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Posts written by Sad Calipso

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    Questo disco non si può commentare, non si può recensire, non si può votare e non si può toccare...

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    Come darti torto...


    CITAZIONE (onorin@ @ 5/3/2016, 10:25) 


    Ma che schifo!

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    La scienza svela l'identità di Banksy

    Studiosi della Queen Mary University di Londra avrebbero identificato l'artista nel quarantaduenne Robin Gunningham, già "indiziato" di essere l'elusivo autore di murales. Usate tecniche matematiche simili a quelle applicate nelle indagini di polizia

    L'enigma Banksy sembra essere stato risolto.

    Ne sono convinti gli studiosi della Queen Mary University di Londra, secondo cui l'elusivo artista britannico, noto in tutto il mondo per i suoi graffiti, sarebbe al secolo Robin Gunningham, come già aveva ipotizzato il Mail on Sunday nel 2008, che aveva condotto una lunga e approfondita inchiesta per 'smascherare' la sua identità. In questo caso però ci sarebbe la prova 'scientifica' di quanto rivelato allora. Lo studio è stato pubblicato nell'ultimo numero della rivista Journal of Spatial Science. E' stata utilizzata una tecnologia di localizzazione geografica, mutuata da quelle utilizzate dalla polizia per ricercare i criminali, metodica che ha permesso di trovare una serie di corrispondenze fra i luoghi a Londra e Bristol dove sono apparse le opere attribuite al 'writer' e una serie di indirizzi associati a Gunningham. Si è partiti dall'analisi di oltre 140 luoghi in cui il graffitaro ha lasciato le sue opere. Gli studiosi hanno dunque creato una mappa con i cosiddetti "punti caldi", cioè i luoghi in cui Banksy si muove di frequente. Paragonando i dati ottenuti da questo "profilo geografico" con le informazioni pubbliche disponibili, hanno trovato che c'erano diverse compatibilità con gli spostamenti di Robin Gunningham. Secondo lo studio, Banksy si reca ripetutamente in un pub, un parco e un appartamento a Bristol, così come in tre residenze di Londra. "Sarei sorpreso se non fosse così - ha detto Steve Le Comber - la nostra analisi ha dato ulteriore sostegno a quanto già si diceva. Se si cercano su Google Banksy e Robin Gunningham si trovano 43.500 risultati". Secondo gli studiosi, la stessa tecnica potrebbe avere un importante utilizzo nell'anti-terrorismo, ad esempio per analizzare i luoghi frequentati da estremisti, come quelli in cui si distribuiscono volantini o fanno graffiti contro le autorità, in modo da individuare e 'seguire' in questo modo potenziali attentatori, sebbene tutto questo sollevi dubbi per quanto riguarda il rispetto della privacy.



    Slave Labour, ritrae un bambino che lavora, sui muri di Londra


    In passato erano state fatte molte ipotesi sull'identità dell'artista, si era detto che poteva essere una donna, o un collettivo formato da diversi 'writer' riuniti sotto lo stesso nome. O ancora che si trattasse di un certo Robin Banks, di estrazione operaia e con esperienze di lavoro in una macelleria. E invece l'università londinese conferma i risultati dell'inchiesta fatta dal Mail che aveva intervistato decine di persone in qualche modo legate a Banksy. Era emerso quindi il nome di Gunningham, che oggi avrebbe circa 42 anni, ed è stato educato da genitori middle class in una scuola privata di Bristol.



    La giungla di Calais ispirata a Les Misérables


    I conti sembrano tornare anche con i racconti della sua infanzia fatti dall'artista nel corso di alcune interviste anonime. Mettendo con difficoltà assieme i frammenti del mosaico il giornale aveva scoperto che verso il 2000 Banksy, al pari di Gunningham, aveva lasciato la nativa Bristol e si era trasferito a Londra dove una serie di murales realizzati di notte negli angoli più disparati della metropoli britannica gli hanno dato una fama eccezionale e lo hanno portato all'attenzione di collezionisti, pronti a pagare centinaia di migliaia di sterline per aggiudicarsi una sua creazione, gallerie e musei di tutto il mondo.
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    Money (That's What I Want)
    (1960 - Barret Strong)

