti, e dopo il 2-0 subito dal Chelsea, i Gunners sembrano già essere nuovamente fuori dai giochi. Il padrone di questa Premier League è infatto José Mourinho che con il suo solidissimo Chelsea sta lasciando alle concorrenti solo le briciole: +5 sul Manchester City di Pellegrini, +8 sul Manchester United di van Gaal, +9 sull'Arsenal di Wenger e il Liverpool di Rodgers. Con un Oscar disposto anche a fare il mediano, con Diego Costa cha da solo tiene in scacco le difese e puntuale timbra sempre il cartellino, con Hazard pronto a disegnare calcio, con Schurrle uomo ovunque, e con una panchina dove Peter Cech può subentare se si infortuna il titolare Courtois, questo Chelsea ha proprio le sembianze di una macchina perfetta. Ah si, e al comando c'è José Mourinho. In bocca al lupo alle altre.


    LA CRONACA

    Racchiudere in poche righe tutto ciò che accade nel primo tempo è impresa complicata. Dal punto di vista del ritmo si gioca a velocità visibili sono in Inghilterra, ma è anche la contemporanea attenzione delle squadre a fare la differenza. A turno, infatti, Chelsea e Arsenal si pressano altissimi e di reali occasioni da rete per lunghi minuti non se ne registrano. Si vedono invece episodi destinati a far discutere. Al 20’ un fallaccio di Cahill su Sanchez scatena in panchina la rissa Wenger-Mourinho: l’alsaziano spintona via il portoghese che, preoccupato per il coloro del cartellino, aveva subito provato a mettere pressione sul quarto uomo. Pochi minuti dopo Courtois deve lasciare il campo per una ginocchiata – questa volta involontaria – proprio di Sanchez. In campo c’è però anche Eden Hazard che, quando per la prima volta in partita riesce a trovare il varco, salta come birilli tre uomini dell’Arsenal; lo sciagurato Koscielny è l’ultimo di questi e lo stende in area. Il rigore del belga è perfetto e manda avanti il Chelsea all’intervallo. Un vantaggio fobdamentale per i Blues perché la partita a quel punto si mette esattamente come vuole Mourinho. I Gunners hanno il merito rispetto allo scorso anno di non crollare ma, anzi, di provare a fare la partita. Il Chelsea è però sornione e pur concedendo questo privilegio agli avversari, non corre mai reali rischi. Cech è coperto da un perfetto muro difensivo pronto a chiudersi e ripartire, e non è un caso che nonostante siano i Gunners a tenere il pallone le palle gol più grandi – anche nella ripresa – finiscano sui piedi di Hazard o Diego Costa. E' così l'ex Atletico Madrid a timbrare puntale il cartellino anche oggi dopo uno splendido tocco sotto nel finale nato dal delizioso assist di Cesc Fabregas. Chelsea 2, Arsenal 0.

    IL TABELLINO

    Chelsea (4-2-3-1): Courtois (24’ Cech); Ivanovic, Cahill, Terry, Azpilicueta; Matic, Fabregas; Schurrle (70’ Mikel), Oscar (87’ Willian), Hazard; Diego Costa. All: Mourinho

    Arsenal (4-2-3-1): Szczesny; Chambers, Mertesacker, Koscielny, Gibbs; Wilshere (82’ Rosicky), Flamini; Cazorla (70’ Chamberlain), Ozil, Alexis (78’ Podolski); Welbeck. All: Wenger

    Gol: 27’ rig. Hazard, 78’ Diego Costa

    Arbitro: Atkinson

    Ammoniti: Cahill, Schurrle, Oscar; Chambers, Koscielny

     
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    Mourinho, una nuova bufera.
    Keane: "Deve vergognarsi".


    L'episodio della discordia durante Chelsea-Aston Villa: Josè Mourinho porge la mano ai tecnici avversari Paul Lambert e Roy Keane sul 3-0, prima della fine della partita. Roy Keane: "Da prendere a pugni". Kenny Dalglish: "Nemmeno io gli avrei stretto la mano".

    Josè Mourinho lo chiamerebbe il rumore dei nemici...

