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    Andrea+del+Sarto+2

    Andrea d'Agnolo
    detto ANDREA DEL SARTO
    Madonna delle arpie
    1517
    Olio su tavola
    207X178cm
    Firmata e datata sul piedistallo
    "AND.SAR.FLO.FAB/
    AD SUMM. REG[I]NA TRONO
    DEFERTUR IN ALTV. MDXVII"
    Galleria degli Uffizi - Firenze






    Nel 1704 l'affare fu concluso: dopo molte insistenze da parte del "Grande Principe" Ferdinando dè Medici in cambio della splendida tavola "fra le cose d'Andrea di singolare e veramente trara bellezza" ( Vasari, 1550 ), le religiose ottennero il denaro sufficiente a restaurare la loro chiesa e commissionare un'altra opera.

    Il dipinto fu eseguito per le suore del terz'ordine francescano del monastero fiorentino di San Francesco dè Macci da Andrea del Sartoa partire dal 1513, quando il pittore "senza errori" si impegnò ad eseguire la pala in un solo anno di tempo per quaranta fiorni d'oro larghi.

    Andrea del Sarto non rispettò i tempi, come resta a testimoniare la data apposta sul quadro, e non rispettò neppure il tema richiesto dalle suore. Le religiose volevano una tavola con la Madonna col Bambino incoronata da due angeli, con ai lati San Giovanni Evangelista e San Bonaventura.

    Andrea del Sarto invece dipinse una Madonna col Bambino senza corona e invece di San Bonaventura raffigurò San Francesco, che compare a sinistra della Vergine.

    Quest'ultima è rappresentata in piedi sul basamento che agli angoli presenta bizzare figure che fino a qualche decennio fa erano riconosciute come "arpie", mostri da cui venne la denominazione della pala.

    Di recente invece Antonio Natali (1984), ha proposto di riconoscere alla base del programma sviluppato nell'opera, l'"Apocalisse", di San Giovanni Evangelista, rappresentato a destra della Madonna.

    In base a questa lettura, le arpie del basamento, sarebbero riconoscibili non più come mostri mitologici, o come sfingi, come sono state identificate in passato, ma come le cavallette descritte nel libro biblico mentre escono in mezzo al fumo dal pozzo dell'abisso per tormentare gli uomini... ( Mar L8v )







    Edited by Milea - 25/4/2014, 10:25
  2. .


    derbyq

    WRIGHT of DERBY Joseph
    An experiment on a bird in the air pump
    1768
    Olio su tela
    183X244cm
    National Gallery - London







    Il Settecento è il secolo dell'Illuminismo e delle invenzioni, della scienza e della curiosità verso il mondo e i suoi fenomeni naturali. Un simile fervore non poteva che coinvolgere anche la pittura che, come sempre, diventa fedele specchio della mentalità del tempo. Wright of Derby è uno degli artisti inglesi più curiosi delle novità.
    Nei primi anni sessanta del secolo era stato a Napoli, dove aveva dipinto numerose eruzioni vulcaniche, affascinato dalla forza e dalla potenza della natura.

    In questo caso dipinge un crudele esperimento che era talmente consueto nell'Inghilterra del XVIII secolo da diventare quasi uno spettacolo. Un uccello è rinchiuso in una fiasca di vetro, collegata ad una pompa che ne estrae lentamente l'aria. L'obiettivo è quello di creare il vuoto nel recipiente, raggiunto solo quando l'uccello, privato dell'aria, sarà morto.

    La grandezza dell'artista non risiede tanto nella perfetta riproduzione del marchingegno, quanto nel rappresentare la reazione che esso suscita in chi assiste all'esperimento, offrendo contestualmente un inedito spunto per mediare sul senso della vita, sulla crudeltà ma anche sull'inevitabilità della morte, simboleggiata dal teschio posto sul tavolo davanti alla candela.

    L'artista volutamente non ci spiega se l'animale morirà o no, generando una certa suspense emotiva che coinvolge gli spettatori: alcuni giovani mostrano interesse, due bambini sono visibilmente spaventati, mentre un filosofo osserva meditabondo ( a conferma dell'intento moraleggiante della scena ).
    All'analisi espressiva si accompagna una ricerca luministica molto attenta, nella volontà di ricreare gli effetti della luce artificiale di una candela, essa stessa simbolo della caducità della vita. Riprendendo un motivo caro alla pittura del Medioevo, l'artista raffigura anche due giovani innamorati, gli unici che ignorano l'esperimento...

    ...e la triste sorte della vita...
    ( Mar L8v )





    Edited by Milea - 22/7/2014, 12:51
  3. .


    petronella

    DORTMAN Petronella
    Doll's house
    1675 circa
    Varie qualità di legno,
    madreperla, latta,
    vetro, marmo, carta,
    rame, pietra, seta, velluto
    255X189,5X78cm
    Rijksmuseeum - Amsterdam







    E' raro che sopravvivano esempi così intatti di case di bambola. Nel Seicento e soprattutto nel Settecento, tali manufatti non erano destinati al gioco dei bambini ma erano veri e propri divertimenti per adulti, oggetti da collezione riservati alle donne. In occasione di visite importanti, il marito apriva gli armadi e gli stipi ove era contenuta la collezione di medaglie e di tabacchiere, mentre la moglie presentava alle donne la sua casa di bambole.
    Non dobbiamo pensare a questa pratica come uno sciocco vezzo...la presentazione poteva durare ore intere, in particolare perchè queste case erano spesso fornite di congegni per far scorrere l'acqua o per animare le bambole.
    Questa abitudine è una spia sul ruolo della donna nella società dell'epoca; a lei era riservata esclusivamente l'economia domestica; persino negli "hobbies" la casa doveva essere il suo unico ambito di espressione, lontano dai libri e dall'arte.