    From: Money (That's What I Want) - Single





    VIDEO


    The best things in life are free
    But you can give then to the birds and bees
    I need money (that's what I want)
    That's what I want (that's what I want)
    That's what I want (that's what I want)
    That's what I want (that's what I want)

    Your love give me such a thrill
    But your love don't pay my bills
    I need money (that's what I want)
    That's what I want (that's what I want)
    That's what I want (that's what I want)
    That's what I want (that's what I want)

    Money don't get everything, it's true
    But what it don't get, I can't use
    I need money (that's what I want)
    That's what I want (that's what I want)
    That's what I want (that's what I want)
    That's what I want (that's what I want)

    Money (that's what I want)
    Lots of money (that's what I want)
    Whole lot of money (that's what I want)
    Aha (that's what I want)
    Aha ha ha ha ha(that's what I want)
    Whoa yeah (that's what I want)

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    Per rappresentare la natura morta? ^_^

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    Se il 1967 è stato un anno memorabile per il rock, il merito è anche di questo disco...

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    Il bambino e Obama, lo sguardo della speranza

    Clark Reynolds, 3 anni, afroamericano...

    Sta dietro a un cordone, stretto nella sua giacca scura, e tiene nelle mani i capi della cravatta regimental. Guarda in alto, fisso, mentre la mano del presidente degli Stati Uniti lo accarezza. La foto è stata scattata da Pete Souza, il fotografo ufficiale della Casa Bianca. In quello sguardo, ci spiega Janell Ross, del Washington Post c'è la rivoluzione cui forse ci siamo ormai assuefatti. Quella della speranza possibile, quella del cambiamento epocale rappresentato dal fatto che un bimbo di colore trovi di fronte a sé un uomo di colore, sappia che è lui, il presidente di tutti gli americani, e possa immaginare di prendere, un giorno, il suo posto. Quella rivoluzione non è compiuta. Ma nella mano di Obama, nei secondi spesi dal presidente per raddrizzare al bambino la cravatta, nella dedica sul libro preferito del bambino - «A Clark: sogna in grande!» - c'è anche «il passaggio dall'Obama del 2008 a quello del 2016: più vicino, più dolorosamente consapevole della limitatezza di ogni potere, anche del suo, di fronte alle sofferenze» (Pete Souza)

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    Australia, cittadina infestata da nuvole di erbaccia secca

    Si chiama "Hairy panic" l'ultimo fenomeno climatico che ha colpito la piccola cittadina di Wangaratta, in Australia. Una sottilissima erba secca creata dalla prolungata siccità estiva, mossa dal vento, ha invaso la piccola comunità nello stato australiano di Victoria, a duecentocinquanta chilometri da Melbourne, accumulandosi all'esterno delle case in soffici nuvole di erba infestante, che s'insinuano dappertutto. Si tratta di rotolacampo, o tumbleweed in inglese, e altro non è che una "palla" vegetale che sospinta dal vento, rotola lontano percorrendo anche grandissime distanze nei territori pianeggianti. Gli abitanti sono piuttosto abituati a questo fenomeno fastidioso, ma quest'anno c'è stata un'ondata senza precedenti che sta creando enormi disagi perché l'erba che la costituisce, l'hairy panic grass (conosciuto anche con il nome latino Panicum effusum) sta coprendo case, automobili e strade private, raggiungendo anche i due metri di altezza per tre metri di diametro, proprio a causa del clima estremamente asciutto di quest'ultimo periodo...