    Il punto è che questi nemici stanno aumentando di numero, oltre che di decibel. Dopo la lite teatrale con Arsene Wenger, sono gli strascichi di un altro episodio controverso a tenere banco: 27 settembre, Chelsea-Aston Villa. I Blues stanno vincendo 3-0, per Mourinho la pratica è archiviata al punto da andare a porgere la mano al tecnico avversario, Paul Lambert, e al suo vice, Roy Keane. Il triplice fischio, però, non è ancora arrivato e il gesto di Mou viene letto come un affronto: stretta negata. Non finisce qua. Ieri Keane, ex centrocampista del Manchester United, è tornato sull'episodio durante la presentazione della sua nuova autobiografia e non ha risparmiato i colpi: "La partita non era ancora finita - spiega - e una cosa del genere non la faresti mai una domenica mattina, in una gara di dilettanti: ti prenderebbero a pugni". Poi ha rincarato la dose: "È stata una condotta vergognosa. Gliel'ho visto fare anche con altri allenatori, è una vergogna". Frasi pesanti, che oggi hanno trovato però d'accordo anche Kenny Dalglish, ex tecnico di Liverpool e Celtic: "Nemmeno io avrei stretto la mano di Josè Mourinho - ha confermato -, avrei fatto lo stesso se mi fossi trovato in quella situazione. Josè Mourinho è uno dei tre migliori tecnici in circolazione e quando sei in quella posizione puoi evitare di fare certe cose. Forse dovrebbe ricordare quel vecchio adagio che dice di essere carino con le persone quando ti va bene, perché potresti aver bisogno di loro quando andrà male".

     
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    Poker di Aguero:
    il City riprende la sua corsa


    I quattro gol dell'argentino condannano il Tottenham al 4-1 in una gara in cui si sono visti quattro calci di rigore: 3 per il City e uno per gli Spurs. Con questo poker il Kun Aguero diventa il miglior marcatore del Manchester City nella storia della Premier League.

    Il Manchester City risponde presente. La settimana di pausa non scalfisce gli equilibri della squadra di Pellegri che pur continuando a dimostrarsi un po’ meno solida dietro rispetto ad esempio al Chelsea capolista, non smette di segnare davanti. Il trascinatore è Sergio Aguero che con un poker– e un rigore sbagliato – condanna il Tottenham di Pochettino a un 4-1 tutto sommato un po’ falso. Il City ha infatti rischiato grosso a inizio ripresa quando Hart ha dovuto salvare il penalty di Soldado che avrebbe potuto scrivere sul 2-2 un altro tipo di gara. Condizionali che però trovano poco spazio nel gioco del calcio e che lasciano così per lo meno aperta la lotta al primo posto. Il City infatti, con tutti i suoi pro e contro, infila la terza vittoria consecutiva proprio dopo il pari strappato al Chelsea con un uomo in meno. La squadra c’è. Il pallone, ora, passa di nuovo a Josè Mourinho.


    LA CRONACA

    Il primo tempo, per noi italiani, ha due chiavi di lettura. Dopo un avvio piuttosto lento dal punto di vista tattico si registra un evidente ordine delle cose: il City fa malissimo quando riesce a fornire la possibilità ai suoi avanti – Silva e Aguero – e alle sue ali – Milner e Navas – di giocare in uno contro uno, ma al tempo stesso il Tottenham, pur soffrendo dietro, dimostra davanti di poter sfruttare le disattenzioni difensive in cui ogni tanto il City continua a incappare. La seconda chiave di lettura? Sul primo gol di Aguero – finta a rientrare e tiro sul secondo palo, Lampard è in posizione di fuorigioco attivo, ostacolando la visuale di Hart; sul rigore trasformato di nuovo da Aguero sempre Lampard di lascia cadere nettamente facendo abboccare l’arbitro. Insomma, due evidenti abbagli arbitrali… ma di proteste veementi, polemiche, isterismi però nemmeno l’ombra. Si va a riposto sul 2-1 grazie al gol di Eriksen che aveva concesso l’immediato pareggio dopo la prima rete del Kun e si registra il ko muscolare di Lampard costretto a uscire in lacrime in barella. Nella ripresa il Tottenham capisce di avere chance di fare male al City e pronti-via imbastisce nei primi minuti una sorta di mini-assedio. La pressione porta al Tottenham un rigore conquistato con un altro abbaglio arbitrale: c’è sì fallo di Demichelis su Soldado, ma è fuori area. Dal dischetto lo spagnolo conferma che la porta con il Tottenham non la sfonda proprio mai e il suo tiro – lentissimo – e respinto da Hart. Arriva così il turning moment del pomeriggio: sull’ennesimo ribaltamento Fazio trattine l’inserimento di Aguero e si prende il rosso per “chiara occasione da rete”. E’ il quarto rigore della partita e questa volta il Kun non sbaglia. E’ il 3-1 che lascia spazio poi al 4-1 finale con il sinistro a giro che vale l’ovazione.

