GIUSEPPE UNGARETTI: sentimento di un uomo

Poesie di Giuseppe Ungaretti - 08/02/1888 – 01/06/1970

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  1. Lottovolante
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    Il taccuino del Vecchio
    da Ultimi cori della terra promessa
    Roma, 1952/1960



    4.

    Verso meta si fugge:
    Chi la conoscerà?
    Non d'!taca si sogna
    Smarriti in vario mare,
    Ma va la mira al Sinai sopra sabbie
    Che novera monotone giornate.

    5.

    Si percorre il deserto con residui
    Di qualche immagine di prima in mente,
    Della Terra Promessa
    Nient'altro un vivo sa.

    6.

    All'infinito se durasse il viaggio,
    Non durerebbe un attimo, e la morte
    È già qui, poco prima.
    Un attimo interrotto,
    Oltre non dura un vivere terreno:
    Se s'interrompe sulla cima a un Sinai,
    La legge a chi rimane si rinnova,
    Riprende a incrudelire l'illusione.

    7.

    Se una tua mano schiva la sventura,
    Con l'altra mano scopri
    Che non è il tutto se non di macerie.
    È sopravvivere alla morte, vivere?
    Si oppone alla tua sorte una tua mano,
    Ma l'altra, vedi, subito t'accerta
    Che solo puoi afferrare
    Bricioli di ricordi.

    8.

    Sovente mi domando
    Come eri ed ero prima.
    Vagammo forse vittime del sonno?
    Gli atti nostri eseguiti
    Furono da sonnambuli, in quei tempi?
    Siamo lonfani, in quell'alone d'echi,
    E mentre in me riemergi, nel brusio
    Mi ascolto che da un sonno ti sollevi
    Che ci previde a lungo.

    9.

    Ogni anno, mentre scopro che Febbraio
    E sensitivo e, per pudore, torbido,
    Con minuto fiorire, gialla irrompe
    La mimosa. S'inquadra alla finestra
    Di qudla mia dimora d'una volta,
    Di questa dove passo gli anni vecchi.
    Mentre arrivo vicino al gran silenzio,
    Segno sarà che niuna cosa muore
    Se ne ritorna sempre l'apparenza?
    O saprò finalmente che la morte .
    Regno non ha che sopra l'apparenza?

    13.

    Rosa segreta, sbocci sugli abissi
    Solo ch'io trasalisca rammentando
    Come improvvisa odori
    Mentre si alza il lamento.
    L'evocato miracolo mi fonde
    La notte allora nella notte dove
    Per smarrirti e riprenderti inseguivi,
    ..
    Da libertà di più
    In più fatti roventi,
    L'abbaglio e l'addentare.

    14.

    Somiglia a luce in crescita,
    Od al colmo, l'amore.
    Se solo d'un momento
    Essa dal Sud si parte,
    Già puoi chiamarla morte.

    16.

    Da quella stella all'altra
    Si carcera la notte
    In turbinante vuota dismisura,
    Da quella solitudine di stella
    A quella solitudine di stella.

    17.

    Rilucere inveduto d'abbagliati
    Spazi ove immemorabile
    Vita passano gli astri
    Dal peso pazzi della solitudine.

    22.

    È senza fiato, sera, irrespirabile,
    Se voi, miei morti, e i pochi vivi che amo,
    Non mi venite in mente
    Bene a portarmi quando
    Per solitudine, capisco, a sera.

    23.

    In questo secolo della pazienza
    E di fretta angosciosa,
    Al cielo volto, che si doppia giù
    E più, formando guscio, ci fa minimi
    In sua balia, privi d'ogni limite,
    Nel volo dall'altezza
    Di dodici chilometri vedere
    Puoi il tempo che s'imbianca e che diventa
    Una dolce mattina,
    Puoi, non riferimento
    Dall'attorniante spazio
    Venendo a rammentarti
    Che alla velocità ti catapultano
    Di mille miglia all'ora,
    L'irrefrenabile curiosità
    E il volere fatale
    Scordandoti dell'uomo
    Che non saprà mai smettere di crescere
    E cresce già in misura disumana,
    Puoi imparare come avvenga si assenti
    Uno, senza mai fretta né pazienza
    Sotto veli guardando
    Fino all'incendio della terra a sera.

    24.

    Mi afferri nelle grinfie azzurre il nibbio
    E, all'apice del sole,
    Mi lasci sulla sabbia
    Cadere in pasto ai corvi.
    Non porterò più sulle spalle il fango,
    Mondo mi avranno il fuoco,
    I rostri crocidanti
    L'azzannare afroroso di sciacalli.
    Poi mostrerà il beduino,
    Dalla sabbia scoprendolo
    Frugando col bastone,
    Un ossame bianchissimo.

    27.

    L'amore più non è quella tempesta
    Che nel notturno abbaglio
    Ancora mi avvinceva poco fa
    Tra l'insonnia e le smanie,
    Balugina da un faro
    Verso cui va tranquillo
    Il vecchio capitano.

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