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    Le ceneri di Renato Bialetti nella sua Moka “con i baffi”

    Una Moka davanti all’altare, una di quelle con il classico «omino con i baffi» che dal Dopoguerra hanno fatto il giro del mondo. All’interno però non c’erano miscele di caffè, ma le ceneri di colui che quelle caffettiere le ha fatte conoscere in ogni angolo del pianeta. È con un gesto altamente simbolo che oggi pomeriggio a Casale Corte Cerro è stato celebrato il funerale di Renato Bialetti, una figura legata in modo indissolubile a quella della Moka. Proprio alla sua caricatura si rifà l’omino coi baffi, una geniale idea di marketing degli Anni 50, celebrata anche da Carosello. L’anziano imprenditore cusiano - 93 anni - era morto giovedì ad Ascona. Oggi è tornato per l’ultima volta nel suo paese d’origine, la frazione di Montebuglio del comune di Casale Corte Cerro, a pochi chilometri dalla città di Omegna dove la caffettiera è stata creata dal padre Alfonso e per decenni è stata prodotta. Sono stati i figli Alessandra, Antonella e Alfonso a decidere di collocare le ceneri del padre nella «sua» Moka. Poi la caffettiera con le ceneri di Bialetti è stata tumulata nella tomba di famiglia al cimitero di Omegna, collocata a fianco della moglie Elia. Il successo di Bialetti - conquistato a prezzo di grandi sacrifici personali - lo fece diventare un esempio per altri artigiani del lago d’Orta diventati poi a loro volta imprenditori. Una vita costellata da episodi quasi leggendari come l’incontro con il magnate greco Aristotele Onassis a Montecarlo, negli Anni Sessanta, che lui stesso amava raccontare. Da allora di caffettiere ne sono state costruite quasi 300 milioni di esemplari. Renato Bialetti è rimasto al comando della sua azienda sino al 1986 quando la cedette alla Faema che a sua volta alcuni anni fa l’ha ceduta alla famiglia Ranzoni di Brescia.



    La caffettiera con le ceneri di Renato Bialetti



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    Bbc: "Giovanni Paolo II e quelle lettere a una donna sposata"

    Centinaia di lettere, che raccontano del rapporto intenso fra Papa Giovanni Paolo II e una donna, sono state svelate dalla Bbc. Missive che, si legge, raccontano dell«intensa amicizia» fra i due, durata oltre trent' anni. La donna in questione è Anna Teresa Tymieniecka, filosofa americana di origini polacche. «Non c’è evidenza che il Pontefice abbia violato il voto di castità» si legge sul sito inglese, che racconta il contenuto di quelle lettere (al centro di un documentario in onda il 15 febbraio). L’amicizia fra i due sarebbe iniziata nel 1973, prima dell’elezione di Karol Wojtyla al soglio pontificio. È lei a contattarlo per un libro di filosofia scritto dal futuro Papa. Una corrispondenza che si fa sempre più intensa, i due lavorano insieme per una revisione di uno dei testi scritti da Wojtyla, «Persona e atto». E si incontrano numerose volte, come dimostrano gli scatti mostrati dall’emittente inglese. Lui la descrive come «un dono di Dio». Le lettere rivelano come l’allora Cardinale regalò alla filosofa uno scapolare della Madonna del Carmine (una striscia di stoffa che viene portata intorno alle spalle). «Già lo scorso anno cercavo un modo per dare un senso alle parole “ti appartengo” - scrive Karol Wojtyła un lontano 10 settembre 1976 - E così, finalmente, prima di lasciare la Polonia, l’ho trovato. Uno scapolare. Rappresenta la dimensione del fatto che ti accetto e ti sento in ogni tipo di situazione, quando sei vicina, quando sei lontana». L’emittente inglese non ha avuto accesso alle missive di Anna Teresa Tymienkiecka. Copie di quelle lettere sarebbero - si legge sulla Bbc - state cedute alla biblioteca nazionale polacca sei anni prima della morte della donna, avvenuta nel 2014. Anna Teresa Tymieniecka, scrive il sito inglese, avrebbe mostrato i suoi «intensi sentimenti» per l’allora Cardinale che invece avrebbe cercato di dare una direzione più amichevole al loro rapporto. Sempre nel 1976 il futuro Pontefice scrive: «Mia cara Teresa, ho ricevuto tutte e tre le tue lettere. Mi scrivi di sentirti “a pezzi” ma io non so rispondere alle tue parole». Anche una volta diventato Papa, Karol Wojtyła scrive: «Ti manderò subito una lettera dopo l’evento, in modo che la corrispondenza possa così continuare».



