TOUR DE FRANCE 2014: altimetria, percorso, tappe [FOTO]

Al via 22 squadre, 198 corridori, 17 italiani. Niente abbuoni

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  1. Lottovolante
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    19^ TAPPA
    Per Nibali Parigi si avvicina. Ma che paura nel finale!


    La maglia gialla dimostra lucidità nell'evitare una caduta di gruppo nel finale di una frazione corsa sotto una pioggia a tratti violenta. La vittoria va al lituano Navardauskas, abile nel partire in salita e coraggioso nella discesa verso l'arrivo a Bergerac.

    "Un requin, deux dauphins" (uno squalo, due delfini), ha titolato L'Equipe esaltando le gesta del Tourmalet. Profetico, perché per Vincenzo Nibali e compagnia è stata proprio l'acqua a rendere molto problematica una frazione di relax solo sulla carta. Invece c'è tanto altro stress: strada pericolosa, tantissime forature, una brutta caduta intorno dentro i meno 3 dall'arrivo (quindi in zona di neutralizzazione) che coinvolge uno di classifica come Bardet. Nibali la evita, in realtà non corre alcun rischio esibendo la consueta lucidità. Semmai la grande paura la prova l'Italia che guarda. Questo tanto per spiegare come nell'ennesima difesa della maglia gialla, anche nella terz'ultima fatica, il siciliano si guadagni la pagnotta. Alla fine è brivido, ma la missione è compiuta. Emozioni forti invece per Ramunas Navardauskas, che vince alimentando una bacheca già ricca di un successo e di una maglia rosa al Giro d'Italia. Il lituano scatta sugli unici veri metri di ascesa, poi dà tutto in una discesa rischiosa e perfetta. Ha tutte le squadre dei velocisti contro, ma dimostra più abilità e soprattutto più coraggio. Dunque sempre allerta, il Tour non è banale neanche al diciannovesimo capitolo, 208 km che vanno da Maubourguet a Bergerac. Si arriva in un luogo ispiratore di scrittori, da Edmond Rostand e il suo Cyrano a Georges Simenon, che fece muovere da Parigi niente meno che il commissario Maigret per ambientarvi una delle tante storie celebri. Ma Bergerac è anche anche città di cronoman di lusso. Miguelon Indurain al Tour del 1994 si impose a modo suo nella prova contro il tempo, impossessandosi della gialla per non mollarla più fino a Parigi. Inoltre nel 1961 vi prese il via la crono verso Pèrigueux, che suggellò il secondo dominio al Tour di Jacques Anquetil. La Cote de Monbazillac, poco più di un km ma con punte del 10%, rappresenta la soluzione di continuità ad un percorso sostanzialmente piatto. La continuità invece non si interrompe mai quando si tratta di pioggia. Secchiate d'acqua da invadere la sede stradale, unite ad un vento sferzante, tappa decisamente ostica.


    Gli unici che accettano il diluvio, se non di buon grado, con contenuta benevolenza, sono i cinque attaccanti. In tali condizioni, di solito aumentano - si fa per dire - chance solitamente nulle in situazioni del genere. Il punto di riferimento è Martin Elmiger. Lo svizzero era in fuga anche domenica scorsa verso Nimes: stessa fatica, stessa pioggia, un tentativo dal km 0 fallito proprio sul filo di lana ad opera di Kristoff, ma mediaticamente oscurato dalle lacrime di disperazione del neozelandese Bauer, che gli aveva fatto compagnia per tutta la giornata. Stavolta il campione elvetico, che sfonda il muro dei 700 km in avanscoperta (!), procede con Gautier (altro fuggitivo doc), Taaramae, Gerard e Slagter, quest'ultimo compagno di squadra proprio di quel Bauer e meno socievole della compagnia. L'olandese è l'unico che prova a fare tutto da solo, forse perchè resosi conto che neanche la pioggia può fermare le squadre dei velocisti. Solo sulla Cote de Monbazillac emerge però che Slagter è pedina del piano Garmin. Non ne ha più, ma fa da punto di appoggio alla stoccata di Navardauskas. Il lituano prende qualche metro di vantaggio in cima, tanto gli basta per sfoggiare un rischiatutto in una discesa tecnica, scivolosa e pericolosa. Il lituano non ha paura, dietro le squadre dei velocisti - dalla Lotto, alla Cannondale, per ultimo alla Tinkoff di Bennati - si alternano. Ma non lo prendono. Questione di coraggio. Ora la cronometro. E' strafavorito il campione del mondo Tony Martin, ma c'è una certa curiosità nel vedere l'interpretazione che darà Nibali. Non stiamo certo ribadire lo stato di forma della maglia gialla, e si sa che la crono finale solitamente limita le differenze tra specialisti e non... "Sarà una crono comunque molto importante, per me e per la squadra, la vogliamo e la dobbiamo onorare al meglio", commenta Nibali che parla anche della caduta: "Eravamo vicini all'arrivo, mancavano poco meno di tre chilometri e io ero con i miei compagni in zona tranquilla. Avevamo deciso di lasciare spazio agli 'attaccanti' di oggi e di non correre rischi". In Francia intanto c'è chi lo definisce già una leggenda: "Io una leggenda? No, mi limito a far divertire le persone e a tentare sempre di vincere, per me, per vedere ripagate le tante fatiche fatte, per il mio team e anche per i tifosi. Non penso, ovviamente, di essere una leggenda. Potrebbe esserlo mio nonno, che negli anni 30' è andato in Australia per cercare fortuna, prima di tornare in Sicilia, dove da solo, con l'aiuto di mio padre giovanissimo, ha costruito la nostra grande casa"

    ORDINE D'ARRIVO DELLA DICIANNOVESIMA TAPPA

    1. Ramunas Navardauskas (Ltu, Garmin) in 4h43'41"
    2. John Degenkolb (Ger, Shimano) 7"
    3. Alexander Kristoff (Den, Katusha) s.t.
    4. Mark Renshaw (Aus) s.t.
    5. Daniele Bennati (Ita) s.t.
    6. Alessandro Petacchi (Ita) s.t.
    7. Samuel Dumoulin (Fra) s.t.
    8. Julien Simon (Fra) s.t.
    9. Sep Vanmarcke (Bel) s.t.
    10. Jurgen Roelandts (Bel) s.t.

    CLASSIFICA GENERALE

    1. Vincenzo Nibali (Ita, Astana) in 85h29'33"
    2. Thibaut Pinot (Fra, FDJ) a 7'10"
    3. Jean Christophe Peraud (Fra) a 7'23"
    4. Alejandro Valverde (Esp, Movistar) a 7'25"
    5. Romain Bardet (Fra) a 9'27"
    6. Tejay Van Garderen (Usa) a 11'34"
    7. Bauke Mollema (Ned) a 13'56"
    8. Laurens Ten Dam (Ned) a 14'15"
    9. Leopold Konig (Cze) a 14'37"
    10. Haimar Zubeldia (Esp) a 16'25"
     
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30 replies since 4/7/2014, 22:32   374 views
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