    Petronella sposò Johannes Brandt, ricco negoziante di seta di Amsterdam. Le iniziali dei loro cognomi, B e D, sono state impresse sul lato del mobile e sulle piccole pareti della casa ( sopra la sala d'ingresso e sul baldacchino del letto ). Gli interni sono stati arredati con grande scrupolo, e affidati ad artisti di chiara fama come Johannes Voorhout, che dipinse sul camino una scena biblica ( Cristo che chiama a sè i bambini ); questo soggetto ha fatto pensare che Petronella avesse voluto ricordare la morte di un figlioletto. Il salotto con la tappezzeria è una vera rarità, poichè non rimangono esempi di tal genere nelle case vere e proprie.

    Petronella deve avere speso per "La casa di bambola" all'epoca una cifra tra i 20.000 e i 30.000 fiorini, con la quale si sarebbe potuto acquistare un'abitazione vera...
    ( Mar L8v )


    Edited by Milea - 17/7/2014, 17:54
  4. .


    geographer

    VERMEER Jan, The Geographer
    Olio su tela, 53x46,6 cm. (1668-1669 circa)
    Stadelsches Kunstinstitut
    und Stadtische Galerie - Frankfurt
    Iscrizioni apocrife "Meer" e "I.Ver Meer MDCLXVIII"







    Come per "L'astronomo", di cui costituiva probabilmente il pendant, si suppone che per "Il geografo" l'esistenza di un colto committente: secondo alcuni i quadri sono in relazione con Anthonij van Leeuwenhoeck, scienziato di Delft celebre per le sue ricerche al microscopio. Lo studioso, coetaneo di Vermeer, si dilettava anche di astronomia e nel 1669, poco dopo la stesura dei due dipinti, sostenne un esame di topografia.

    La scena è simile a quella dipinta nel geografo: il protagonista è raffigurato all'interno della stessa stanza luminosa, arredata con un tavolo e un armadio. Attorno sono negligentemente disposti le mappe e i libri che utilizza per il suo studio: altri volumi si trovano sopra l'armadio, dove compare un mappamondo. Il geografo è chino sul tavolo e tiene nella mano destra un compasso; sembra che abbia appena alzato lo sguardo dalle sue carte per rivolgerlo verso la finestra.

    Si è supposto che "L'astronomo" e "Il geografo" nascondano un significato simbolico; l'interpretazione si basa sostanzialmente sul fatto che dei due, uno si occupa di cose celesti e l'altro di cose terrene. La loro attitudine sembra di fiduciosa ricerca; il primo tocca la sfera celeste e il secondo guarda verso la luce e il mondo reale...

    A un'interpretazione in chiave teologica, dell' "astronomo" contribuisce anche la presenza sullo sfondo di un quadro di tema biblico, il "Ritrovamento di Mosè": questo soggetto può essere associato al motivo della Divina Provvidenza che guida il destino degli uomini.
    La composizione di questo dipinto presenta alcuni caratteri stilistici interessanti: l'atmosfera non è più quella quieta e meditativa degli anni attorno al 1665, ma risente del dinamismo e dell'azione concentrati nella figura.
    Così la luce si proietta sulla parete con ombre articolate e la veste del geografo ha pieghe nette e contrastate...





    vermeerastro

    VERMEER Jan
    The Astronomer
    1668
    Olio su tela
    50X45cm
    Musèe du Louvre - Paris
    Firmato e datato "IVMeer MDCLXVIII"






    Le prime notizie relative a questo dipinto risalgono al Settecento; fino alla fine del secolo circolò sul mercato unitamente a quello che a ogni buon conto ( come ho scritto sopra ) sembra essere il suo pendant, "Il geografo".
    Entrambi i quadri hanno protagonisti maschili, fatto unico nell'opera di Vermeer: si tratta di due scienziati, raffigurati con precisione tra gli strumenti delle loro attività. Queste caratteristiche insolite in un pittore che amava dipingere figure femminili occupate in semplici attività quotidiane, fanno presumere l'esistenza di un committente specificatamente interessato a queste tematiche ( e Mi ripeto ancora...).
    Si è anche supposto che possa trattarsi di due ritratti della stessa persona, da ricercare tra gli intellettuali olandesi del tempo. Si parla anche che il celebre scienziato, già citato, Anthonij van Leeuwenhoeck, fosse legato al pittore da un rapporto di amicizia assai suggestivo ma non suffragato da documenti certi.

    La scena è costruita secondo le modalità tipiche dei ritratti di intellettuali. L'astronomo è raffigurato all'interno del suo studio e attorno a lui sono disposti gli strumenti di cui si serve: libri, un grafico, un astrolabio e un compasso. Lo studioso siede a un tavolo, su cui poggia un globo celeste che riproduce con straordinaria fedeltà quello disegnato da Jodocus Hondius nel 1600. Nella scena, il protagonista si alza dalla sedia e fa ruotare la sfera, come per controllare o cercare qualcosa. Questo gesto immediato e naturale conferisce all'opera la stessa qualità narrativa di "Fantesca che porge una lettera alla signora" ( Ci arriveremo...). Gli eventuali significati simbolici prospettati dalla critica si chiariscono meglio se analizzati alla luce della reazione con "Il geografo".

    Dopo "La mezzana" del 1656, questo è l'unico altro quadro datato della produzione certa di Vermeer, benchè l'autenticità dell'iscrizione che compare sull'armadio sia stata messa in dubbio. "L'astronomo" rimane comuque un punto di riferimento fondamentale per ricostruire l'evoluzione stilistica dell'artista. ( Mar L8v )







    Edited by Milea - 23/5/2014, 20:58
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