    In questa foto del 1978 Karol Woytjla e Anna Teresa Tymieniecka in campeggio (Bbc)

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    Hendrix-Händel. A Londra un museo per due

    Hendrix assieme a Händel. Il barocco e il rock iniettato di blues. La musica di corte assieme a Woodstock...

    E' l'ultima proposta culturale-turistica per allettare e accrescere le decine di milioni di turisti che affollano Londra, oltre alla popolazione locale: un museo per due artisti geniali, diversi in tutto ma ugualmente rivoluzionari, che hanno vissuto, seppure a 250 anni di distanza, in due appartamenti limitrofi, nel cuore della città. Un tempio della cultura trasversale, che mette fianco a fianco la musica alta e quella cosiddetta popolare come solo può accadere nel Paese dei Beatles e degli Stones, degli Zeppelin e dei Pink Floyd (and counting...). La nuova Jimi Hendrix Experience si potrà vivere dal 10 febbraio. Da allora sarà possibile visitare l'appartamento che il grande chitarrista di Seattle occupò per la gran parte del suo periodo al di qua dell'Atlantico, specificamente tra il 1968 e il 1969, forse la stagione del suo massimo splendore creativo. L'appartamento, che è collocato nella centralissima Brook Street, a metà strada tra le stazioni del Tube di Bond Street e di Oxford Circus, è stato "ricreato" com'era nel periodo in cui Jimi vi abitò con la sua compagna britannica, Kathy Etchingham, che ha contribuito alla ricostruzione, portata a termine grazie all'utilizzo di immagini d'epoca.


    All'origine della stessa (ri)conversione di quello che si presentava ormai come una dei tanti edifici residenziali della City, c'è però una coincidenza perlomeno curiosa. La casa dove Hendrix ha probabilmente dato alla luce le sue opere migliori, quella dove concedeva le interviste steso sul letto, è direttamente confinante con l'altra, che è già un museo, dal 2001. L'oggetto di quella celebrazione è appunto Georg Friedrich Händel, il grandissimo tedesco diventato musicista di corte a Londra, quando sul trono britannico sedette re Giorgio I, il capostipite della dinastia - tedesca - degli Hannover. Ma non è tutto. Potrà infatti destare sorpresa sapere che, tra i reperti che gli amanti dell'autore di Wodoo Child troveranno all'interno dell'appartamento, ci sono anche alcuni dischi del compositore barocco: Jimi li acquistò letteralmente al negozio all'angolo, non appena scoprì di quel casuale "vicino" passato di lì 210-250 anni prima. Tanto che alcuni critici sono convinti di aver trovato tracce dei Reali Fuochi d'Artificio e della Musica sull'Acqua nei riff dell'icona del rock. Non mancheranno - è ovvio - articoli più consoni al repertorio di Hendrix, dalle chitarre (in particolare un'acustica Ephiphone FT79) ai "pedali" che utilizzava per distorcere il suono, dagli stessi vinili di autori più o meno coevi come i Birds o Johnny Lee Hooker a imprevisti oggetti da usare del tempo libero, come un Monopoli. D'altra parte, quella fu l'unica vera dimora di Jimi, che, quando vi si installò, con Kathy, nel 1968, aveva soltanto 25 anni ed era ancora fresco di fama mondiale: lui stesso, quando firmò un contatto da 30 sterline a settimana, commentò che quella era la prima casa dove viveva in proprio. E dati anche i successivi due anni trascorsi in giro per il mondo, con finale tragico (a Londra) nel settembre del 1970, c'è da dubitare che in qualche altro angolo del globo possa mai esistere un secondo memorial dedicato al musicista afroamericano. Handel & Hendrix in London nasce appunto come estensione della struttura dedicata al compositore del Settecento. Le sontuose stanze georgiane dell'appartamento che il musicista occupò per quasi 40 anni prima di morirvi, nel 1759, erano già state rimesse in ordine da tempo: e se il museo esiste dal 2001, la targa commemorativa era presente sin dagli anni Cinquanta. La citazione del passaggio di Hendrix è affissa sui muri dal 1997, ma la dimora londinese dell'artista è sufficientemente nota perché sotto il 23 di Brook Street si formino piccole folle di fan. Da lì, l'idea della proprietà del museo dedicato al grande tedesco (situato al numero civico 25) di ricreare l'ambiente caro al chitarrista che ha cambiato la storia del rock, in modo per quanto possibile simile all'originale. Ci sono voluti 2,4 milioni di sterline e due anni di lavoro per ripristinare l'habitat del musicista e per "unificare" in qualche modo i due musei: metà dei fondi sono stati raccolti dall'Händel stesso, l'altra è arrivata dalla beneficenza raccolta dall'Heritage Fund. Dall'11 febbraio, londinesi di casa e di passaggio potranno vedere i due musei separatamente o insieme. Ci si può già prenotare, nel sito stesso dell'Handel & Hendrix in London, anche per la rinata casa del grande Jimi Hendrix.