    IL TABELLINO

    Manchester City (4-4-2): Hart; Clichy, Demichelis, Kompany (C), Sagna; Milner, Lampard (27’ Fernandinho), Fernando (75’ Yaya Toure), Navas; Silva (70’Jovetic), Aguero. All: Pellegrini

    Tottenham
    : (4-2-3-1): Lloris; Dier, Fazio, Kaboul (c), Rose; Capoue (61’ Dembele), Mason (70’ Vertonghen); Chadli, Eriksen, Lamela (61’ Townsend); Soldado. All: Pochettino

    Gol: 12’, 74’ e rig. 20’ e 68’ Aguero; 14’ Eriksen

    Arbitro: Mason

    Ammoniti: Dier, Mason; Navas. Espulso Fazio.

     
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    2-2 con l'Hull City
    l'Arsenal non sa più vincere.


    Alexis Sanchez porta avanti i Gunners, che vengono rimontati dai gol di Diame e dell'ex Palermo Abel Hernandez. Al 91' Welbeck, servito da Sanchez, firma il pareggio, che non può bastare ad Arsene Wenger. Il distacco da City e Chelsea è già incolmabile.

    Rassegnazione e tanto sconforto. Una sconfitta, con il Chelsea, e due pareggi interni nelle ultime tre giornate di campionato. L'Arsenal di Arsene Wenger può già dire addio ai sogni di gloria. Siamo a fine ottobre, ma la sentenza è già chiara- Ed è stata ancora una volta la fase difensiva a tradire i Gunners. Le assenze dei vari Chambers, Koscielny, Mezut Ozil non possono essere un alibi. L'Arsenal ha dominato nel gioco e nel possesso, ma ha continuato ad offrirsi ai contropiedi letali dei Tigers, faticando nel creare veri pericoli per la porta degli ospiti. I punti di ritardo dal Chelsea di Mourinho capolista sono già 11 dopo 8 giornate. Difficile immaginare una rimonta. L'Emirates, che ha sostenuto la squadra fino al 96', pare averlo giù capito.


    LA CRONACA

    Nel primo tempo parte forte l’Arsenal, che, dopo un paio di tentativi da fuori di Cazorla, colpisce alla prima vera occasione. Alexis Sanchez parte da destra, supera Elmohamady, si accentra e spara un diagonale rasoterra che beffa Harper sul secondo palo. L’Hull, però, reagisce immediatamente e con Diame pareggia: azione poderosa in dribbling del ventisettenne senegalese, che supera tutta la difesa dei Gunners e batte con un tocco sotto Szczesny. L’1-1 resta tale per tutta la prima frazione, perché nonostante un netto predominio territoriale (68% a 32 il possesso palla), l’Arsenal attacca sempre per vie centrali, senza creare veri pericoli per la porta degli ospiti. Ad inizio secondo tempo ecco la doccia fredda per Wenger e i suoi ragazzi. Non passa nemmeno un minuto e un perfetto cross di Huddlestone viene insaccato di testa da un imperioso Abel Hernandez, perfetto nel sovrastare Mertesacker e nel battere Szczesny angolando la direzione dello stacco. 1-2 e disperazione all’Emirates. Da lì in poi è un assedio vero dell’Arsenal alla ricerca del pareggio. Jakupovic salva su Sanchez e Cazorla, i Gunners non sfondano, ma quando tutto sembra perduto “El Nino Maravilla” si inventa al 91’ un’azione solitaria che manda in porta Welbeck. È 2-2 e serve nel recupero un'altra gran parata di Jakupovic a blindare il pareggio.

    IL TABELLINO

    Arsenal (4-2-3-1): Szczesny, Bellerin, Mertesacker, Monreal, Gibbs, Flamini (Dal 63’ Ramsey), Wilshere (Dal 68’ Campbell), Oxlade-Chamberlain, Cazorla, Alexis Sanchez, Welbeck. All. Wenger

    Hull City (4-2-3-1): Harper (Dal 43’ Jakupovic), Chester, Davies, Dawson (Dal 84’ Bruce), Elmohamady, Huddlestone, Livermore, Diame, Robertson, Ben Arfa, Abel Hernandez (Dal 63’ Ramirez). All. Bruce

    Arbitro: Roger

    Gol: 13’ Sanchez (A), 16’ Diame (H), 46’ Hernandez (H), 91’ Welbeck (A)

    Ammoniti: Chester, Wilshere, Huddlestone, Cazorla

     
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    Il manifesto di Mou:
    il Chelsea vince ancora.


