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Posts written by Sad Calipso

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    L'apice del genio di Minneapolis...un'opera magistrale che attraversa tutta la black music...

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    Una porta spalancata sugli anni '80 e sul futuro della musica negli anni a venire...

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    Kyoto Song è splendida nel suo divino svelarsi cupo e rassicurante...

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    E' indescrivibile come si insinua questo album dentro l'animo ...

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    A me i Cure piacciono in ogni veste, anche in questa versione più pop...

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    Idem


    CITAZIONE (Lottovolante @ 19/12/2015, 11:07) 


    Capolavoro...

    Lo ascolto assiduamente da una vita e non riesce mai a stancarmi...

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    Un album compatto, deciso, senza compromessi, freddo e al contempo emozionante, profondo ed angosciante...

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    Il perfetto ponte tra la new wave ed il dark...

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    Album spesso ingiustamente oscurato dalla freschezza del debutto, dai singoli del precedente "Seventeen seconds" e dalla magnificenza del successivo capolavoro assoluto "Pornography"...eppure "Faith" è l'album che mi permise di innamorarmi dei Cure, il primo dei tanti che acquistai molti anni fa...

    "Doubt" e "Drowning man" credo siano due delle più belle e influenti canzoni d'amore mai scritte, benché siano in ottica goth...

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    Bolivia, allarme siccità e inquinamento: sparisce il lago Poopò

    Dopo il Titicaca, il Lago Poopò (Oruro), è il più grande del Paese ma è completamente prosciugato. Senz’acqua sono morti milioni di animali e gli abitanti delle zone circostanti, che dipendevano dal lago per la propria sopravvivenza, sono stati costretti a emigrare. Tra le cause non ci sono solo la siccità e il cambiamento climatico ma anche l'inquinamento minerario e l'uso delle acque degli affluenti per l'irrigazione delle terre dei Paesi confinanti

















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    Quando si dice, una scelta conseguenziale...

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    Ma per portarlo fin lì hanno usato la portaerei "George W. H. Bush"?

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    Il mistero della band nordcoreana delle «Moranbong»: «Ripartite all’improvviso da Pechino»

    La Corea del Nord è la patria dei misteri. Ma questo è uno dei più strani, al momento. A Pechino era arrivata giovedì la band femminile delle «Moranbong» nordcoreane, inviata in Cina per rinsaldare i rapporti di amicizia dopo un lungo gelo diplomatico. In cartellone una serie di concerti. Però sabato, a poche ore dal primo concerto nel grande Teatro Nazionale, le belle artiste sono apparentemente scomparse. Esibizione annullata. E nel silenzio ufficiale, all’ora di pranzo il complesso musicale sarebbe stato avvistato all’aeroporto in attesa del primo volo per Pyongyang (partito verso le 16 ora locale con tre ore di ritardo). I primi a raccogliere la voce sono stati i corrispondenti dell’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap. Al Teatro Nazionale di Pechino grande imbarazzo. I concerti si sarebbero dovuti tenere a porte chiuse, con pubblico selezionato e biglietti assegnati dal Dipartimento cinese per le relazioni culturali. Nessun occidentale accettato, richieste dei giornalisti stranieri cortesemente ma fermamente rifiutate (compresa quella del Corriere). Fonti del teatro hanno ammesso che il clima era di massima segretezza: neanche al personale di servizio nella struttura era stato permesso di assistere alle prove. Poi l’avviso: concerti annullati. Perché sarebbero «fuggite» le Moranbong? Uno sgarbo? E da parte di chi?


    Diplomazia musicale

    L’invio della band era stato definito un fatto diplomatico importante: alla stazione di Pyongyang erano state accompagnate dal segretario del Partito dei lavoratori nordcoreano e dall’ambasciatore cinese. E la stampa di Pechino aveva scritto editoriali sulle relazioni politiche con il regime di Kim Jong-un osservando che la presenza delle ragazze rappresentava un segnale di distensione. Da quando è diventato presidente tre anni fa, il presidente cinese Xi Jinping non ha mai incontrato il leader nordcoreano Kim Jong-un, che continua a giocare pericolosamente con l’arma nucleare e ora afferma di avere anche la Bomba all’idrogeno (tra lo scetticismo degli analisti occidentali). Le «Moranbong» erano scomparse per un paio di mesi l’estate scorsa, facendo pensare che fossero state epurate. Invece erano tornate alla ribalta a settembre in un concerto a Pyongyang con ospiti cubani. Cantavano «Noi sogniamo il Maresciallo, giorno e notte» (Kim Jong-un). La band di dieci ragazze è stata costituita per contrastare l’idolo made in Seoul Psy e il Gangnam Style. Si chiamano Moranbong dal nome di un quartiere di Pyongyang, come Gangnam è un distretto alla moda della capitale sudcoreana. Ma Moranbong è carico di storia: il Grande Leader Kim Il-sung, nonno di Kim Jong-un e fondatore della dinastia, ci tenne il suo primo comizio. «Sono sublimi», ha scritto l’agenzia di notizie nordcoreana. Nel loro repertorio My Way di Sinatra, il tema di Rocky e versioni pop di canzoni del regime come «Il nostro Caro Leader» e «Prosperiamo, è l’era del partito dei lavoratori». Si sono esibite anche alla grande festa per il lancio del missile a lungo raggio che nel 2013 aprì un’altra crisi internazionale. Però, secondo i critici indipendenti, cantare e suonare in dieci, senza un direttore d’orchestra, significa aver lavorato duro. E forse sono un segnale di svecchiamento del sistema. Peccato non averle potute vedere e ascoltare di persona a Pechino.

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    Iraq, i quattro monaci che resistono ai jihadisti

    Nel Kurdistan iracheno, a una trentina di chilometri da Mosul dominata dallo Stato Islamico, il monastero di Mar Mattai resiste. La zona è ormai disabitata, tutti sono scappati per salvarsi dall’arrivo degli uomini dell’Isis, ma quattro monaci restano e si rivolgono al Papa. Lo fanno tramite il filosofo francese, e collaboratore di questo giornale, Bernard-Henri Lévy, che poche settimane fa ha viaggiato nel Kurdistan e ha fatto visita al monastero. Mercoledì 9 dicembre Lévy era in Vaticano. «Ho trasmesso a Sua Santità l’appello di soccorso che mi hanno affidato i monaci - dice -. Ho consegnato al Papa le foto di Mar Mattai, immagini che documentano una situazione di sgomento assoluto. Gli ho spiegato che “queste persone possono essere i prossimi monaci di Tibhirine”», i sacerdoti uccisi dal Gia algerino nel 1996. «Ho riferito al Pontefice che i quattro monaci di Mar Mattai resteranno finché ci sarà anche un solo cristiano d’Oriente nella pianura di Ninive - continua Lévy -. “Sono gli ultimi christianorum e lei è la loro ultima speranza”, ho detto a Papa Francesco. Per loro è importante che il Pontefice conosca questo atto di resistenza spirituale contro i barbari».

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    Tutto sembra fuorchè un Banksy...

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