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    Intensissimo e vibrante, non concede soste...da avere assolutamente!

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    Who'll Stop The Rain rimane troppo bella e immortale per non issarla agli apici di questo disco...

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    Morto Edgar Mitchell, sesto uomo sulla Luna: le foto della missione Apollo 14

    Edgar Mitchell, astronauta della missione Apollo 14, è morto a Palm Beach, in Florida, all'età di ottantacinque anni. Edgar Mitchell, originario del Texas, è stato il sesto uomo a camminare sulla superficie lunare. Era il 1971 quando con Alan Shepard Jr. e Stuart Roosa, nell'ambito dell'ottava missione con equipaggio da parte degli Stati Uniti, Mitchell atterrava sulla luna. All'epoca era il pilota del modulo lunare. La missione durò nove giorni. L'anno prima, il presidente Richard Nixon lo aveva insignito della 'Presidential Medal of Freedom'. Nel 2011, invece, il governo degli Stati Uniti gli fece causa accusandolo di aver messo all'asta una macchina fotografica usata per la missione Apollo 14. Edgar Mitchell sostenne che era un dono della Nasa per il completamento della missione ma alla fine fu costretto a riconsegnarla al governo americano. - [VIDEO] - La passeggiata sulla Luna



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    "La zattera di Lampedusa": omaggio ai migranti nel museo sottomarino

    Appoggiata sulla sabbia del fondale di Lanzarote c'è la "Zattera di Lampedusa", la scultura che raffigura un gommone con a bordo alcuni migranti, rivisitazione del celebre dipinto dell'artista francese Théodore Géricault del 1819 "La zattera di Medusa", capolavoro che raffigura uno storico naufragio avvenuto proprio nell'Atlantico. È una delle opere di Jason deCaires Taylor immerse al largo delle Canarie. Oltre a questo gruppo dalla forte correlazione emotiva e simbolica con il dramma dei profughi che trovano la propria tomba nel tratto di mare che li separa dall'Europa, deCaires Taylor ha plasmato diverse altre sculture per quello che è diventato il "Museo Atlantico". Una galleria di personaggi dai tratti netti e drammatici con i quali l'artista ha rappresentato l'allegoria di alcuni aspetti della contemporaneità: due persone senza volto intente a scattarsi un selfie sono solo uno degli esempi della lama impietosa con la quale analizza, per esempio, il ruolo della tecnologia ai nostri giorni. Una folla di "attori" muti e pietrificati sovrastati da 15 metri d'acqua e circondati da un silenzio di profonda solitudine. Oltre a integrarsi perfettamente con nell'ecosistema e a ospitare, con il tempo, la vita sottomarina, è un modello scelto con un fine artistico preciso, che di volta in volta assume significati diversi come per i cavalieri del Tamigi o la donna Atlante alle Bahamas. Una gigantessa che sostiene, simbolicamente, da sola tutto il peso dell'oceano a raffigurare la sofferenza del pianeta e un monito ad agire contro il processo di innalzamento dei mari e i cambiamenti climatici causati dall'attività umana. - (Opera e foto di Jason deCaires Taylor)





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