    2-1 anche sul campo del Crystal Palace. Ventidue punti su 24 disponibili: Chelsea inarrestabile.

    Un manifesto della filosofia di Josè Mourinho. Potremmo riassumere così la sfida tra Crystal Palace e Chelsea, come la classica partita delle squadre del portoghese che poi, a fine anno, vanno a vincere il titolo. Se siete scaramantici tifosi dei Blues adottate tutte le precauzioni del caso, ma anche l’ottava giornata di Premier League sembra aver lanciato un evidente segnale. Su un campo sempre complicato come Selhurst Park il Chelsea rischia nei primissimi minuti ma la sblocca già all’ottavo con la punizione di Oscar, poi l’addormenta, rimane in 10 con Azpilicueta, è aiutato dalla stupidaggine di Delaney e la chiude infine, definitivamente, subito a inizio ripresa. Ritmi lenti se si è avanti, controllo delle posizioni, grinta, panchina lunga e pragmatismo. Ventidue punti su ventiquattro disponibili. Il Chelsea di Josè Mourinho è un autentico squadrone. In bocca al lupo a tutte le altre.


    LA CRONACA

    I primissimi minuti sono il classico esempio di cosa sarebbe potuto succedere se Oscar, già all’8’, con una punizione perfetta, non avesse indirizzato la gara su bel altri binari. Era partito infatti fortissimo il Crystal Palace, voglioso di ripetere a Mourinho lo scherzetto già operato nella scorsa stagione. Già, ma a differenza proprio della scorsa stagione il Chelsea è un’altra squadra. Più matura, più saggia, più cinica. In una parola? Pronta. Pronta probabilmente a vincere ciò che l’anno scorso sfuggì proprio con le piccole (non dimenticate mai che i Blues nella passata stagione fecero 12 punti con City e Liverpool). E allora poco importa il turno di riposo concesso all’affaticato Costa, e meno ancora quanta fatica abbia fatto Remy per provare a sostituirlo. Oscar apre la gara appunto all’ottavo e il Chelsea l’addormenta immediatamente. Solo Azpilicueta prova nel finale di tempo – con il suo rosso diretto per una gamba alta su Jedinak – a risvegliarla, ma per sua fortuna due minuti dopo Delaney trattine una ripartenza di Remy e si becca il più stupido dei secondi gialli. La ripresa, quindi, si trasforma in sbadigli. Fabregas dà il colpo di grazia dopo soli 6 minuti con una splendida combinazione con Oscar e da lì in poi sono percentuali bulgare di possesso palla fino all’inutile gol nel finale di Campbell. Il Chelsea detta legge.

    IL TABELLINO

    Crystal Palace (4-5-1): Speroni; Kelly, Hangeland, Delaney, Ward; Bolasie, Jedinak, McArthur (68’ Guedioura), Ledley (58’ Mariappa), Puncheon (68’ Zaha); Campbell. All: Warnock

    Chelsea (4-2-3-1): Courtois; Ivanovic, Cahill, Terry, Azpilicueta; Matic, Fabregas; Willian (42’ Filipe Luis), Oscar, Hazard (86’ Salah); Remy (90’Drogba). All: Mourinho

    Gol: 6’ Oscar, 51’ Fabregas; 90’ Campbell.

    Arbitro: Pawson

    Note: ammoniti Fabregas; Campbell. Espulsi Azpilicueta; Delaney.


    SOUTHAMPTON - SUNDERLAND 8-0
    (12’ aut. Vergini, 18’ e 69’ Pellé, 37’ Cork, 63’ aut. Bridcutt, 78’Tadic, 79’ Wanyama, 86’ Mene)

    Beh, che dire? Una goleada in cui hanno fatto festa proprio tutti. Ad aprire le danze è stato un clamoroso autogol di Vergini – bomba a giro sul secondo palo – poi un sabato pomeriggio da ricordare a lungo. Il Southampton non segnava più di 5 gol in Premier League dal 1996, ma soprattutto oggi si gode un incredibile terzo posto – e la miglior difesa con solo 5 reti subite – davvero impronosticabile dopo il ‘fuori tutto’ messo in atto sul mercato in estate. Tadic è però stato un vero colpaccio – oggi ben 4 assist -, il bomber azzurro Graziano Pellé continua a timbrare – doppietta a sigillare il titolo ‘player of the month’ per il mese di Settembre – e Rambo Koeman si gode così il suo miracolo: un meritatissimo terzo posto.
     
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